Lasciamo perdere il folclore: le scritte sui muri, le riviste dozzinali abbandonate, la bottiglia di plastica per tappare il buco della turca ed evitare che risalgano odori e scarafaggi. Parliamo invece dei concetti di pena, rieducazione e reinserimento perché l’incuria e il disinteresse per lo spazio vitale sono a tutti gli effetti il risultato di un’idea punitiva tout court, su cui pare manchi una riflessione innanzitutto politica e, poi, progettuale.
Come si disegna un percorso d’aiuto per chi ha sbagliato?
Extrema Ratio è stata organizzata, fra altri eventi e incontri, per celebrare i dieci anni del Polo Penitenziario Universitario dell’università Bicocca. L’idea è di Caritas, la produzione dei detenuti del carcere di Opera.
Viene spontaneo pensare che in condizioni di vita inumane, tutto possa essere più importante del lavoro degli studenti volontari e dei coordinatori del progetto.
E invece no: Maria Elena Magrin, che coordina il Polo Penitenziario Universitario e insegna psicologia giudiziaria in Bicocca, spiega che sono 82 i detenuti iscritti alle diverse facoltà dell’ateneo oggi, aiutati da 35 tutor.
E sono numerose le testimonianze dei carcerati che dicono che studiare ha a che fare con la conoscenza di se stessi, con la dignità personale, con l’ideazione di una narrativa biografica alternativa.