Una collaborazione che dura nel tempo: Marazzi rende omaggio al sodalizio con il fotografo emiliano Luigi Ghirri per farci scoprire come si guarda una piastrella

Un libro in edizione limitata, un progetto espositivo e un sito. Queste le iniziative che raccontano la collaborazione di Luigi Ghirri con Marazzi, iniziata nel 1975 e durata un decennio.

Le numerose fotografie conservate negli archivi dell'azienda emiliana sono visibili fino al 4 luglio 2021 nei Musei Civici di Reggio Emilia nell’ambito di Fotografia Europea e nel volume Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975 – 1985, grazie alla collaborazione con l’Archivio Eredi Luigi Ghirri. La mostra sarà poi proposta dal 16 settembre al 31 ottobre 2021 al Palazzo Ducale di Sassuolo (Gallerie Estensi).

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È il 1975 quando Ghirri varca le soglie dell’azienda: è in una fase di crescita e sperimentazione che lo porterà nel 1979 alla prima grande mostra personale a Parma. Marazzi è un’azienda leader nel settore della ceramica grazie al brevetto della monocottura, ha aperto filiali in Francia e Spagna, fa disegnare le sue piastrelle da artisti e stilisti e di lì a poco inaugurerà un laboratorio di ricerca, il Crogiòlo, in cui artisti, designer, fotografi, architetti sono liberi di sperimentare.

In questo contesto la poetica sensibile del fotografo e l’attitudine sperimentale dell’azienda si incontrano e danno vita ai Portfolio Marazzi, un progetto di ricerca  fotografica in cui Ghirri coinvolge i fotografi John Batho, Cuchi White, Charles Traub per interpretare i nuovi brevetti e le collezioni di Marazzi, e in cui la ceramica è letta come superficie e spazio mentale, possibilità infinita di composizione, luce e colore.

Per decenni, le immagini scattate da Ghirri per Marazzi sono state conservate in azienda”, spiega Cosimo Bizzarri, autore dei testi del volume, riemergono oggi, per la prima volta riunite in un volume e in un sito ghirri.marazzi.com  a certificare il successo di quella collaborazione tra un’azienda lungimirante e un artista che ha saputo rivolgere il suo sguardo geometrico e geniale, ironico e struggente anche su un oggetto bidimensionale, sottinteso per natura”.

Nelle fotografie realizzate in quegli anni per Marazzi, Ghirri guarda appunto alla piastrella in modo nuovo. A differenza dei fotografi commerciali, si interessa  profondamente al soggetto e lo interpreta liberamente: la piastrella diventa sfondo per una rosa, superficie su cui posare due pastelli, palcoscenico in miniatura per un pianoforte.

Lui stesso scriveva: “La ceramica ha una storia che si perde nella notte dei tempi. È sempre stata un ‘oggetto’ su cui si vengono a posare altri oggetti: i mobili, i gesti, le immagini, le ombre delle persone che abitano quegli spazi. Realizzando queste immagini, ho ripensato a tutto questo e ho cercato di ricostruire, con l’aiuto di superfici di diversi colori, nella sovrapposizione degli oggetti e delle immagini, uno spazio che, invece di essere lo spazio fisico e misurabile di una stanza, fosse l’idea dello spazio mentale di un momento, di una sovrapposizione che può prodursi o si produce, in una delle numerose stanze riscoperte grazie a queste superfici. Questo lavoro, al di là di altri significati, è la ricostruzione di alcune stanze della mia memoria”.