Inizia dicembre, un mese che sembra vederci (e volerci) tutti impegnatissimi, energici, positivi, pronti a fare e scartare regali, a passare le feste mangiando e brindando tra eventi, pranzi e cene, con famigliari, amici e colleghi. Un mese felice, per i felici.
Dicembre in realtà è un mese che amplifica ogni sentimento, ogni emozione rischia di esplodere, oppure implodere. Matasse da sbrogliare oppure stanchezza da affrontare, tralasciano la retorica disturbante, a volte irrispettosa, del “se vuoi puoi”, chi è fragile – fisicamente o psicologicamente, poco cambia – si sente ancora più fragile.
Ecco che quindi La fortuna della fragilità – delicata ed eterea, discreta e sussurrata, intrisa dell’‘insostenibile’ (potente) leggerezza della natura, coronata da ombre teatrali che danzano tra silhouette evanescenti, ma anche da parole cerchiate e foglie accartocciate – mentre ci invita a osservare e imparare, ci aiuta a riparare una ‘rete’ di fragilità, a ricomporci e ricostruirci.
Una mostra che sembra un dono. Per tutti.