La prossima edizione della più importante fiera al mondo dedicata alla filiera della pietra naturale, andrà in scena a Verona dal 26 al 29 settembre. Per darci un'anteprima di quello che vedremo, abbiamo intervistato il designer Raffaello Galiotto, che a Marmomac 2023 curerà la mostra Herbarium Mirabile allestita all'interno dello spazio culturale del padiglione 10

Dati alla mano, nel 2022 Marmomac ha potuto contare su oltre 1.200 aziende espositrici registrando la presenza di 47 mila operatori, di cui il 63% esteri provenienti da 132 nazioni. Secondo lei, qual è il segreto di questo successo?

Per competere nel mercato le fiere, come le aziende, devono recepire le esigenze dei clienti-espositori investendo costantemente e attuando strategie, anche a lungo termine, per migliorare il loro servizioMarmomac ha saputo rappresentare l’eccellenza mondiale del settore del marmo puntando più sulla qualità che sulla quantità. Un percorso ininterrotto negli anni, tendente a far crescere la qualità espositiva, premiando gli allestimenti migliori, investendo sulla sperimentazione, realizzando mostre alle quali ha destinato ampi spazi, incentivando l’innovazione tecnica italiana in primis e mantenendo, in tal modo, il posizionamento di vertice del settore.

Per quanto riguarda la prossima edizione, sappiamo che il padiglione 10 sarà una sorta di 'culla della sperimentazione', al cui interno sarà declinato un tema di grande interesse come il rapporto tra la pietra naturale e le macchine di ultima generazione. Qual è il punto di vista di Raffaello Galiotto su questo argomento? In che modo le macchine possono esaltare le qualità di questo materiale?

L’uso delle macchine numeriche nella lavorazione lapidea è un argomento che mi appassiona e che sperimento da molti anni. Credo che l’evoluzione tecnologica possa essere un’utile occasione per modernizzare e vivacizzare il settore lapideo, soprattutto in un Paese come l'Italia che è storicamente stato la culla dell’innovazione artistica e tecnica. Il saper fare italiano risponde all’attitudine innovatrice del suo tessuto artigianale, capace di trovare rapidamente le soluzioni a ogni problema. L’ingegno creativo e imprenditoriale che ci contraddistingue non è in conflitto con la tradizione, perché la nostra tradizione è “tradizionalmente innovativa”, capace cioè di cogliere nel cambiamento le opportunità.

Crede che il ricorso alla tecnologia in rapporto al marmo potrà in futuro oscurare l'opera dell'uomo? Mi riferisco al contributo di quegli artigiani che hanno fatto del lavoro sul marmo e con il marmo una vera e propria forma d'arte.

Non mi è chiaro cosa s’intende con il termine opera dell’uomo. Se si intende quella lavorazione umana che rifiuta ogni utensile che si intromette tra la mano e la materia, allora bisognerebbe operare sulla pietra a mani nude, ma ciò non è possibile. Nella storia, l’uomo ha sfidato la durezza di questo materiale mettendo a punto strumenti sempre più performanti. Prima utilizzando le pietre più dure per scalfire quelle più tenere, poi producendo oggetti con metalli tenaci, successivamente introducendo l’energia idraulica, elettrica e pneumatica a supporto delle proprie braccia. Oggi disponiamo della tecnologia digitale, che considero come un utensile molto evoluto, non più movimentato dalla mano, ma controllato numericamente. L’artigiano che ne dispone può usare il proprio ingegno per utilizzare questo dispositivo al meglio. In questo modo, l’uomo potrà alleviare la fatica fisica e liberare le qualità che lo contraddistinguono maggiormente: la mente e il cuore. So bene che questo concetto implica un cambiamento di grande portata e che necessita dell’aggiornamento delle maestranze dei laboratori tradizionali, storicamente abituati alla lavorazione fisica e al contatto con la materia. Queste nuove tecnologie sono da cogliere come un’opportunità e una necessità di stare al passo con lo sviluppo globale, soprattutto per i giovani. E non come una minaccia.

All'interno del ricco programma di eventi culturali, lei curerà, all'interno del padiglione 10, la mostra Herbarium Mirabile, proponendo un erbario immaginario definito da una serie di opere ispirate al regno vegetale. Come mai ha scelto proprio questo tema e cosa dovranno aspettarsi i visitatori?

Sono molto affascinato dalle forme della natura. In questa mostra la mia ricerca è orientata al regno vegetale, alle erbe, alle piante. La mostra si propone come un giardino botanico, un erbario immaginario, nel quale varie pietre colorate di diversa provenienza danno vita a forme allusive ispirate alle foglie e alle piante grasse. Le 15 opere saranno posizionate sopra a massi grezzi di cava in marmo Botticino e disposte in un open space di 280 metri quadrati. Le opere nascono da una lunga progettazione software e sono realizzate con evoluti macchinari a controllo numerico dalle migliori aziende del settore. L’utilizzo inusuale di utensili e movimentazioni meccaniche nella lavorazione delle pietre dure è uno degli aspetti più interessanti di questa mostra, soprattutto per il visitatore professionale di Marmomac. La mostra ha inoltre l’obiettivo di sollecitare il dibattito su questo nuovo linguaggio espressivo, in cui la scultura litica è interamente lavorata a macchina senza il minimo tocco della mano.

Il marmo è oggi sempre più protagonista del mondo dell'architettura e del design, ma cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Quali sono le possibili evoluzioni di questo materiale e, parallelamente, cosa dovrà fare una manifestazione come Marmomac per raccontarlo sempre nella maniera più adeguata e approfondita?

Le nuove generazioni hanno un rapporto più attento con la natura e l’ambiente. Oggi, la pietra naturale mantiene o addirittura rafforza il suo fascino attrattivo perché racconta autenticamente le origini più remote del nostro Pianeta. L’impatto dell’uomo sull’ambiente, con il crescente consumo energetico, va obbligatoriamente ridimensionato. La pietra naturale, con il suo basso dispendio energetico, può tornare a essere un materiale del futuro. Per contro, la sua non rinnovabilità ci obbliga a ridurne lo spreco e a farne un uso consapevole. Ritengo che, per raccontare l’evoluzione di questo materiale, Marmomac deve continuare a sviluppare la discussione su questi temi, attraverso spazi di ricerca e sperimentazione con il coinvolgimento delle aziende e delle università.