Quei legni intagliati, diversi per forma e misura, e anche per materia ed epoca di produzione, vengono usati non più come strumenti per lasciare sulla pagina l’impronta di lettere o altri segni, ma per costruire dei lavori tridimensionali; sono opere che non presentano parole e immagini stampate, quanto parole e immagini fisicamente reali, da toccare, oltre che da vedere.
Come scrive Elena Pontiggia nell’introduzione al catalogo: “La scrittura di Milani, i suoi Poetari, non compongono un catalogo razionale o una schedatura scolastica, ma sono semmai il luogo dell'enigma, non perché svelano il mistero, ma perché rivelano che il mistero esiste. Lettere e segni sono raccolti in andamenti ortogonali, entro quadrati e rettangoli, in spazi ritmici e musicali, ma non si leggono ordinatamente e giudiziosamente. Provate a leggerli: non ci riuscirete, perché sono ermetici come le foglie della Sibilla. Sono un’enciclopedia di Babele, cioè dell’incomprensione”.