La città lagunare si rianima. Alla Biennale di Architettura fanno da corollario una serie di mostre, installazioni e iniziative culturali. Come al Fondaco dei Tedeschi e alla Casa dei Tre Oci che custodiscono progetti speciali, teatrali e acquatici. Densi di spunti

Le immagini di una Venezia vuota e spettrale, di una bellezza teatrale e surreale, per quanto inedita e persino invidiabile, hanno portato un senso di desolazione ai più. Ora Venezia si rianima. Con l'apertura della Biennale, accorrono gli appassionati d'arte e architettura, ma anche famiglie, amici e amanti delle città quando non sono assaltate dai turisti. Luoghi intrisi di storia, letteratura e fascino enigmatico che sfuggono agli stereotipi.

Abbiamo scelto due spazi culturali speciali, ospitati in palazzi prestigiosi che si affacciano sul Canal Grande e sul Canale della Giudecca. Il Fondaco dei Tedeschi e la Casa dei Tre Oci custodiscono installazioni differenti, monumentali o intime, ma entrambi riportano la città lagunare al centro. Per la gioia di tutti.

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Quando si aprirà il sipario cosa vedremo?

È questa la domanda che si fanno i visitatori quando entrano all'interno del Fondaco dei Tedeschi. Fino al 21 novembre, infatti, va in scena Second Act, la maestosa installazione site-specific di Maarten Baasideata con lo scenografo Theun Mosk, che permea, con la sua presenza scenica teatrale, avvolgente , tutta la sede del Fondaco, dal quarto piano, alla corte fino alla porta d’acqua.

In scena quattro lunghi sipari che celano una rappresentazione di cui non si conosce la trama. Il visitatore diventa così spettatore, partecipe di un’esperienza dall’epilogo incerto, così come quella vissuta durante la pandemia: Quando il sipario si aprirà, cosa vedremo? si chiedono.

Sempre ispirati al teatro che, a Venezia, trova un’eco particolare, Baas e Mosk hanno immaginato un’installazione per la riva d’acqua del Fondaco, composta da venti schermi disposti secondo un angolo di 45 gradi. Su ognuno di loro scorrono i titoli di tutte le opere annullate o rimandate nel mondo durante il periodo di chiusura dei teatri. “Le opere cancellate, come gocce di pioggia cadute dal cielo, danno un’idea della quantità di tutto ciò che non è accaduto durante l’anno” sottolinea Baas. Il padiglione al quarto piano, infine, ospita Sweepers, elementi della serie Real-Time Clocks, declinati nella forma di orologi da camino.

Labirinto fluido e mutevole

La Casa dei Tre Oci, fino al 27 giugno 2021, custodisce un Dedalo intimo, liquido, mutevole. La mostra della fotografa Veronica Gaido si concentra sulla narrazione dei cantieri navali di Sanlorenzo, interpretati come un labirinto, intrecciata a quella di una Venezia impalpabile ma densa, tratteggiata e dinamica, dalla luce eterea, diafana ma distintiva, come fosse definita da vibranti e al contempo precise pennellate di acquarelli.

Guarda anche la mostra Doppio Corpo di Veronica Gaido

Un viaggio – acquatico  emozionale riassunto in 76 scatti che trasfigura la visione più stereotipata a favore di un esito che invita a un'immaginazione fluida, personale, libera. Lo spiega Denis Curti, curatore della mostra, “Veronica ci regala la possibilità di trovare quella dimensione esperienziale che raramente appartiene alle fotografie, perché troppo descrittive e spesso destinate a recitare le sintesi frammentate della realtà”.

Guarda anche la mostra Aphrodites di Veronica Gaido

“I percorsi tra i ponteggi, le sagome dei nostri stabilimenti, i pontili, le impalcature, le gru, tutto trasfigurato, anche grazie al sapiente uso dei droni, in questa onirica dimensione che sembra viaggiare su un inedito asse Z al posto dei canonici X e Y, ci raccontano al meglio la complessità del nostro cantiere navale” commenta Sergio Buttiglieri, style director di Sanlorenzo. “Una fotografia, quella di Veronica, che ben si rapporta con il nostro tempo densamente liquido, parafrasando il pensiero del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, celebre osservatore della postmodernità e delle sue fuggevoli mutazioni”.