A proposito di Milano, come è cambiata la percezione della città dal punto di vista dell'arte?
Nicola Ricciardi: “L'idea originaria di costruire sinergie forti e strutturate tra la fiera e la città è stata di uno dei miei predecessori, Vincenzo de Bellis. Il 2015, quando lui era direttore, Milano ha avuto uno scatto in avanti, grazie a una serie di investimenti nell'ambito di EXPO che hanno trasformato anche lo scenario dell'arte.
La città è da sempre legata ai mondi della moda e del design, ma a partire da quel momento è diventata un riferimento anche per il contemporaneo, sottraendo lo scettro a Torino.
Questo ancora oggi si riflette in quel palinsesto di attività che prende il nome di Milano Art Week, che è costruito a quattro mani proprio dalla Fiera e dal Comune.
Da quando mi sono insediato ho riscontrato da subito la volontà di sedersi allo stesso tavolo, sia da parte di istituzioni pubbliche che private: la sinergia è data una comunione di intenti tangibile, perché l'obiettivo è quello di rafforzare e alzare il livello di attrattività della città”.
169 gallerie partecipanti, provenienti da 27 Paesi, in cui l'arte contemporanea la fa da padrone. Ma il design che ruolo si ritaglia in tutto questo?
Nicola Ricciardi: “Personalmente non ho una passione per le etichette, motivo per cui una delle prime decisioni che ho preso quando sono entrato in carica è stata eliminare la distinzione tra arte moderna e contemporanea.
Lo stesso vale per il design, che per me ha un ruolo centrale nella storia di Milano e che è presente in fiera attraverso diversi progetti, ma che non ho ritenuto utile distinguere rispetto a presentazioni puramente artistiche.
Mi piace l'idea che arte e design si confondano e si contaminino.
Così come trovo stimolante la prossimità con il Salone del Mobile e la Milano Design Week, con la quale siamo inclini a collaborare per progetti che originano durante Miart e che continuano la settimana successiva. Sono spesso gli stessi collezionisti a chiedercelo, soprattutto quelli internazionali - anche perché così possono fruire nell'arco di pochi giorni e nella stessa città del meglio di questi due mondi così prossimi e fruttiferi”.
C’è qualcosa che manca a questa manifestazione per diventare perfetta?
Nicola Ricciardi: “La fiera d'arte ideale deve saper creare e offrire quante più opportunità possibili affinché le gallerie partecipanti possano veder ripagata la loro fiducia e il loro investimento: solo così si creano manifestazioni solide, credibili e che durano nel tempo. Ottenere questo è già il 50% della mia fiera dei sogni.
L'altra metà è fatta dalla possibilità di generare contenuti inediti e stimolare l'interesse del pubblico più ampio, lavorando con e sulla città.
Per quanto riguarda Miart 2023 il sogno non è poi così lontano dal realizzarsi, perché sia i collezionisti che i cittadini di Milano stanno dimostrando un'attenzione che non si registrava da diversi anni. Ora la sfida è rispondere a questa loro domanda e alla loro curiosità con progetti concreti e stimolanti”.