Una ricerca e un’interrogazione costante sulla propria identità
Nella sua indagine fotografica, la Woodman ha sempre prediletto l’autoscatto come strumento di ricerca e narrazione, attraverso un’estetica concentrata sulla fusione tra corpo e spazio, privilegiando spesso i luoghi abbandonati, reinterpretati in una dimensione surrealista e visionaria.
Attraverso sperimentazioni come il corpo in movimento, la doppia esposizione o lunghi tempi di esposizione, la Woodman otteneva, negli anni ’70, volti sfocati al limite della riconoscibilità che denotano una ricerca e un’interrogazione costante sulla propria identità.
Francesca Woodman ha vissuto fra gli Stati Uniti e l’Italia (Firenze, Roma) e ha lasciato, in soli dieci anni, tra i 13 e i 22, oltre 800 fotografie. Il suo linguaggio visivo ha ispirato moltissimi artisti ed è tutt’oggi ancora viva e presente, con mostre dedicate alla sua opera in tutto il mondo.