Da cosa nasce cosa: tradotto in termini progettuali, qualsiasi oggetto può ispirarne un altro.
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Lavorare per analogie è un processo tipico del design che è diventato improvvisamente di attualità perché assomiglia molto a quello che usa l’Intelligenza Artificiale quando connette dati per generare immagini.
Con un’enorme differenza: i risultati dell’AI sono perfetti nella forma, velocissimi nell’esecuzione ma necessariamente – poiché traggono le informazioni da dataset generalisti - prevedibili, omologati, privi di quei cortocircuiti inaspettati tipicamente umani che trasformano un concept standard in un’idea memorabile.
Di questo scarto si è occupata una mostra al Fuorisalone (recentemente riproposta alla London Design Week): The Blond Laboratory. Ce la siamo fatta raccontare da Blond, lo studio di strategic design che l’ha curata, fondato da James Melia.
Sfidare l’AI sul tema della creatività. Perché?
Blond: “Sebbene l'AI sia uno strumento prezioso per l'efficienza progettuale, non dovrebbe sostituire l'ispirazione genuina e tangibile. AI serve ai designer per migliorare il processo di progettazione, ma mettiamo in guardia dal fare affidamento esclusivamente su di essa per l'ispirazione (cosa che purtroppo accade sempre più frequentemente a tutti i livelli), poiché questo potrebbe portare a rivedere il già visto o a realizzazioni poco pratiche. Inoltre, questo modus operandi accelerato rimuove molti passaggi vitali, per citarne alcuni: sostenibilità, clima culturale o tematiche relative alla produzione e ai materiali”.
Perché è importante parlare di queste tematiche ora?
Blond: “Le nostre preoccupazioni ruotano attorno alla tendenza diffusa a trarre ispirazione dallo stesso bacino online (non solo AI ma anche Internet in generale), soffocando l'originalità. I progettisti dovrebbero plasmare il futuro in modo responsabile, considerando sia le esigenze umane sia il panorama tecnologico in evoluzione. Guardare indietro agli oggetti storici fisici ci aiuta a garantire che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, imparando dal passato per creare un futuro migliore”.
Di cosa trattava The Blond Laboratory?
Blond: “È una mostra collettiva con 7 designer (la lista è disponibile sotto, ndr) ognuno dei quali ha ricevuto un oggetto – cose in disuso trovate in soffitte o negozi dell’usato – a cui ispirarsi per crearne uno nuovo”.
Perché avete scelto oggetti in disuso?
Blond: “Gli oggetti che non sono più in produzione spesso utilizzano vecchi processi di fabbricazione e materiali limitati, tutti con caratteristiche diverse, innescando idee uniche che vanno oltre i prodotti convenzionali e prodotti in serie che vediamo ogni giorno. Sono di fatto strumenti per pensare e hanno incoraggiato i designer a trarre ispirazione da materiali, processi, forme, funzioni meno familiari, il che ha portato a interpretazioni e risultati diversi”.
Perché i designer, da sempre, procedono per analogie?
Blond: “Abbiamo un gruppo, Blond Artefact, che esiste con il solo scopo di raccogliere una gamma di oggetti che possono ispirarci in molti modi; che si tratti di forma, funzione, processo di fabbricazione, colore o consistenza; e di stimolare pensieri e conversazioni.
Il tipo di cortocircuiti che si creano sono sempre interessanti. L'oggetto che ha ispirato la lampada disegnata da James Melia è stato un cestino di legno vintage, realizzato intrecciando una corda attraverso fogli di legno piatti che ne forniscono l'integrità strutturale. In questo caso, l'analogia stava celebrando la costruzione dell’oggetto e non aveva nulla a che vedere con la forma”.
A chi interessa il racconto dei processi creativi del design oggi?
Blond: “Illustrare il processo dà spazio a un livello di vulnerabilità e realismo in un mondo in cui il risultato finale formale è diventato l'unica attrazione o attenzione. Quindi è importante e interessa ai designer ma anche a un pubblico più allargato: quello che coglie il senso di questa problematica – cioè la tendenza all’omologazione nella contemporaneità – a prescindere dalla sua professione”.
I designer coinvolti in The Blond Laboratory sono: Form Us With Love (FUWL, Svezia), Hirotaka Tako (Sony), James Melia (BLOND, Regno Unito), John Tree (John Tree, Regno Unito), Jon Marshall (Pentagram, Regno Unito), Julie Richoz (Julie Richoz Studio, Francia), Maddalena Casadei (Maddalena Casadei Studio, Italia).