Si parla di futuro e di retrofuturo.
Ovvero, di come saranno le nostre città, lasciando spazio all’immaginazione di architetti, paesaggisti, artisti e pensatori che ragionano sulle infrastrutture in una mostra alla Triennale di Milano, con approfondimenti a cura di diversi studi di architettura, come Fosbury Architecture, Bureau Bas Smets, Studio Ossidiana e Superfux.
Il retrofuturo invece è appannaggio di visioni alternative rispetto alle collezioni museali: cosa significa dare spazio alle opere conservate in un museo e quale il senso di una collezione di arte contemporanea?
A rispondere prova il MACRO di Roma con un progetto aperto che da anni alterna le proposte di giovani artisti, con l’obiettivo di creare una metacollezione, fatta di opere e ragionamenti critici parallela a quella acquisita dal museo stesso.
Il tema del futuro è anche racchiuso nella mostra di Gorizia dedicata a moda e design degli anni 50, quando nasce il mito dello stile italiano. Ovvero, quando i geniali designer dell’epoca progettavano il futuro del Paese in oggetti che sono diventati iconici quanto immortali.
È proprio un oggetto di design tra i più comuni e usati al mondo, la penna sfera, a condizionare i lavori di Adam McEwen in mostra a Roma: i suoi quadri sono declinazioni optical (tra l’ironico e il metafisico) delle Bic.
A Lodi va poi in scena Rä di Martino che lascia parlare i materiali fotografici, quegli strumenti che servono per giocare con le luci durante la creazione di un racconto fotografico. Sono loro i protagonisti di Play, come a svelare un mondo di finzione che ci condiziona quotidianamente attraverso i media.
A giocare pensa anche Jacopo Di Cera che questa volta, non senza ironia, fotografa con i droni i luoghi di svago degli italiani, dal mare alla montagna, mescolando le stagioni per dare il senso di un infinito vagare (Infinity è il titolo della mostra a Milano).
Giacometti e Fontana, invece, sono insieme a Firenze per la prima volta in una mostra-dialogo che li pone a confronto. Un’idea stimolante, un po’ come incontrarli al bar e chiedere loro cosa pensano dell’assoluto…
Perché vederle: per ripensare il futuro, dal modo più lineare di immaginare il tempo che verrà, a quello meno scontato di leggerlo nel passato, sostando su fermi-immagine del presente, senza trascurare di porre attenzione ai grandi temi dell’essere umano.
Italia 50. Moda e design. Nascita di uno stile, Palazzo Attems Petzenstein,Gorizia, dal 21 marzo al 27 agosto
La moda e il design made in Italy sono al centro di questa grande mostra che identifica la nascita dello stile italiano proprio negli anni 50, in quel dopoguerra creativo e particolarmente prolifico per il Paese tanto da entrare nella storia come il Miracolo italiano.
Carla Cerutti, Enrico Minio Capucci e Raffaella Sgubin, curatori della mostra, si sono concentrati su un lasso di tempo molto specifico, quello compreso tra le elezioni del 18 aprile 1948 e le Olimpiadi di Roma del 1960, corrispondente alla rinascita economica e culturale, tra industria artigianato e cinema.
Il risultato è un’esposizione ricchissima. Per la sezione design sono in mostra, tra gli altri, i mobili di Franco Albini, Gio Ponti, Carlo Mollino, Ico Parisi, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Luigi Caccia Dominioni, realizzati da Poggi, Cassina, Fornasetti, Arflex, Azucena, Tecno, Fontana Arte, Rima.
Poi ci sono le lampade all’avanguardia di Gino Sarfatti, Angelo Lelii, Max Ingrand e dei fratelli Castiglioni, le ceramiche affidate alla produzione industriale da Guido Andloviz, Antonia Campi, Giovanni Gariboldi, Piero Fornasetti, Ettore Sottsass e quelle più “di nicchia” create da Guido Gambone, Guerrino Tramonti, Salvatore Meli, Pietro Melandri, Alessio Tasca, Clara Garesio, ma anche “artistiche” di Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi.
La ricchissima e straordinaria produzione muranese è in mostra naturalmente con Venini & C., Aureliano Toso, Barovier & Toso e di Archimede Seguso, oltre ai vetri sommersi di Flavio Poli e le reazioni policrome di Giulio Radi.
E poi l’arredamento, i tessuti, i tappeti, gli elettrodomestici (inclusa la macchina da cucire Mirella prodotta da Necchi, disegnata da Marcello Nizzoli e premiata con il Compasso d’Oro).
Quanto alla moda, si fa risalire al 1951 la nascita ufficiale della moda italiana.
In quell’anno Giovan Battista Giorgini ebbe l’intuizione di riunire a Firenze i più importanti talenti creativi del momento, selezionati tra quelli che sceglievano di non ispirarsi alle tendenze provenienti da Parigi, per dare il via alla stagione della Sala Bianca di Palazzo Pitti: una scenografia d’eccezione per le sfilate che hanno posto le basi del fenomeno dell’Italian Fashion.
In mostra, una selezione di abiti e accessori, di Emilio Pucci, Emilio Schuberth, Roberto Capucci, Sorelle Fontana, Biki, Curiel, Marucelli, Gucci e Salvatore Ferragamo, per citarne alcuni. Sono loro che vestivano le stelle di Hollywood e quelle nostrane, da Ava Gardner a Marilyn Monroe, da Elizabeth Taylor a Sophia Loren e Gina Lollobrigida.
A chi piacerà: a chi pensa che lo stile sia tutto, dalla scelta del divano alla borsa da indossare, a chi ama l’Italia style, a chi vuole tuffarsi nella storia.
Informazioni utili: Palazzo Attems – Petzenstein, Piazza Edmondo De Amicis 2, Gorizia, aperto dal martedì alla domenica in orario 10 - 18.
Costruire il futuro. Infrastrutture e benefici per persone e territori, Triennale, Milano, fino al 26 marzo
Sono gli ultimi giorni per visitare la mostra sul mondo delle infrastrutture realizzata da Triennale insieme a Webuild, gruppo leader del settore su scala globale.
Il racconto prende il via dalle realizzazioni di Webuild nel mondo per mostrare l’impatto che quei progetti hanno sul territorio e sulle persone, e dialogare poi con una selezione di installazioni di architetti, paesaggisti, artisti e pensatori, che intendono stimolare la riflessione sul valore delle infrastrutture nelle diverse comunità.
Motore di questa esposizione è anche una considerazione estremamente attuale: il desiderio e la necessità di un cambiamento nell’Italia di oggi, reso possibile grazie al PNRR.
«Questa opportunità offerta dal PNRR ci pone di fronte ad una grande sfida, quella di creare infrastrutture sostenibili e con esse lavoro, dando un futuro alle prossime generazioni», ha detto Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, che poi continua: «Con questa mostra, celebriamo il simbolo di cosa significa costruire il futuro degli altri».
Otto le sezioni, ognuna in dialogo con una installazione site-specific, accompagnati da approfondimenti critici – curati da Nina Bassoli e progettati per l’occasione da Fosbury Architecture, Michel Desvigne Paysagiste, Bureau Bas Smets, Studio Ossidiana con Giovanni Hänninen, Superflux, Catherine Mosbach con Shandor Chury (OVVO Studio) – per aprire la riflessione e lo sguardo agli ecosistemi in cui le infrastrutture prendono spazio. E pensare, appunto, al futuro. Di tutti.
A chi piacerà: agli amanti delle città in trasformazione, a chi pensa a un futuro possibile, a chi crede nella potenza del progetto.
Informazioni utili: Triennale Milano, viale Alemagna 6, aperta dal martedì alla domenica dalle 11 alle 20.
RETROFUTURO. Appunti per una collezione, Macro, Roma, dal 17 marzo fino a data da definirsi.
Cos’è il retrofuturo? Prima di tutto, un’idea. Quella di ripensare la collezione del museo Macro per le nuove generazioni, sovrapponendo piani temporali diversi con l’obiettivo di stimolare una riflessione sul significato stesso di collezione di arte contemporanea.
Mica facile, eh? In effetti non lo è e sono anni che il Museo per l’Immaginazione Preventiva ci lavora e per questa sessione di primavera-estate sono in calendario diverse opere che si alterneranno sullo sfondo delle gigantografie degli archivi del Macro, realizzate da Giovanna Silva.
Il suo Catabasi, ha dato visibilità alle opere conservate in luoghi inaccessibili, aprendo le porte a una riflessione sullo status dell’opera d’arte in un’epoca in cui è sempre più mediata dalle immagini. Non solo.
È nata anche, in quell’occasione, l’idea di una meta-collezione predisposta ad accogliere fino alla fine del 2023 un nuovo nucleo di lavori di giovani artisti italiani in una stratificazione di generazioni e linguaggi.
Il Retrofuturo dunque è anche un accumularsi di opere e storie in un catalogo privo di un fil rouge, in una dimensione collettiva che definisce un paesaggio comune.
Dal 17 marzo Monia Ben Hamouda, Beatrice Celli e Diego Gualandris si uniscono a Federico Antonini, Riccardo Benassi, Ruth Beraha, Carola Bonfili, Costanza Candeloro, Ludovica Carbotta, Giulia Cenci, Alessandro Cicoria, Gianluca Concialdi, Giulia Crispiani, Giorgio Di Noto, Roberto Fassone, Irene Fenara, Giorgia Garzilli, Lorenza Longhi, Eleonora Luccarini, Beatrice Marchi, Diego Marcon, Jim C. Nedd, Francis Offman, Parasite 2.0, Francesco Pedraglio, Margherita Raso, Real Madrid, SAGG NAPOLI, Davide Stucchi e Ilaria Vinci con le loro proposte e visioni.
A chi piacerà: ai visionari, ai cacciatori di idee, a gli esploratori del nostro tempo.
Informazioni utili: Macro, via Nizza 138, Roma, aperto da martedì a venerdì in orario 12 - 19; sabato e domenica dalle 10 alle 19.
Rä di Martino, Play, Platea | Palazzo Galeano, Lodi, fino al 10 maggio
Si intitola Play questa esposizione di Rä di Martino e si compone di stativi, luci colorate e pellicole, quanto occorre solitamente per illuminare un viso, protagonista di un racconto fotografico.
Ma il viso non c’è e la storia la fanno unicamente i materiali, i 'ferri del mestiere'. Che svelano la loro relazione non solo con gli spazi espositivi, ma soprattutto con il pubblico.
Ancora meglio, con l’inconscio del visitatore, oggetto della manipolazione dei media televisivi e cinematografici nella percezione della realtà. Insomma, di Martino osserva la relazione che la memoria e le dinamiche private e mentali di ognuno instaurano con la cultura diffusa dai media, come le fiction e la pubblicità.
Racconta una storia di colori e di luci, di trucchi svelati e di infingimenti per rivelare, attraverso un lavoro fotografico e video, supportato da musica e letteratura, una (o tante?) visione del mondo.
A chi piacerà: a chi è attento alle proposte artistiche attuali, a chi crede che arte faccia rima con ricerca e a chi piace il minimalismo
Informazioni utili: Platea Gallery, Palazzo Galeano, Corso Umberto I 50, Lodi, sempre aperto.
Giacometti - Fontana. La ricerca dell’assoluto, Museo di Palazzo Vecchio e Lucio Fontana. L’origine du monde, Museo Novecento, Firenze, fino al 4 giugno
Non era mai successo che si incontrassero Giacometti e Fontana, almeno non a livello espositivo: nessuna mostra aveva mai preso il coraggio di accostarli, metterli in dialogo.
Eppure. Eppure sono coetanei e la loro ricerca 'ostinata' come l’ha definita Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento e ideatore di entrambe le esposizioni, li accomuna certamente.
Così La ricerca dell’assoluto, come vuole il titolo di questo confronto scultoreo e anche intimo, mette in luce una riflessione sulla verità nell’arte, sull’esperienza insieme della materia e dell’immaginazione, sull’equilibrio - al limite dell’instabilità - fra la dimensione primordiale del tempo e quella cosmologica dello spazio.
Così il sogno guida la ricerca spaziale dello spettatore, che sarà costretto a interrogarsi sul passato, sul presente e soprattutto a immaginare il futuro.
Oppure proseguire verso il Museo Novecento e immergersi in un approfondimento dedicato a Lucio Fontana, questa volta impegnato a ragionare sull’origine del mondo: un’esposizione che nasce dalla volontà di esplorare alcuni aspetti ancora poco sondati dell’opera del maestro italo-argentino, quali la relazione originaria tra creazione artistica, procreazione e nascita della vita nell’universo, e il rapporto tra mondo finito e infinito.
A chi piacerà: due mostre intriganti, che piaceranno a chi desidera la profondità.
Informazioni utili: La mostra Giacometti - Fontana a Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria (Firenze), è aperta fino al 4 giugno dal lunedì alla domenica in orario 09 - 19 e il giovedì 09 - 14. La mostra Lucio Fontana. L’origine du monde al Museo Novecento, piazza Santa Maria Novella 10 (Firenze) è aperta tutti i giorni dalle 11 alle 20, chiuso il giovedì, fino al 13 settembre.
Adam McEwen. XXIII, Gagosian, Roma, fino al 21 aprile.
C’è un oggetto nella vita di tutti i giorni che ci accompagna ormai da decadi: la penna a sfera, straordinaria invenzione del design industriale del secolo scorso.
Proprio a questo oggetto sono dedicate le opere di Adam McEwen, che ne racconta la linearità come la capacità creativa, esaltandone l’iconicità.
Sono così penne a sfera trasparenti, stilizzate, colorate, lineari le protagoniste di un racconto figurativo tra il meccanico e il simbolico, tra il dadaista e il giocoso in opere che raccontano la storia dell’arte (come Big Spear, che ricorda la mischia di lance nella Battaglia di San Romano di Paolo Uccello), la contemporaneità (come in Procession, dove il senso di regolarità e ordine è messo in discussione da una penna che rompe i ranghi), e l’onirico (Good Night sostituisce le linee rette delle penne con forme fantasticamente ondeggianti). Perché questo titolo? XXIII, come l’anno in cui McEwen ha realizzato queste opere.
A chi piacerà: a chi crede che gli oggetti definiscano mondi e il design progetti anche i sogni.
Informazioni utili: Gagosian, via F. Crispi 16, Roma, aperta dal martedì al sabato in orario 10.30 - 19.
Jacopo Di Cera. Infinity, Ninfa Labs, Milano, dal 16 al 25 marzo
Sono i droni a realizzare il racconto che Jacopo Di Cera mette in mostra sull’uomo contemporaneo nel suo muoversi nel tempo e nello spazio.
Le riprese dall’alto generano un loop infinito, come vuole il titolo, di cui l’individuo è solo la tessera di un enorme puzzle, fatto di spazi altri e di tempi altri, dove le stagioni si mescolano senza soluzione di continuità.
A garantire questa sospensione spazio temporale è l’allestimento: 14 schermi su cui vengono proiettati gli scatti eseguiti dai droni, in un susseguirsi delle stagioni inestricabile e fluido, dove il concetto di tempo diventa protagonista.
Insieme all’italianità che l’autore continua a indagare, dopo la sua precedente serie Italian Summer, questa volta anche in altri territori (e, come si è detto, altre stagioni).
A chi piacerà: agli appassionati di fotografia, a chi cerca sguardi ironici e inconsueti, a chi vuole scoprire nuovi modi di esprimersi artisticamente.
Informazioni utili: Ninfa Labs, via dell’Aprica 16, Milano, dal lunedì al venerdì in orario 11 - 17.
Cover photo: Jacopo Di Cera