In occasione dell’IDD2023, Gilda Bojardi incontra Toshiyuki Kita a Osaka. Ecco il testo dell’intervento del direttore di Interni

Sono Gilda Bojardi, direttore responsabile della rivista Interni (Gruppo Mondadori) e di tutte le pubblicazioni del suo Sistema tra cui le Guide “Design Index” e “FuoriSalone”, le Monografie “Annual”, i numeri speciali, e altro ancora.

L’Italia e il Giappone sono i maggiori esportatori di beni estetici nel mondo. Nel design, nella moda, nel cibo, sembrano detenere una leadership internazionale che dura da molti anni. Questi due paesi hanno storie e geografie del tutto diverse; ma hanno elaborato una uguale capacità di concentrare sugli oggetti che stanno intorno all’uomo, una grande energia di comunicazione; quasi che fosse affidato alla loro forma e alla loro funzione, il compito di segnalare la presenza di quelle molte domande senza risposta che l’uomo fa sulla sua vita e sul suo lavoro, diventando tramiti tra realtà fisiche e questioni metafisicheAndrea Branzi

Partendo da questa citazione intendiamo proporre una riflessione sulla “qualità che illumina”, (tema dell’Italian Design Day di quest’anno) attraverso le pagine della Rivista Interni da sempre grande estimatore del Design Giapponese, dagli Architetti ai Designer.

Sugli Italian Design Days nel mondo leggi qui

Sono qui con Toshiyuki Kita per dibattere su questo argomento; KITA è amico, e maestro nel coniugare nei suoi prodotti know-how manifatturiero Giapponese e Italiano.

Interni, fondata nel 1954 come prima rivista italiana di Interior Design, è oggi uno dei maggiori network internazionali di comunicazione del Progetto, con una piattaforma multimediale che si avvale del Sito Web e dei Social Networks. Osaka e Milano sono gemellate dal 1981 e Interni ha celebrato con due numeri monografici nel 2001 e nel 2016 la cultura e le relazioni tra Giappone e Italia, nel campo dell’ Architettura e Design attraverso progetti, prodotti e visioni. Obiettivo comune tra i due paesi: coltivare il senso del bello ed esercitare nell’arte del fare progettare e produrre nel rispetto di quei principi imprescindibili quali sostenibilità, rispetto dell’ambiente e tutela delle risorse naturali, senza tralasciare le antiche tecniche artigianali, la qualità e la cura del dettaglio.
Il “Made in Japan” è sempre più identificato con l’idea di un Design caratterizzato da innovazione e ricerca tecnologica, in linea con l’attuale ricerca del Design Italiano. Ne è anche testimone la presenza di progetti di Architetti italiani in Giappone - come Renzo Piano, Aldo Rossi e Mario Bellini, Michele De Lucchi, Piero Lissoni, Antonio Citterio, Archea, Sergio Calatroni etc - così come in Italia le architetture di Architetti Giapponesi da Tadao Ando, Toyo Ito, Arata Isozaki, Kengo Kuma, SANAA (Kazujo Sejima), Kenzo Tange etc. o i prodotti di designer giapponesi come Toshiyuki Kita, Tokujin Yoshioka, Naoto Fukasawa, Shigeru Uchida, Yoshimi Tanaki, Setsu e Shinobu Ito, Toshiko Mori, Mist-o, Nendo etc. per le imprese italiane. Anche le Università di Milano – es. il Politecnico e le scuole di Design (IED, Istituto Marangoni, Naba) vedono la presenza numerosa di Studenti Giapponesi. È sicuramente una scelta dettata da una grande attrazione per la cultura e per lo stile di vita italiano. Numerosi designer giapponesi hanno trovato casa e terreno fertile per la loro creatività in Italia, in particolare a Milano.
Tra questi Makio Hasuike tra i primi a fondare il suo studio a Milano nel 1968. In oltre cinquant’anni di attività ha sviluppato numerosi progetti e dal 1982 fonda la design company MH Way, azienda leader nella produzione di valigieria. A Milano dal 1989 anche Kazuyo Komoda, designer, dove apre il suo studio. Da dieci anni Keiji Takeuchi arriva in città per fondare la sede europea dello studio di Naoto Fukasawa e nel 2015 fonda il suo studio (Boffi, De Padova, Living Divani, Fucina).
Anche Kensaku Oshiro dal 2004 al 2016 collabora con studi di architettura e nel 2017 apre il suo studio, OSHIRO. Mentre l’artista Satoshi Kawamoto decide di aprire a Milano, dopo Tokyo e New York, il terzo Green Fingers Market, uno spazio dove piante e arbusti si mescolano a oggetti. Altri ancora come lo studio di design Mist-o, Noa Ikeuchi e Tommaso Nani, e l’artista visiva Haruka vivono e lavorano tra lItalia e Giappone. Nel 1990 Interni ha ideato l’Evento FuoriSalone, la famosa Design Week Milanese divenuta negli anni la Settimana del Design più importante per creatività, progetti e performance a livello internazionale.
Nel dicembre 2021 abbiamo pubblicato e presentato alla Triennale d i Milano il Volume XXX-Y 30 Anni di FuoriSalone | 1990-2020 Milano DesignStories: oltre 500 pagine, più di 1000 immagini. Per celebrare questo confronto tra le nostre due culture, anche nei Grandi Eventi di Interni ad Aprile, durante il FuoriSalone, abbiamo lavorato con numerosi progettisti nipponici, già nella prima nostra edizione del 1998 abbiamo avuto tra le varie installazioni quella di Toshiyuki Kita, e così a seguire negli anni successivi, nelle sedi di Triennale, Castello Sforzesco, Università degli Studi di Milano, l’Orto Botanico di Brera e altri luoghi iconici (Palazzi storici, Multistore, etc.) della città.

Tutte le installazioni che andiamo a presentare in ordine cronologico e che vedono la partecipazione di architetti e designer giapponesi hanno quasi casualmente un comune denominatore, la Luce, tema dell’edizione di quest’anno dell’IDD: La qualità che illumina. L’Energia del Design per le persone e per l’ambiente.

Luce protagonista di giorno ma ancor di più di sera.