We are the Flood, noi siamo il diluvio è la nuova piattaforma ‘liquida’ – ossia in continuo movimento e trasformazione – sui temi della crisi climatica, delle interazioni antropoceniche e della transizione ecologica visti e interpretati con gli occhi dell’arte contemporanea.
Il progetto, di durata annuale, è promosso dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento con la curatela artistica di Stefano Cagol e consiste in una serie di proposte per avvicinarsi alle questioni dell’Antropocene attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, guidati dalle suggestioni di artisti di fama internazionale.
Il progetto si articola in più ‘ondate’
Per tutto il 2022, We are the Flood solleciterà il pubblico con più ‘ondate’, momenti di approfondimento e proposte diversificate che includono una residenza d’artista, un ciclo di conferenze, una masterclass, laboratori didattici e un programma di mostre ‘liquide’, esposizioni agili con artisti di rilievo internazionale e artisti emergenti under 35, selezionati mediante una open call. A Palazzo delle Albere di Trento è stato inaugurato uno spazio dedicato al progetto.
Decodificare attraverso l’arte – e insieme – le urgenze ecologiche
“Il progetto”, spiegano Stefano Cagol, artista, ideatore e curatore di We are the Flood e Carlo Maiolini, referente della programmazione Science & Humanities di Palazzo delle Albere, “nasce dalle urgenze attuali e dall’esigenza irrinunciabile di sondare e decodificare attraverso l’arte contemporanea tematiche ecologiche, climatiche e sanitarie sempre più complesse. L’interpretazione artistica diviene un tramite ideale per affrontarle, distillarle e renderle recepibili anche a un pubblico di non esperti, per dare forma a una co-scienza dove quel prefisso significa proprio con, ovvero insieme”.
La prima ‘mostra liquida’, dagli iceberg all’oro nero
Nella prima ‘mostra liquida’ inaugurata a lo spazio a Palazzo delle Albere, pensato come hub ‘fluido’ delle iniziative We are the Flood, sono presenti le opere di sei prominenti artisti internazionali: Eugenio Ampudia (Spagna), Nezaket Ekici (Turchia/Germania), Elena Lavellés (Spagna), Shahar Marcus (Israele), Hans Op de Beeck (Belgio) e Philip Samartzis (Australia), artisti che spaziano nei campi della video arte, l’ecoacustica e la performance art, portandoci dagli iceberg e il ghiaccio frammentato dell’Antartide al deserto del Negev, dall’acqua al fuoco, fino a un ipnotico oro nero.
Open call
We are the Flood ha inoltre lanciato una open call (aperta fino al 15 maggio) e rivolta ad artisti under 35 di qualsiasi nazionalità, invitati a proporre opere attorno ai temi trattati, che potranno essere inserite nel programma e all’interno della Mostra Liquida #2, che inaugurerà 5 giugno.
Le altre iniziative
L’articolato programma We are the Flood prevede anche una serie di incontri con il pubblico, a partire dal 4 maggio in collegamento con Stefano Cagol dalla Biennale di Venezia 2022. In estate sono invece previste una masterclass per creativi e una residenza d’artista.
La condivisione per una nuova consapevolezza
We are the Flood si fonda sull’idea di condivisione, “ambisce a radicare un noi per creare una nuova consapevolezza dell’oggi e immaginare modi di esistenza diversi”, spiega Stefano Cagol. E per questo coinvolge un comitato di ricercatori consulenti composto, tra gli altri, da Giorgia Calò, Elisa Carollo, Alessandro Castiglioni, Blanca de la Torre, Gianluca D’Incà Levis, Mareike Dittmer, Julie Reiss, Rachel Rits-Volloch e Nicola Trezzi, a cui si affianca il think tank MUSE Antropocene coordinato da Massimo Bernardi.