La mostra, che celebra il centenario della nascita di uno dei fotoreporter più apprezzati del secondo Novecento italiano, raccoglie 100 tra le immagini più iconiche, alcune inedite, scattate a Milano, sua città d'elezione

Milano non appartiene solo ai milanesi. Milano appartiene a tutti. Milano è stata anche, e soprattutto, la città del bellunese Mario De Biasi come documenta la mostra “Mario De Biasi e Milano. Edizione straordinaria”, da domani fino al 18 febbraio 2024 al Museo Diocesano Carlo Maria Martini. Curata da Maria Vittoria Baravelli e Silvia De Biasi, organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio, in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano e con il patrocinio del Comune di Milano, la mostra celebra il centenario della nascita del fotografo e racconta la storia di un amore, quello tra De Biasi e la sua città d’adozione, attraverso 100 fotografie, provini e scatti inediti.

Milano al centro

Bellunese di nascita, Mario De Biasi aveva scelto Milano come sua città d’adozione e a Milano, dove lavorava per Mondadori a Epoca e viveva la sua famiglia, tornava continuamente. “Osserva la sua Milano cogliendone gli aspetti più caratteristici e quelli più insoliti, le tradizioni e i luoghi più iconici, la quotidianità e le attitudini di chi la abita, le curiosità e la poesia. Per questo nelle foto di De Biasi, che ci racconta la ‘sua’ Milano, noi oggi scorgiamo la ‘nostra’ Milano, una città caleidoscopica dalle mille sfaccettature, una città di cui ci si può ancora innamorare”, spiega Nadia Righi, Direttrice del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano.

Uno sguardo curioso

“Lo sguardo di De Biasi suggerisce di aver pazienza con la nostra metropoli frenetica e sempre in movimento, incita a fermarci a osservare, a prestare più attenzione, e ci porta a riflettere non solo su ciò che siamo stati ma soprattutto su ciò che vogliamo essere oggi. Questa mostra dunque non è solo un omaggio a un fotografo straordinario, ma è molto di più”, conclude Righi. Uno sguardo lucido ed evocativo, capace di narrare con immediatezza e originalità un momento controverso della storia d’Italia. Nelle trame dei suoi scatti si leggono i cambiamenti storici e culturali del Paese, che negli anni Cinquanta e Sessanta andava assestandosi su una rinnovata identità culturale.

Una fotografia nasce sempre due volte

Tecnica, talento, abilità, intuito, curiosità, decisione, coraggio, capacità di visione, poesia, desiderio di conoscere rappresentano la cifra stilistica della sua fotografia. Attraverso la quale descrive visivamente Milano: il duomo, la galleria, i parchi, i navigli. “A cento anni dalla nascita di Mario De Biasi, l’uomo che secondo Enzo Biagi era il solo a proporre sempre e comunque ‘la fotografia giusta’, questa mostra vuole indagare l’uomo attraverso il suo occhio privato, sentimentale e narrativo. Un saggio visuale sul suo modo di aver fatto epoca e un memoir di ricordi futuri perché, come raccontava lo stesso De Biasi molto prima di internet e dei social networks, ricordando il suo passato da deportato a Norimberga, ‘una fotografia nasce sempre due volte: quando viene scattata e quando saremo davvero in grado di ricordarla’ ”, racconta Maria Vittoria Baravelli, curatrice della mostra.

Professione reporter

Uno sguardo sulla Milano degli anni Cinquanta e Sessanta, cercata e documentata da Mario De Biasi con la stessa passione e la stessa curiosità “con cui affrontava un viaggio verso mete sconosciute. Camminava instancabilmente per Milano alla continua ricerca di immagini inedite della sua amata città di adozione. In mostra sono presenti alcune immagini note, ma tanti sono gli scatti inediti che testimoniano una innata capacità di osservazione (come le foto delle prime installazioni alla Fiera Campionaria) e il desiderio di fotografare con ogni tipo di clima (come le foto scattate in una giornata nebbiosa o sotto la pioggia). Queste doti, dettate dalla passione, sono state fondamentali per il suo successo nella professione di reporter”, ricorda Silvia De Biasi, figlia di Mario e curatrice della mostra, che custodisce e gestisce l’archivio paterno.

Il recupero di un archivio

“Il primo incontro con Mario De Biasi si è svolto a dicembre del 2011. È stata l’occasione in cui ci siamo avvicinati non solo all’opera del maestro, che già conoscevamo, ma all’uomo e alla sua genialità. Una capacità artistica che trovava espressione nella fotografia e nelle arti decorative che avevano gradualmente preso il posto dei reportage e del suo vagabondare in cerca di spunti visivi. Durante il nostro incontro, avvenuto proprio a casa sua, in cui il nostro desiderio era condividere il progetto di recupero dell’archivio a partire dall’eccellenza del suo materiale, abbiamo potuto osservare come sapesse coniugare l’ascolto attivo con il lavoro creativo. Era un uomo che sapeva seguire i suoi interlocutori e trasformare le storie in immagini che parlavano direttamente all’anima”, spiegano Daniele Fiasca, direttore Mondadori Portfolio, e Elisabetta De Simone, executive manager Mondadori Portfolio.

Da Milano alla Luna

La mostra si chiude con la sezione “Da Milano alla Luna” che raccoglie una preziosa selezione di fotografie che Mario De Biasi realizzò nei suoi viaggi extra europei: dall’Africa alla Rivoluzione di Budapest, dal Giappone alla Siberia a New York, fino ad arrivare alla documentazione dei preparativi per l’allunaggio dell’Apollo 11. Catalogo di Mondadori Portfolio.