Al Museo Santa Giulia, un’occasione unica per immergersi nel mondo della grafica di Lorenzo Mattotti che accompagna la musica rock, il cinema e la danza con sguardo d’artista

Dal 15 settembre al 28 gennaio 2024, il Museo Santa Giulia di Brescia ospita la mostra Lorenzo Mattotti, Storie ritmi movimenti.

E si trasforma in un posto in cui dei danzatori volteggiano nello spazio fino a volare sopra mari, fiumi e città, per poi approdare in una foresta nera, in bianco e nero, figlia della paura e delle favole. Quindi tornano a riprendersi il colore in un carnevale del Brasile, per calarsi nuovamente in una favola, questa volta rock, ma ispirata al terrore di Edgar Allan Poe, oppure muoversi sulle note di un concerto jazz che si sta svolgendo proprio lì, accanto a loro.

Quel posto è l’immaginario di Lorenzo Mattotti che il Museo Santa Giulia esplora con una retrospettiva che si sviluppa lungo tre temi fondamentali nel suo lavoro, la musica, la danza e il cinema: 250 opere tra disegni e quadri a olio che raccontano il mondo secondo lui.

Il bel mondo malinconico di Lorenzo Mattotti

Un bel mondo, sempre venato di un po’ di malinconia, ma sempre pronto sperimentare e giocare con la conoscenza, che comincia con il rock, la sua musica, i concerti e i musicisti.

Rappresentare la musica, trovare il modo di disegnare l’armonia e dare forma al suono è l’obiettivo che non lo abbandonerà mai e che fa da filo rosso di questa esposizione.

Un artista generoso, come i suoi disegni

«La musica mi ha impregnato visivamente e spesso quando penso al ritmo delle mie storie lo penso come metamorfosi del suono», spiega Mattotti che ha seguito passo passo l’allestimento e naturalmente la selezione delle opere con la curatrice Melania Gazzotti e che ho il privilegio di avere come accompagnatore nell’esposizione.

È generoso, come lo sono i suoi disegni, dal tratto inconfondibile, perfetti quanto psichedelici, essenziali quanto stratificati, colorati quanto neri.

Lui disegna, sviluppa ogni suggerimento che incontra per trasformarlo, interpretarlo, farlo suo.

Lorenzo Mattotti e la mostra del Cinema di Venezia

Poi ci sono i lavori commissionati che vanno a pescare in quell’archivio preparatorio, strettamente connesso con il mondo immaginifico di Lorenzo Mattotti, per tradursi in un manifesto (tantissime le sue collaborazioni con festival di cinema, musica e danza, primo fra tutti la Mostra del Cinema di Venezia che anche quest’anno ha come manifesto e come sigla introduttiva ai film un suo lavoro), in un libro, in un film d’animazione, in un quadro.

Quando ti chiama Lou Reed

Così è successo un giorno che Lou Reed lo chiamasse per chiedergli se voleva collaborare con lui. Aveva letto il suo Dr Jekyll e Mr Hyde e voleva coinvolgerlo in un libro che partisse dal suo lavoro musicale su Edgar Allan Poe.

Nacque The Raven - Il Corvo, meravigliosa opera rock e fantastico libro illustrato: «Ho capito subito cosa voleva Lou Reed», racconta Mattotti, «E come lui si era sentito libero di lavorare su Edgar Allan Poe, mi disse di sentirmi altrettanto libero di lavorare sulla sua musica.

Sono venuti fuori dei disegni molto forti, che solo in nome dell’alleanza Allan Poe - Lou Reed mi sono sentito di pubblicare: ho tirato fuori veramente dei mostri!».

Il colore c’è, denso, a pastello, materico come la materializzazione dell’incubo e del mostro nelle proprie fantasie.

Perché l’opera grafica di Mattotti è speciale?

Perché quello di Mattotti è un progettare lo spazio grafico in modo creativo, sicuramente musicale quanto interiore. Così i manifesti per i festival che gli vengono commissionati hanno esattamente quel sapore, certamente onirico, attento a dialogare con lo spettatore, a sua volta curioso di entrare in quei tratti a pastello o in acrilico o in bianco e nero: sono tutti modi di dipingere il movimento su un foglio o su una tela, dando voce al proprio sentire.

Raccontare il movimento su carta

La musica, la danza e il cinema sono tutte arti in movimento e nulla è statico nei lavori di Mattotti, forse perché ogni cosa proviene dai movimenti della sua anima.

«Il New Yorker mi chiese di reinterpretare la favola di Hansel e Gretel. Io ricordo la paura che quella storia mi faceva da bambino e il lavoro è venuto fuori come se quelle immagini ci fossero già. Ho usato il nero che era il mistero, il non detto e lo spazio del buio in cui dare forma alle proprie paure».

La famosa invasione degli orsi in Sicilia

Così ogni lavoro diventa «territorio grafico dell’immaginazione», per dirla sempre con Mattotti. La danza insieme alla musica entra nel suo immaginario come espressione del corpo, suo specifico linguaggio, anche sgangherato magari, come quando si balla in discoteca e poi il cinema, altra grande passione dell’artista che si è cimentato anche in diversi film d’animazione («un lavoro di precisione, pignolo, dove ogni cosa deve essere inventata e disegnata, altrimenti non esiste» commenta l’artista) tra cui il più noto, La famosa invasione degli orsi in Sicilia e una valanga di manifesti per vari festival.

In questi casi l’occhio è il protagonista che viene catturato da un immaginario vulcanico, costretto (felicemente però) nello spazio limitato di un foglio per diventare il progetto di un mondo. Anzi, la sua promessa.

Attività collaterali alla mostra a Brescia

Sono a calendario proiezioni di film che hanno ispirato il lavoro di Lorenzo Mattotti e selezionati dall’artista stesso oltre a 12 film e un cortometraggio per la rassegna cinematografica “Focus Mattotti” presso il cinema Nuovo Eden a partire dal 27 ottobre.

In calendario anche due laboratori di cinema d’animazione (Inside Mattotti il 21 e 22 ottobre; Cut Out Mattotti, 11 e 12 novembre), una masterclass per gli studenti universitari (9/1/2024) e un incontro di Mattotti con il pubblico in occasione della proiezione del suo La bête, un episodio all’interno del progetto che ha coinvolto autori diversi dal titolo Peur(s) du noir.

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Cover photo: Lorenzo Mattotti, Artista © Fondazione Brescia Musei - Ph. Alberto Mancini