Ci sono foto che, più di altre, valga la pena sottolineare?
“Preti, suore e frati che ho fotografato erano molto diversi tra loro: alcuni molto felici di essere fotografati, altri meno, altri con cui ho dovuto insistere, altri ancora che mi hanno veramente stupito sia per la professionalità sportiva sia per la resa nell’immagine. In qualche caso, già mentre scattavo ero consapevole della bellezza, penso per esempio al sacerdote che arrampica o a suor Daniela che palleggia in controluce nel suo convento.”
Quale è stato lo spirito guida del progetto?
“Non è stata la ricerca dell'ironia, ma la ricerca della bellezza nell'immagine. L’obiettivo era mostrare una persona che normalmente viene pensata come estremamente seria, chiusa nella propria chiesa, impegnata in un’attività comune, quotidiana, distante dall’immagine canonica. Mi piaceva poi l'idea che fossero rigorosamente tutti in tonaca, per raccogliere il tutto in un immaginario comune e condiviso. Qualche volta abbiamo dovuto insistere - perché alcuni dicevano che la tonaca veniva messa solo in determinate occasioni - però poi sono stati tutti molto felici di seguirmi in questo progetto.”