Fino al 3 novembre, una mostra a Sassuolo celebra i 50 anni del rivoluzionario brevetto della monocottura rapida di Marazzi mettendo in mostra scatti inediti (a colori) del grande fotografo

La ceramica come strumento per approfondire temi quali la funzione della fotografia, il suo essere strumento per interrogare il mondo, per comprendere la percezione collettiva e condivisa, per analizzare la materia, la sua rappresentazione, l’illusione che ne deriva. Marazzi ha sempre avuto un atteggiamento particolare nei confronti della fotografia d’autore coinvolgendo grandi maestri, scavando un solco profondo tra fotografia industriale e fotografia commerciale, tra peso specifico dell’opera e destinazione d’uso.

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Le linee veloci di Gianni Berengo Gardin

Per la prima volta, una selezione di scatti inediti realizzati da Gianni Berengo Gardin, chiamato nel 1977 da Marazzi a documentare le nuove ‘linee veloci’, viene presentata al pubblico nelle Sale della Musica, degli Incanti e dei Sogni del Palazzo Ducale di Sassuolo - Gallerie Estensi (Modena) fino al 3 novembre , rivelando un approccio unico e innovativo alla fotografia industriale dell’epoca.

Un rivoluzionario brevetto tecnologico

Era il 1974 quando Marazzi inventava la monocottura rapida, rivoluzionario brevetto tecnologico che ha cambiato per sempre il processo di produzione delle piastrelle. Per documentare questo salto tecnologico, fondamentale non solo per l’azienda ma per l’intero settore, tre anni dopo Gianni Berengo Gardin veniva invitato a realizzare una documentazione di queste nuove linee produttive.

Il flusso veloce dei colori

Nell’avventura con Marazzi, Berengo Gardin si trova immerso in un ambiente efficiente, dal sapore internazionale, di cui lo affascina la velocità produttiva e quel nastro trasportatore dove colori, forme, disegni sembrano mescolarsi in un vortice. “Mi fu chiaro subito come la sfida professionale fosse quella di riuscire a cogliere il flusso veloce dei colori, la scia dinamica delle forme” ricorda il fotografo. “Il colore, che ho usato sempre poco, si imponeva, quindi, come scelta. Provai inoltre a lavorare in modo diverso da quel che normalmente facevo. Qui cambiavo spesso la distanza, avvicinandomi molto ai soggetti, per riuscire a cogliere dettagli, frammenti di quel che vedevo e realizzare così foto diverse dalle altre: sognanti, colorate, quasi astratte.”

Un approccio concettuale

Il soggetto diventa dunque per lui il ritmo colorato della produzione, diverso da altri contesti industriali in cui aveva lavorato. “Sono grato a Marazzi per avermi lasciato libero di realizzare fotografie come queste, astratte, che anticipano in qualche modo un approccio concettuale inusuale a quell’epoca nella foto industriale in cui, in genere, veniva richiesto una documentazione più oggettiva, documentaria, del prodotto. Una festa per gli occhi e, per me, un lavoro molto originale.”

Una selezione di 42 scatti

Nella selezione di 42 opere tratte da questa serie unica, “Berengo Gardin abbandona la giusta distanza del fotografo sociale, quella che da sempre lui utilizza per ritrarre le persone, si avvicina agli ingranaggi e realizza una serie di visioni macro per un racconto quasi astratto fatto di elementi isolati, di forme dinamiche, di strisce di colore che girano e si perdono, di mani sapienti che si muovono sui nastri negli stabilimenti di Marazzi”, racconta la curatrice Alessandra Mauro.

Un affresco fotografico

Le immagini realizzate da Berengo Gardin per Marazzi diventano tasselli di un affresco fotografico che prende forma all’interno dello spazio del lavoro: uno spazio che da concreto diventa astratto, all’interno del quale si muove, in un flusso dinamico, un carosello incalzante, una danza di colori e di forme.

Sperimentare e raccontare Marazzi

“La relazione tra la produzione di Marazzi e le espressioni artistiche di arti visive, architettura, moda e design, è una storia che più volte si è intrecciata e ha incontrato grandi maestri dell’obiettivo, come Luigi Ghirri, Charles Traub o Cuchi White, e della matita, come Gio Ponti, Nino Caruso o Paco Rabanne, lasciandoli liberi di sperimentare e di raccontare Marazzi dal loro punto di vista”, puntualizza Mauro Vandini, Ceo Marazzi Group.

Un patrimonio inestimabile

Una mostra che offre l’occasione di riscoprire lemozione in questi 42 scatti di Gianni Berengo Gardin: la fabbrica di allora, quell’attitudine alla sperimentazione che Marazzi ha continuato a coltivare nel tempo, affiancando alla ricerca di nuovi prodotti e processi, la promozione di letture differenti, personali, d’autore, della ceramica e del lavoro, che rappresentano oggi un patrimonio inestimabile, accumulato in 90 anni di storia, fonte inesauribile di ispirazione.

La mostra è accompagnata dal catalogo “Gianni Berengo Gardin Marazzi, le linee veloci ” pubblicato da Marazzi Group e Contrasto, con testi di Alessandra Mauro e Gianni Berengo Gardin.

Tutte le foto © Gianni Berengo Gardin e Marazzi Group - Per le installazioni: © Simone Falso Courtesy Marazzi Group