Da nord a sud – da una villa settecentesca a un'ex fabbrica di sigari fino al gigantesco pavimento di specchi frantumati in un castello normanno – tre installazioni ridisegnano spazi e percezioni. Ed enfatizzano il potere visionario dell’arte contemporanea

Gli spazi espositivi hanno (finalmente) riaperto per presentare mostre, manifestazioni e installazioni ad alto impatto emozionale. Ne abbiamo scelte tre, da Como alla Sicilia, che mescolano arte e video, reperti storici e proiezioni future. Una costellazione di voci, un'ibridazione di saperi differenti che tessono nuove connessioni, disegnando nuove prospettive. Nel segno della contaminazione e della metamorfosi, dell'inclusione e della coesistenza.

Per la sua trentesima edizione, Miniartextil, storica manifestazione dedicata alla Fiber Art contemporanea, compone un percorso in tutta la città di Como. Cuore del progetto è la Pinacoteca Civica in cui vengono esposti 54 minitessili – opere delicate, ironiche, fragili e potenti – che fanno da contrappunto a una mostra retrospettiva che mette in dialogo i capolavori delle Civiche Collezioni con le opere di 26 artisti internazionali, scelti tra quelli che hanno partecipato negli anni alla manifestazione. Il Padiglione ex Grossisti del Mercato Coperto ospita invece Sei esattamente dove dovresti essere, installazione interattiva site specific di Stefano Ogliari Badessi.

Per l'occasione, Villa Olmo, splendida dimora settecentesca riapre le sue porte all’arte ospitando fino al 18 luglio Metamorphosis, collettiva a cura di Paolo Bolpagni, Giovanni Berera e Sonia D’Alto. Con opere di artisti come Jannis Kounellis, Slavs and Tatars, Marwa Arsanios, Nedko Solakov, Ariel Schlesinger e Jonathan Monk, Hans Peter Feldmann, Daniel Buren, Sheila Hicks e Gianfranco Ferroni, la mostra raccoglie voci figlie di epoche, formazioni e origini culturali differenti, accomunate dal linguaggio del filo, della trama, dell’uso del tessuto, o in modo più specifico dell’intreccio.

Metamorphosis è una narrazione polifonica che disarticola una costellazione di voci, prospettive e saperi differenti. Ibridazione, mescolanza e confluenza di differenze coincidono nello stesso spazio. Le opere sono parte di un processo di contaminazione tra tecniche e media, tra tradizione e innovazione, riuso e ripetizione. La mostra è quindi un tentativo di negoziazione con la tradizione e l’abilità di adattarsi e continuamente reinventarsi, misurandosi anche con le invenzioni tecnologiche.

Il fascino delle opere esposte e l’importanza degli artisti coinvolti rendono Metamorphosis il progetto ideale, insieme a Miniartextil, per comporre un racconto approfondito dedicato a una particolare area espressiva dell’arte contemporanea, oltre che per tracciare un percorso culturale tra Como e il lago.

A Firenze, fino al 4 giugno, gli ex spazi industriali di Manifattura Tabacchi ospitano – e dialogano – con dodici emozionanti opere di videoarteResisting the Trouble – Moving Images in Times of Crisis si compone delle opere realizzate dai dodici artisti partecipanti alla nona edizione di Visio-European Programme on Artists’ Moving Images, un progetto di ricerca e residenza dedicato ai talenti under 35. I film, video e installazioni riflettono su alcune delle questioni più urgenti generate dall’attuale crisi mondiale, proponendo visioni alternative per ripensare il presente e immaginare il futuro.

Gli artisti selezionati sono: Jonas Brinker (1989, Germania), Claudia Claremi (1987, Cuba/Spagna), Helen Anna Flanagan (1988, Inghilterra/Irlanda), Valentina Furian (1989, Italia), Megan-Leigh Heilig (1993, Sud Africa/Germania), Marcin Liminowicz (1992, Polonia/Olanda), Edson Luli (1989, Albania/Italia), Olena Newkryta (1990, Ucraina/Austria), Ghita Skali (1992, Marocco/Olanda),  Peter Spanjer (1994, Nigeria-Germania/Inghilterra), Emilia Tapprest (1992, Finlandia-Francia/Olanda), Tora Wallander (1991, Svezia).

“Durante il lockdown le immagini in movimento, più di ogni altro medium artistico, hanno dimostrato di avere la capacità intrinseca di superare i limiti dello spazio espositivo, sfruttando la mediazione delle tecnologie a nostra disposizione” spiega Leonardo Bigazzi, curatore della mostra. “In questo contesto di incertezza e precarietà, può l’arte rappresentare uno strumento di resistenza all’alienazione e all’isolamento a cui siamo sottoposti? Come si può evitare un futuro distopico in cui le relazioni fisiche rischiano di essere interamente delegate alla dimensione digitale? In che modo possiamo recuperare una funzione attiva nel processo di cambiamento e incentrarlo sul valore della diversità, del rispetto e della solidarietà? La mostra s’interroga sulla possibilità di immaginare modelli inclusivi di coesistenza in grado di scardinare le strutture di potere esistenti, e di superare canoni e stereotipi consolidati legati alla competizione e alla prevaricazione tra esseri viventi”.

Resisting the Trouble – Moving Images in Times of Crisis è prodotta e organizzata da Lo schermo dell’arte con NAM – Not A Museum, il programma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi, oggi al centro di un importante progetto di rigenerazione urbana.

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Infine, fino al 31 dicembre 2021, la Sala Ipostila del Castello Maniace di Siracusa si presenta con ottocento mq ricoperti di specchi calpestabili. Sulla nuova pavimentazione temporanea si moltiplicano le immagini delle volte a crociera e delle colonne in pietra luminosa della sobria architettura normanna. Passi, la coinvolgente installazione itinerante di Alfredo Pirri, opera un’affascinante trasformazione di un monumento millenario grazie alla forza concettuale e al potere visionario dell’arte contemporanea.

Nell’affascinante corrispondenza tra lo specchio del mare siciliano che circonda il castello federiciano e il piano specchiante all’interno della Sala Ipostila, l’installazione trova un modo inaspettato per ridisegnare l’ambiente. Il pubblico camminando sopra alla superficie diventa protagonista di una performance collettiva frantumando gli specchi.

Sul pavimento in frantumi galleggiano, come testimonianze emerse dagli abissi, alcuni reperti provenienti dal Museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa, in dialogo con le leggerissime sfere colorate realizzate dall’artista: sono pesanti proiettili’ in pietra di antiche catapulte, divenuti qui oggetti misteriosi  metafisici – dal forte valore simbolico.