Nello spazio Arcipèlago di Udine migliaia di negativi, rullini, diapositive – e altrettanti momenti rubati – che nessuno ricorda più. Ora, in occasione della mostra ‘Lost and Found’, vengono riscoperti

Dare legittimità a momenti ordinari scivolati nelloblio con i loro protagonisti, elevando la fotografia vernacolare a forma d’arte. Questi gli intenti dello spazio creativo Arcipèlago, fondato da Artemio Croatto e Charlotte Ménard all’interno dello studio grafico Designwork di Udine, che fino al 22 gennaio 2022 espone un’accurata misteriosa e perturbante selezione di una cinquantina di fotografie anonime scattate tra gli anni 40 e 60.

Fotografie orfane, enigmatiche emozionanti recuperate nei mercatini

Inquadrature azzardate, situazioni desuete, volti anonimi, eppure ancora in grado di trasmettere emozioni. Le immagini amatoriali, orfane, enigmatiche di Lost and Found. Fotografie anonime 1940 - 1960 ca. fanno parte della collezione personale di Cristian Malisan, che da anni recupera materiale fotografico nei mercatini.

Un’erosione narrativa a cui ridare voce

Migliaia di negativi, rullini, diapositive e altrettanti momenti rubati che nel corso degli anni hanno subito un’ineluttabile erosione narrativa, oltre che fisica, legata alla scomparsa del fotografo, dei protagonisti e di tutti coloro che condividevano quei racconti di vita ordinaria.

Storie semplici in cui rispecchiarsi

La loro riscoperta permette di ridare voce a storie semplici, fatte di piccole cose, tessute di attimi, episodi intimi di vita, spesso familiare, divertenti, sorprendenti oppure commoventi. Spezzoni di vite quotidiane in cui rispecchiarsi.

Memoria collettiva: immagini che diventano di tutti

“Immergersi nelle vite passate di questi stranieri è un viaggio affascinante attraverso una vasta memoria collettiva, un caleidoscopio universale eppure familiare” spiega Artemio Croatto, co-curatore della mostra. “Perché se i nomi, le date e i luoghi si sono smarriti, la permanenza delle emozioni resiste. E questi cliché, che non appartengono più a nessuno, diventano le immagini di tutti”.

La legittimazione della fotografia vernacolare

Attraverso il progetto Lost and Found, Arcipèlago esplora l’arte insita nell’ordinario e l’importanza della fotografia vernacolare, pratica, spesso riservata ai dilettanti, che sviluppa alla periferia di ciò che è di riferimento in ambito artistico, da sempre tenuta al di fuori di ciò che è considerato degno di interesse dalle principali istanze di legittimazione culturale.

Salvare le persone dall’oblio del tempo

“Ogni pratica amatoriale della fotografia con le sue inquadrature azzardate, le sue situazioni desuete, i suoi volti resi all'anonimato, è per natura familiare. Sono raramente beicliché nel senso artistico del termine: eppure trattengono, sollecitano più di qualsiasi altro oggetto” spiega Cristian Malisan, co-curatore della mostra.

“La mia non è una collezione in senso stretto, non colleziono queste immagini perché ben realizzate o perché spero presto o tardi di ritrovare il rullino del D-Day di Capa” prosegue Malisan. “La mia è piuttosto una missione: voglio salvare queste persone dalla cancellazione e dall’oblio del tempo. Penso che se questi negativi sono arrivati fino a me significa che le famiglie che vi sono rappresentate sono estinte, terminate, e che non c’è nessun parente, amico, conoscente in grado di raccoglierne e conservarne l’eredità”.