Federico Failla, Ambasciatore d'Italia in Corea del Sud e a Vincenzo Calì, Direttore dell'Ufficio ICE di Seoul sui rapporti tra i due paesi

Nel 2020 il mercato coreano ha significato 4,7 miliardi di esportazioni italiane. Valore in crescita nel 2021 che ha raggiunto i 5,3 miliardi di euro.

Un rapporto, quello tra Italia e Corea, virtuoso per molti settori culturali e produttivi, anche per il design.

Abbiamo chiesto a Federico Failla, Ambasciatore d'Italia in Corea del Sud e a Vincenzo Calì, Direttore dell'Ufficio ICE di Seoul, di raccontarci le peculiarità della liasion tra i due paesi e le azioni intraprese negli ultimi anni per rendere sempre più salda questa relazione.

Ambasciatore Failla quali sono gli elementi di affinità culturale tra Corea e Italia diciamo nell'ambito del design?

Federico Failla: Entrambe i paesi hanno un profondo amore per la cultura, per la conoscenza e per la qualità. In Corea del Sud il Made in Italy è molto apprezzato perché il pubblico di questa nazione ama e comprende la qualità al di là del marchio. Gli acquirenti non seguono solo i brand e i relativi posizionamenti, come accade in alcune culture emergenti, ma sono conoscitori del 'saper fare' e della capacità manifatturiera.

Un altro aspetto che ci accomuna è la capacità di coniugare tradizione e innovazione. Molti dei prodotti italiani hanno riferimenti forti, ideativi o produttivi, con il passato. La Corea è una nazione che definirei 'post-tecnologica'; sempre connessa, e dove i device elettronici hanno un ruolo determinante, ma che al tempo stesso è basata sui valori della tradizione. Coniugare innovazione e tradizione è un tema centrale che appartiene alla loro cultura e anche alla nostra.

Tema molto sentito dalle aziende del design. Per questo comparto l’Ambasciata ha sostenuto l’iniziativa di ICE High Street Italia, di cosa si tratta?

Federico Failla: È un grande showroom in una zona centrale di Seoul interamente dedicato ai prodotti italiani di molti settori, simbolo della presenza del nostro paese in Corea del Sud.

Non è solo una vetrina ma un luogo dedicato ad eventi ed iniziative che parlano di design ma anche di grandi temi della contemporaneità come il cambiamento climatico e il basso impatto ambientale.

L’obiettivo è quello di fare sentire gli ospiti immersi nell’italianità condividendo progetti e visioni.  Il format è unico e ha molto sostenuto la diffusione delle nostre aziende.

High Street Italia, un modello che funziona e che potrebbe essere esportato?

Federico Failla: L’idea iniziale era proprio quella di avere più luoghi che proponessero questo formato in giro per il mondo.

Lo showroom High Street Italia a Seoul è stato inaugurato nel dicembre 2019: le attività non si sono mai fermate ma sono state ridotte e riorganizzate rispettando i limiti imposti dall’emergenza sanitaria. Ora si è nelle condizioni e pronti a ripartire.

Gli Italian Design Day sono un'occasione molto importante per il nostro design. State pensando di farlo diventare un sistema permanente di comunicazione e conoscenza della nostra cultura nel mondo?

Federico Failla: Stiamo lavorando da tempo in questa direzione. Agli Italian Design Day del 23 e 24 marzo scorsi hanno partecipato sia l’architetto e designer Raffaella Mangiarotti, che la direttrice di INTERNI Gilda Bojardi, unendo la loro voce a noti panelist coreani: Kim Soo-jeong, Direttrice del Seoul Museum of Craft Art (SeMoCa), Lee Kyung-don, CEO della Seoul Design Foundation, Yun Sang-koo, architetto e Vice Presidente della Fondazione Rotary e Presidente del Festival Primaverile di Seoul per Musica da Camera e dell’architetto Maing Pil-soo, Professore presso la scuola di Architettura dell’Università di Hongik.

Agli IDD di Seoul è seguito, a giugno, l’evento al FuoriSalone, presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Again, From The Earth’s Foundation con la direzione artistica di Shinjae Kang. Il Ministero della Cultura, Sport e Turismo della Repubblica di Corea, insieme a KCDF - Korea Craft Design Foundation, ha voluto coinvolgere tre grandi nomi del design italiano come Michele De Lucchi, Mario Trimarchi e Francesco Faccin.

Ognuno con il proprio approccio al design ha interpretato l’estetica coreana attraverso opere realizzate dai tre maestri artigiani coreani Gangyong Park, Hyungkun Lee e Sungja Hur, noti per la cura e maestria nell’uso di materie prime naturali.

L’Ambasciata di Korea ha inoltre organizzato e curato, insieme a INTERNI, il talk Italy and Korea. A platform for co-design

Guarda il video del talk qui.

Questo settembre, ospiteremo un evento che coniuga arte e design: allestiremo a Seoul una mostra dedicata a 'I Mirabili', gli artwork di Mario Lodola, grazie al supporto dell’azienda Formitalia.

Quale la vision e il ruolo del design nelle prossime strategie dell’Ambasciata?

Federico Failla: Ci stiamo concentrando sul design dei materiali. Un tema molto trasversale ai settori produttivi, fortemente connesso alla progettazione e che consente di parlare di sostenibilità e di circolarità dei modelli economici.

Temi che possono solo che rendere ancora più interessanti e profittevoli gli scambi tra Italia e Corea. Penso che si debba lavorare a delle piattaforme che riescano a fare dialogare gli ecosistemi italiani con quelli coreani. Per 'ecosistema' intendo un sistema che unisca formazione, ricerca e produzione in un unicum.

Bisogna andare oltre al concetto di 'join venture', di distribuzione e vendita di prodotti in paesi esteri; è necessario costruire percorsi culturali e di innovazione comuni.

Direttore Calì, sebbene le difficoltà dovute alla pandemia, l’export dei prodotti italiani in Corea è aumentato in questi due anni. Le opportunità rimangono quindi molte…

Vincenzo Calì: In Corea c'è una buona percezione del Made in Italy, è molto apprezzato. Costituisce un valore aggiunto rispetto alla produzione di altri paesi. Questo è un valore che viene riconosciuto in tutte le filiere, in particolare per i settori della moda – con particolare attenzione per la pelletteria e le calzature –, per il comparto alimentare e vitivinicolo, per l’interior design.

ICE Seoul ha lavorato bene e in modo integrato sulla presenza dei marchi in Corea ma anche sull’e-commerce, in particolare mediante la piattaforma GMarket.

Vincenzo Calì: Abbiamo lavorato su vari livelli. Gran parte del mio mandato è coincisa con il periodo di emergenza sanitaria e quindi abbiamo dovuto ridurre le iniziative B2B in presenza, concentrandoci sul B2C. Abbiamo avviato vari progetti di promozione al consumo e qualche progetto in virtuale per sostenere il matching tra aziende italiane e distributori o partner coreani.

Nel 2021 abbiamo realizzato l’Italian Pavillion su Gmarket, una sezione del market place coreano molto famoso e molto apprezzato, che ospita circa 60 aziende italiane che ancora non erano presenti in Corea e che sono andate online con oltre 700 prodotti in assortimento. Questo progetto verrà prorogato per una seconda annualità, in avvio a breve.

L’apertura di HSI, High Street Italia ha invece avuto l’obiettivo di immergere il cliente o distributore coreano in un ambiente italiano, per apprezzare la qualità realizzativa dei prodotti del nostro paese

Vincenzo Calì: High Street Italia è uno showroom localizzato in una delle zone più trendy e più frequentate dello shopping a Seoul. È un edificio di quattro piani, a disposizione delle aziende italiane, che possono presentare e offrire in vendita al consumatore coreano i propri prodotti. Si tratta delle eccellenze nei settori più rappresentativi e attrattivi: alimentari, vini, moda, cosmetica e design, per citare i più popolari.

Abbiamo, ad esempio, un piano interamente dedicato ad arredo e design nel quale realizziamo eventi e meeting in collaborazione con l'Ambasciata e l'Istituto di Cultura. Ma anche spazi tematici dedicati al turismo, ai libri e agli strumenti musicali italiani, oltre che uno spazio all’ultimo piano, dotato di una cucina professionale dove realizziamo Cooking Class e degustazioni molto apprezzate da un pubblico sia di amatori che di professionisti del settore Food & Beverage. Una sorta di 'Casa Italia' a disposizione delle aziende e delle istituzioni per promuovere il Made in Italy nella sua trasversalità.

È un progetto abbastanza unico che è arrivato al suo terzo anno e che proseguirà sicuramente anche in futuro.

L'export in Corea nel 2021 ha raggiunto i 5,3 miliardi di euro e fa ben presagire per una crescita dell’interesse per i prodotti italiani

Vincenzo Calì: Nei settori della moda (abbigliamento, accessori, pelletteria, calzature, occhialeria) l‘Italia esporta più verso la Corea che non verso il Giappone, che ha più del doppio della popolazione coreana. Il valore e la crescita dell’export verso questo paese è per noi molto significativo.

Come per tutti i mercati internazionali, le aziende possono avvalersi della rete diplomatico-consolare e dell’Agenzia ICE per entrare in contatto con le molte realtà locali interessate al prodotto italiano: dalle associazioni di categoria sino ai buyer, importatori e distributori.

L’ICE può supportare le aziende italiane anche sui temi dell’e-commerce fornendo un approdo in questo mercato anche per chi non ha ancora un importatore diretto e che può vendere direttamente al consumatore finale in modalità cross-border.

Un approccio facilitato per entrare nel mercato e che può evolvere in una presenza più stabile nel futuro. Questo, e molti altri, sono i servizi che fornisce ICE alle realtà interessate a conoscere meglio e a cogliere le opportunità di questo mercato così coerente al nostro.