Le opere di ceramica contemporanea di due artiste abitano e dialogano con gli spazi di Villa Fumagalli, dimora degli anni ’30 progettata da Piero Portaluppi sul Lago Maggiore. Tra antropologia e ironia

Con il titolo Stanze d’Estate, la mostra delle opere di Eloisa Gobbo e Luce Raggi, a cura di Fabio Carnaghi, rende omaggio alla sede di Villa Fumagalli, a Laveno Mombello (Varese), testimonianza della fervida attività dell’architetto Piero Portaluppi sul Lago Maggiore.

Con le loro peculiarità architettoniche, le stanze della prestigiosa residenza, con le loro peculiarità architettoniche, si aprono a un progetto che valorizza la ceramica come linguaggio entrato a pieno titolo nella pratica artistica contemporanea. Fino al 10 luglio.

La storia della villa sul Lago Maggiore

Villa Fumagalli è progetto dell’architetto Piero Portaluppi, realizzato nel 1935 su committenza dell’imprenditore tessile milanese Roberto Fumagalli e della moglie Matilde Frascoli. L’edificio, caratterizzato da linee e superfici esterne essenziali e rigorose, è parte di un significativo corpus di progetti architettonici specificatamente lavenesi che Portaluppi realizzò tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, tra cui lo stabilimento della Società Ceramica Italiana (1924‐1926) e il villino per il suo direttore (1923).

Due percorsi di ricerca contrastanti dialogano con gli spazi portaluppiani

Le due artiste interagiscono con gli spazi portaluppiani attraverso opere recenti e inedite: Eloisa Gobbo e Luce Raggi dialogano con l’architettura degli interni e offrono l’interessante opportunità di seguire per contrasto due percorsi di ricerca che si collocano su posizioni diverse quanto a interessi e intenzioni nella relazione con il mezzo ceramico.

Come sottolinea il curatore Fabio Carnaghi: “I lavori in ceramica di Eloisa Gobbo riflettono sulla decorazione e sulle sue potenzialità di rilettura in un crocevia di culture e inclusione, al punto da divenire veri e propri repertori antropologici, mappe su cui intercettare traiettorie di segni migranti. L’approccio di Luce Raggi si riferisce a un immaginario ironico che rimette in atto la realtà quotidiana ricorrendo alla comunicazione affidata alla parola scritta e al segno grafico, pratica che si rintraccia nella ceramica in abbinamento a forme della tradizione, nel video con ricorso all’animazione, infine nel disegno e nell’illustrazione”.

Il breviario linguistico di Luce Raggi crea oggetti parlanti

Il divertissement è presa di posizione nella rilettura della tradizione ceramica da parte di Luce Raggi” prosegue Carnaghi. La particolare attitudine all’ironia trasmuta un patrimonio formale, derivato talvolta da reminiscenze in stile o da rifacimenti di originali storici in un breviario linguistico fatto di giochi di parole, citazioni tratte dal quotidiano o da contesti gergali. Questa ibridazione tra formale e informale determina la traslitterazione delle tipologie ceramiche storiche in veri e propri oggetti parlanti.

La mostra,  promossa da Associazione Amici del MIDeC con il patrocinio di MIDeC – Museo Internazionale del Design Ceramico e del Comune di Laveno Mombello e con il supporto di Hotel de Charme Laveno, si inserisce tra le iniziative di Premio MIDeC, quale riconoscimento a Eloisa Gobbo e a Luce Raggi, rispettivamente seconda e terza classificata della seconda edizione della rassegna lavenese a cadenza biennale.