“La gente beve per dimenticare, lei invece beveva per ricordare e l'alcol l'aiutava a trasformare la memoria in un sottobosco di sensazioni reperibili a comando” scrive, riferendosi alla protagonista del suo libro, Veronica Raimo in Tutte le feste di domani, edito da Rizzoli.
Quanto scremiamo, selezioniamo, manipoliamo, imbrigliamo, indirizziamo, edulcoriamo la nostra memoria per poterle sopravvivere o, al contrario, per poterne attingere nei momenti più complicati? Quanto ci nutriamo di ricordi artefatti per poter vincere il buio, per poterci rannicchiare in posti rassicuranti e familiari. Quanto ci raccontiamo verità levigate e poi smaltate per farle brillare di luce non propria?
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