Esercitare lo sguardo è un’operazione necessaria sia al progetto sia all’espressione artistica. Perché guardare diventa uno strumento per interpretare la realtà e provare a trasformarla. Serve a capire e a immaginare. Serve a progettare e a rivoluzionare.
Così dagli archivi degli studi di architettura BBPR, Dardi, Monaco - Luccichenti e Moretti emerge un elemento artistico, imprescindibile per la loro idea di architettura, come dimostra l’esposizione a loro dedicata al Maxxi di Roma.
Sempre nella capitale ha inaugurato una sorta di museo a cielo aperto di street art grazie alla riqualificazione dei gabbiotti dei vigili urbani abbandonati: piccole installazioni artistiche che modificano la visione del tessuto urbano a darne (forse) un affaccio sul futuro.
Del paesaggio inteso nella maniera più ampia possibile si occupa una mostra al MuFoCo di Cinisello Balsamo che raccoglie nuove visioni fotografiche della tradizione italiana.
Ma anche il Castello di Miradolo se ne occupa con una bella retrospettiva dedicata a Christo e Jeanne-Claude tra sperimentazioni e opere di land art. Infine, il vuoto in una mostra vicino a Bergamo: come si fa a rappresentare il vuoto? Occorre essere prima di tutto visionari.
Perché vederle: per esercitare lo sguardo, prima di tutto. Per riflettere sul presente e riconsiderare lo spazio come luogo da abitare, ma anche come vuoto necessario a definire il paesaggio, per pensare l’architettura come forma artistica (e viceversa).
Architetture a regola d’arte. il rapporto poetico e creativo tra architetti e artisti nei progetti di BBPR, Costantino Dardi, Monaco - Luccichenti, Luigi Moretti, Maxxi, Roma, fino al 15 ottobre
Entrare negli archivi ha qualcosa di fiabesco: ci sono manoscritti, disegni, schizzi, pensieri e tutto quanto serva a svelare qualcosa di chi ha prodotto i materiali conservati, come se in quei luoghi una dose maggiore di intimità fosse improvvisamente consentita.
Così questa mostra: oltre 400 pezzi tra modelli, documenti e disegni, progetti, allestimenti, foto e lettere raccontano i mondi di alcuni grandi dell’architettura del ’900: il gruppo BBPR, Costantino Dardi, lo studio Vincenzo Monaco - Amedeo Luccichenti e Luigi Moretti.
Il filo conduttore è il rapporto che ognuno di loro ha instaurato con l’arte, come a presentare una relazione inscindibile tra le due discipline, anzi, un dialogo costante tra gli architetti e gli artisti.
Tanti i nomi delle collaborazioni: Saul Steinberg, Costantino Nivola, Daniel Buren, Giuseppe Capogrossi, Pietro Consagra, Antonio Corpora, Nino Franchina, Giulio Paolini, Gino Severini, Giuseppe Uncini, e altri ancora.
E poi con i giganti. Un esempio su tutti: il progetto firmato BBPR per esporre la Pietà Rondanini di Michelangelo. In gioco c’erano il restauro del Castello Sforzesco di Milano, danneggiato dai bombardamenti e l’opera michelangiolesca.
Il percorso espositivo parte proprio da qui per snodarsi in quattro stanze, una per ogni studio, e concludere di nuovo con Michelangelo, questa volta narrato in un film di Luigi Moretti. Si compone così un percorso emozionante nella scoperta di un metodo di lavoro creativo e significativo rispetto al contesto storico.
A chi piacerà: ai sognatori, ai poeti e a chi crede che architettura faccia rima con ottimismo.
Informazioni utili: Maxxi, via G. Reni 4A, Roma, da martedì a domenica in orario 11 - 19.
Cabin Art - rigenerazione urbana a Roma
Sono sei gli interventi artistici che coinvolgono altrettanti gabbiotti dismessi della polizia locale sparsi sul territorio cittadino, con l’obiettivo di rigenerare architetture abbandonate.
Arte e architettura si incontrano anche in questa mostra a cielo aperto, che propone il risultato di un progetto interessante: riusare.
Riusare in chiave artistica elementi urbani, ridisegnare confini determinati da abitudini e comportamenti sociali, ridefinire gli spazi della relazioni tra l’abitare e il progettare, tra privato e pubblico, tra generazioni diverse e le storie della città stessa.
Che si racconta nei suoi cambiamenti, usando i mezzi espressivi più disparati, come un presidio delle forze dell’ordine che diventa un’installazione.
A chi piacerà: agli amanti del trekking urbano, a chi crede nel riuso e nella rigenerazione creativa.
Informazioni utili: sono sei le opere dislocate in diverse zone della città. Sul sito del comune di Roma tutte le indicazioni.
Salto nel vuoto. Arte al di là della materia, Gamec, Bergamo, fino al 28 maggio
La rappresentazione del vuoto ha a che fare con la smaterializzazione della materia.
E questa mostra, ultima tappa della Trilogia della materia inaugurata nel 2018, riflette sulle connessioni tra i primi esperimenti incentrati sul vuoto avviati dall’avanguardia storica, le ricerche sul flusso nella prima informatizzazione e l’uso di nuovi linguaggi e realtà simulate di oggi.
Tre le aree tematiche, Vuoto, Flusso e Simulazione, lungo cui si declina l’indagine. In Vuoto lo spazio dell’opera diventa rappresentativo di quello immateriale, in una contraddizione irrisolvibile: l’opera dedicata al vuoto, ne è anche il suo contrario, come nei lavori di Agostino Bonalumi, quelle estroflessioni tra vuoto e pieno.
La percezione diventa il fulcro di Flusso, tappa successiva anche cronologicamente nella storia del rapporto con la materia, influenzata in maniera importante dall’informatizzazione, per giungere poi a Simulazione, territorio recente, in cui si indaga lo snodo tra reale e virtuale.
A chi piacerà: a chi pensa che nella musica siano importanti le pause, nel pieno il vuoto e nel tutto la singola parte.
Informazioni utili: GaMec, via S. Tomaso 53, Bergamo, da lunedì a venerdì in orario 15 - 19; sabato e domenica 10 - 19. Chiuso il martedì.
Leggi anche: Quali mostre vedere nel 2023 a Bergamo: le proposte interdisciplinari di GAMeC
Paesaggio dopo paesaggio, MuFoCo, Cinisello Balsamo (Milano) fino al 26 marzo
La decisione di prorogare questa mostra per altri due mesi è significativa. Racconta una tradizione della fotografia italiana legata al paesaggio che è molto sentita anche nel presente.
Anzi, che si è modificata nel tempo, dimostrandosi sempre tremendamente attuale, allargando via via il concetto di paesaggio.
Naturale, antropizzato, bello, curato e confortevole, oppure in stato di abbandono e deprimente. Ampio o angusto, periferico o centrale…
In fondo poi è l’uomo sempre al centro del discorso, anche quando non c’è: è lui che guarda ed è lui che anima quei posti o ne è sopraffatto. Ecco allora che i luoghi compongono scenari da fermare in uno scatto, sempre però come opera civile e strumento di comprensione della società.
Così hanno fatto, tra il 2007 e il 2020 Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano.
A chi piacerà: a chi viaggia continuamente, a chi ama perdersi in spazi urbani o naturali, a chi pensa che l’arte abbia un valore anche sociale.
Informazioni utili: MuFoCo, villa Ghirlanda, via Frova 10, Ciisello Balsamo - Milano, aperto da mercoledì a venerdì in orario 16 - 19; sabato e domenica 10 - 19.
Christo e Jeanne-Claude. Projects, Castello di Miradolo, Torino, fino al 16 aprile
Insieme, Christo e Jeanne-Claude hanno fatto una rivoluzione. Hanno rivoluzionato il concetto di opera d’arte e quello della sua realizzazione. Si sono resi noti al mondo intero per le loro installazioni monumentali nelle città, ma anche nella natura: hanno trasformato l’Arco di Trionfo di Parigi, ma anche le acque della Florida, come molti altri simboli della storia dell’uomo, sempre in dialogo con il presente.
A poco più di due anni dalla scomparsa di Christo Vladimirov Javacheff, la Fondazione Cosso dedica a Christo e Jeanne-Claude una mostra con oltre 60 opere, tra disegni, collages e un'ampia sezione di foto e video che documenta il loro lavoro.
Da 5.600 Cubicmeteres Package di documenta IV a Kassel (1968), una struttura gonfiabile in polietilene alta circa 85 metri, a The London Mastaba (2018), l’opera monumentale sul Serpentine Lake di Hyde Park formata da 7.506 barili colorati impilati uno sull’altro a formare un tronco di piramide galleggiante; da Valley Curtain (1972) il telo di 380 metri che ha colorato di arancione la vallata di Rifle in Colorado, a The Floating Piers (2016), la passerella di 3 chilometri che nel 2016 ha fatto camminare oltre 1 milione di persone sulle acque del lago d’Iseo.
E poi ancora Surrounded Island (1983), che ha circondato undici isole della baia di Biscayne a Miami con una cintura di polipropilene fucsia, fino all’impacchettamento del Reichstag di Berlino (1995) con tessuto argentato, sono tanti i lavori in mostra.
Mentre una sezione è dedicata anche al confronto con altri artisti appartenenti al Nouveau réalisme e al movimento internazionale della Land Art. Un’inedita installazione sonora, a cura del progetto Avant- dernière pensée, completa il percorso espositivo.
A chi piacerà: a chi ama i lavori di Christo e Jeanne-Claude, a chi vuole farsi stupire e a chi cerca ispirazioni.
Informazioni utili: Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo, Torino, in orario 10 - 18.30