La materia e i colori stimolano nuove suggestioni
Nelle sale successive si alternano materiali e colori, ancora una volta, a cui siamo poco abituati o comunque utilizzati da Kapoor fuori contesto.
Il risultato è sempre quello di farci fare un passo oltre il consueto, facendoci perdere anche, per un attimo, il senso di comfort. Ci sono, per esempio, gli stimoli dati dall’uso del Vantablack, un materiale altamente innovativo capace di assorbire più del 99,9% della luce visibile e che trasforma i volumi tridimensionali mettendo in discussione l'idea stessa di oggetto fisico e tangibile: Kapoor ci spinge, così, a interrogarci sulla nozione stessa dell’essere, proponendo una riflessione non solo sull’oggettualità ma sull'immaterialità che permea il nostro mondo.
La tradizionale nozione di confini e la dicotomia tra soggetto e oggetto sono riproposte anche nelle opere specchianti, Vertigo, Mirror e Newborn, che riflettono e deformano lo spazio circostante e lo ingrandiscono, riducono e moltiplicano, creando, ancora una volta, una sensazione di irrealtà.
Per concludere, qualche parola su una sala che potrebbe risultare, per alcuni, quasi respingente: sono state radunate, infatti, le opere in cui l’artista si confronta con ciò che appare come un'intimità sventrata e devastata in una dimensione entropica e abietta del corpo.
La carne, la materia organica, il corpo e il sangue, temi ricorrenti nella ricerca di Kapoor, sono il soggetto di sculture e pitture che evocano spazi uterini, masse viscerali proponendo un senso di movimento e di trasformazione continua, ma anche una forte sensualità tattile che emerge dall’interazione tra le sensazioni di morbidezza e solidità, organicità e linearità.