Fino al 20 novembre Extrema Ratio alla Bicocca fa riflettere i visitatori, stipati in 8 metri quadrati, su come riprogettare il sistema carcerario

“Prima di entrare devi lasciare tutti gli oggetti considerati inutili, pericolosi o di valore”, ci dicono quando ci accompagnano a visitare Extrema Ratio, l’installazione negli spazi di BiM, Bicocca incontra Milano, fino al 20 novembre.

Una volta depositati lacci delle scarpe, gioielli, orologi, portafogli, documenti in un sacchetto di plastica, si entra in una cella costruita a immagine e somiglianza di quelle di San Vittore, il carcere circondariale di Milano. È la struttura che accoglie detenuti in attesa di giudizio o con pene al di sotto di cinque anni di reclusione.

Otto metri quadrati nel carcere più affollato d’Europa

Cinque anni sono un lasso di tempo enorme se devi vivere in otto metri quadrati con altre quattro/sei persone. Lo sono ancora di più se non hai una porta per chiuderti in bagno e se devi mangiare, cucinare, lavare te stesso e i tuoi vestiti in un lavandino.

Un'estensione di tempo che acquisisce immediatamente senso durante la visita di Extrema Ratio. La porta si chiude e si hanno cinque minuti per assimilare la sensazione di uno spazio che non è solo angusto e invivibile, ma anche punitivo.

Lasciamo perdere il folclore: le scritte sui muri, le riviste dozzinali abbandonate, la bottiglia di plastica per tappare il buco della turca ed evitare che risalgano odori e scarafaggi. Parliamo invece dei concetti di pena, rieducazione e reinserimento perché l’incuria e il disinteresse per lo spazio vitale sono a tutti gli effetti il risultato di un’idea punitiva tout court, su cui pare manchi una riflessione innanzitutto politica e, poi, progettuale.

Come si disegna un percorso d’aiuto per chi ha sbagliato?

Extrema Ratio è stata organizzata, fra altri eventi e incontri, per celebrare i dieci anni del Polo Penitenziario Universitario dell’università Bicocca. L’idea è di Caritas, la produzione dei detenuti del carcere di Opera.

Viene spontaneo pensare che in condizioni di vita inumane, tutto possa essere più importante del lavoro degli studenti volontari e dei coordinatori del progetto.

E invece no: Maria Elena Magrin, che coordina il Polo Penitenziario Universitario e insegna psicologia giudiziaria in Bicocca, spiega che sono 82 i detenuti iscritti alle diverse facoltà dell’ateneo oggi, aiutati da 35 tutor.

E sono numerose le testimonianze dei carcerati che dicono che studiare ha a che fare con la conoscenza di se stessi, con la dignità personale, con l’ideazione di una narrativa biografica alternativa.

Il Polo Penitenziario Universitario della Bicocca e Extrema Ratio

Maria Elena Magrin spiega anche perché, per celebrare l’anniversario del Polo, si è pensato di offrire l’esperienza di Extrema Ratio, insieme alla mostra di scatti fotografici realizzati dai detenuti del carcere di Bollate e selezionati dalla rivista C-41.

“Vogliamo aprire delle finestre di comunicazione fra carcere e liberi cittadini, è un bisogno reciproco. La prigione è un’istituzione sociale, che deve essere inclusa nel pensiero collettivo e non può essere appannaggio esclusivo del terzo settore e del volontariato.

Tendiamo a pensare alla pena detentiva come a una giusta conseguenza, cosa che certamente è, ma non coltiviamo un confronto attivo con l’idea di riabilitazione”.

Una giustizia per riparare

Quello di giustizia riparativa (e non meramente punitiva) è un sistema di pensiero che invece di alienare cittadini e detenuti e, soprattutto, colpevoli e vittime, tenta di supportare una relazione di scambio reciproco.

Perché, come dicono i detenuti del carcere di Opera in una lettera aperta ai cittadini: “Vorremmo costruire con voi una nuova idea di reclusione: educativa, funzionale, atta a prepararci a rientrare nella comunità.

Al momento viviamo con affanno la frenesia del rapporto con voi e abbiamo compreso che ci sono dei vincoli che ci imbrigliano. Vorremmo combattere insieme per il diritto a fermarci a guardarci, a vederci, a conoscerci, a vedere la nostra complessità e lavorarci, senza considerarla un ostacolo”.