Una mostra all’Istituto Italiano di Cultura della capitale danese in occasione dell’Italian Design Day, dal 7 al 31 marzo celebra il caffè per raccontare l’evoluzione del design intorno a uno dei simboli dell’Italia più amati nel mondo

Caldo, freddo, amaro, dolce, bruciato, profumato, tostato: in quanti modi si può dire caffè? Scuri chicchi che coinvolgono tutti i sensi: gusto (il sapore), olfatto (il profumo), tatto (la temperatura), vista (il colore), udito (i suoni e le voci). Come le voci? Il caffè parla? Non parla, ma è legato indissolubilmente alla convivialità, alla condivisione con gli altri, alla discussione e alle chiacchiere in bar e locali che ne prendono il nome e diventano “i caffè”.

Le origini

Vanno cercate a Torino le origini dell'espresso all'italiana. Qui nel 1884 (la città era capitale del Regno d'Italia) Angelo Moriondo, imprenditore e inventore, brevetta una macchina per produrre caffè istantaneo per i suoi clienti, senza tuttavia sfruttare l'invenzione a livello industriale. Due anni dopo, Desiderio Pavoni, fondatore de La Pavoni, mette in produzione e commercializza una macchina per caffè espresso in ottone cromato, a sviluppo verticale. La tappa successiva che porta al caffè espresso da bar moderno risale al 1938: Achille Gaggia inventa la macchina per il caffè espresso a pressione (fino ad allora la macchina funzionava a vapore). La moka si deve invece ad Alfonso Bialetti, che nel 1933 propone un modello di caffettiera per preparare il caffè sui fornelli di casa che ancora oggi ogni famiglia italiana ha nella propria cucina.

Caffè espresso: una mostra internazionale

Per la prima volta, questa passione tutta italiana per il caffè espresso è al centro di un’esposizione che racconta come si sono evoluti nel tempo il design e la tecnologia degli oggetti per il caffè. 45 tra macchine per uso domestico e da bar, set e tazzine da caffè sono in mostra a Passione italiana: l'arte dell'espresso all’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen dal 7 al 31 marzo in occasione dell’Italian Design Day, indetto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Lifestyle tutto italiano

Si tratta di pezzi storici, alcuni introvabili ed esemplari unici, selezionati a cura di Elisabetta Pisu che raccontano i cambiamenti nel corso del tempo della produzione e del consumo, e permettono di cogliere quanto sia cresciuta nell’immaginario collettivo la rilevanza sociale di un gesto che oggi il mondo lega al lifestyle e ai riti del quotidiano italiano.

Rito sociale e culturale

Innovazione, creatività e design”, spiega la curatrice, “hanno accompagnato l'evoluzione di macchine da bar, caffettiere e servizi da tavola nel corso di questi due secoli, identificando il caffè espresso come rito sociale e culturale, simbolo di italianità e del made in Italy. Attraverso questi oggetti compiamo un viaggio nel tempo che ci consente di capire come sono cambiati le abitudini, i gesti e, insieme a questi, la rilevanza, il portato emotivo legati al caffè.”

Due secoli di storia

Gli oggetti esposti tracciano un percorso storico nell’arco degli ultimi due secoli tra caffettiere nate dall'estro di grandi designer, diventando icone di un’epoca, e pezzi più recenti realizzati con nuove tecnologie che ne hanno trasformato i processi produttivi ed elevato gli standard qualitativi. Un viaggio nel tempo che racconta una ricerca incessante per migliorare tecnologia, ergonomia degli oggetti e consumo di una delle bevande più popolari e consumate.

Tra design e innovazione

I pezzi in mostra portano la firma di alcuni tra i maggiori artisti e maestri del design italiano e internazionale, esito di una rilettura approfondita di forme e funzioni. Si va così da Oggetto Banale di Alessandro Mendini per la Biennale di Venezia del 1980 all’interpretazione creativa e fuori dai canoni della moka Vesuvio di Gaetano Pesce, fino a realizzazioni che segnano l’incontro tra architettura e design con Aldo Rossi, Massimiliano Fuksas, Richard Sapper, Michele De Lucchi e la serie di tazzine illy Art Collection, decorate da artisti contemporanei come Michelangelo Pistoletto.

Tradizione e modernità

Numerosi i pezzi introvabili in esposizione, come la prima moka prodotta da Bialetti, brevettata nel 1933 a Omegna. Un’evoluzione che va di pari passo con una ricerca tecnologica all'avanguardia quando si arriva alle macchine professionali, con la presenza di modelli di brand storici come Gaggia, Faema, La Cimbali e macchine domestiche dotate di sistemi innovativi, come A modo mio, prodotta da Lavazza che si interfaccia con Alexa.

Nella foto in apertura, Model E-61, Faema, Milano, 1961, MUMAC, Museo della Macchina. Courtesy of MUMAC.