La Fondazione Achille Castiglioni inaugura oggi la mostra Fa balà i man. E ha annunciato lo sfratto dallo studio di Piazza Castello. “Achille non avrebbe fatto una piega”

Alcuni luoghi sono eterni, come lo studio di Achille Castiglioni in piazza Castello.

Oggi una Fondazione, ma soprattutto un posto dove andare a respirare l’aria leggera, curiosa e ironica del maestro. E poi invece c’è la vita, che cambia sempre le carte in tavola. E accade che la Fondazione Castiglioni riceva lo sfratto.

Un po’ come chiedere al Duomo di Milano di farsi più in là per sopravvenute esigenze, dal punto di vista degli amanti del design.

Lo sfratto non è una tragedia

Giovanna Castiglioni lo ha annunciato durante l'inaugurazione di Fa balà i man, la mostra curata da Marco Marzini sul tema del prendere, afferrare, girare nei progetti di Castiglioni.

Dopo sessant’anni, di cui venti di Fondazione, lo studio di Achille deve traslocare. Ci si piò immaginare che rimanga una spece di buco nero dopo aver svuotato i duecento metri di piazza Castello.

E invece: “Non è una tragedia”, commenta Giovanna Castiglioni. “Ad Achille non avrebbe spostato una virgola, anzi. Si sarebbe rimboccato le maniche e avrebbe cercato con entusiasmo uno di quei posti che gli piacevano tanto: una vecchia fabbrica, un’officina”.

Istituzioni e Soprintendenza cercano soluzioni

Difficile del resto che i Maestri del design si preoccupassero troppo del futuro o del passato. Achille Castiglioni viveva un eterno presente da bambino curioso e ironico.

“Non ha chiesto a nessuno dei suoi eredi di occuparsi dell'archivio, dello studio, di proteggere o conservare la sua memoria. Era un uomo così: dava per scontato che il 'dopo' non lo riguardasse”.

Infatti la Fondazione Castiglioni nasce soprattutto per volontà della moglie Irma.

“Lo sfratto ci mette davanti a un problema, è vero. Siamo in contatto con le istituzioni, la Soprintendenza artistica e archivistica. Ma non abbiamo ancora risposte definitive.

Nel frattempo cominciamo a cercare un nuovo spazio, possibilmente più grande, per l’archivio e per la nostra community”. Non ci si può augurare che nel caso di un vero addio allo studio, sia in grande stile, creativo, ironico e un pochino rituale, alla Castiglioni.

Intanto ci concentriamo su Fa balà i man

Fa balà i man quindi potrebbe essere l'ultima mostra in piazza Castello.

“Tra tutti gli oggetti progettati dai Castiglioni ho scelto di approfondire quelli che presentavano maggior interazione tra la forma e la mano, l’uso e il gesto. Una sfida che ha trovato il proprio ossigeno all’interno della relazione forma-funzione, presupposto fondamentale nel
lavoro dei Castiglioni,” spiega il curatore Marco Marzini.

Gli oggetti devono fare compagnia”, diceva Achille, una chiara sintesi di umanizzazione dell’inanimato che si deve quindi dotare di un’estensione 'familiare' alla mano umana.

Così sugli oggetti nascono maniglie, pomoli, incavi, pomellini, manicotti rotanti, elementi che favoriscono la presa.

Sono oggetti che tendono la mano all’utilizzatore, sono lì per essere usati, consumati, vivere nella nostra vita.