Quanto c’è di realmente oggettivo e quanto di artefatto, richiamabile a comando, nella nostra memoria? Due mostre, tra collage, vecchie foto e cartoline, provano a rispondere, ibridando ricordi propri e altrui. Il risultato? Un viaggio nell’inaspettato e nel disparato

La gente beve per dimenticare, lei invece beveva per ricordare e l'alcol l'aiutava a trasformare la memoria in un sottobosco di sensazioni reperibili a comandoscrive, riferendosi alla protagonista del suo libro, Veronica Raimo in Tutte le feste di domani, edito da Rizzoli.

Quanto scremiamo, selezioniamo, manipoliamo, imbrigliamo, indirizziamo, edulcoriamo la nostra memoria per poterle sopravvivere o, al contrario, per poterne attingere nei momenti più complicati? Quanto ci nutriamo di ricordi artefatti per poter vincere il buio, per poterci rannicchiare in posti rassicuranti e familiari. Quanto ci raccontiamo verità levigate e poi smaltate per farle brillare di luce non propria?

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Il collage: un miscuglio dosato oppure inaspettato e disparato

Quale tecnica, se non il collage, può rendere al meglio quel miscuglio pastoso, calibrato oppure casuale, che è la nostra memoria quando vaga libera per praterie mentali sterminate o rimesta e si incaglia negli scampoli di ricordi più ostinati? Una tecnica mista ed eclettica che permette di scoprire, scavare e decodificare nuovi territori visivi.

Allegri, seriosi o irriverenti, i collage ci spingono ad esplorare le fessure della quotidianità e a testare il potere del casuale, dell’inaspettato e del disparato.

Viaggiare tra qui e altrove, tra noi e ciò che siamo

Se a Udine, la mostra Cosa rimane del giorno permette di viaggiare tra realtà e meraviglia, tra qui e altrove, tra passato e presente, tra ciò che è identificabile e ciò che risulta bizzarro, a Roma Las Mujeres Que Me Habitan racconta quello che, per motivi consapevoli o meno, è fondante della persona che siamo diventati.

 

Le parti che, consapevolmente o meno, ci compongono

María Ángeles Vila Tortosa ha raccolto per anni le fotografie delle donne della sua famiglia che sono state conservate accanto a immagini di donne mai conosciute, lontane nel tempo e nello spazio, trovate per caso: un insieme di persone che la abitano in quanto parte del suo patrimonio genetico e parte del suo patrimonio sentimentale, psicologico, emotivo e che hanno negli anni abitato le sue opere su tela, su carta, su metallo.

Las Mujeres Que Me Habitan

Il racconto di un percorso artistico e di una ricerca in continua evoluzione, la centralità della memoria e della famiglia nella costruzione della propria identità, donne straordinarie conosciute e non, in un grande mandala composto da più di trenta opere prodotte tra il 2009 e il 2022.

Tutto questo, e molto altro, è Las Mujeres Que Me Habitan, mostra personale di María Ángeles Vila Tortosa a cura di Annalisa Inzana, che fino al 22 dicembre abita gli spazi del nuovo studio dell’artista a via di San Martino ai Monti a Roma.

Cosa rimane del giorno

Dal 19 novembre al 22 dicembre 2022, lo spazio creativo Arcipèlago di Udine dedica una mostra dedicata al lato giocoso e sorprendente dei collage che espone le opere degli artisti Vanda Gemino e Giona Maiarelli.

Questultimo presenta ventuno collage del suo New York Times Art Project a restituire un caleidoscopio visivo, oltre alla nuova serie Survey of the American West in cui forme geometriche di carta dipinte a mano dialogano con le immagini fotografiche in bianco e nero di una natura severa e solenne.

Le piccole cose, che non sono piccole

Vanda Gemino, invece, lavora il collage su scala minuscola: crea spille assemblando pagine di giornali e riviste vintage, foto e cartoline degli anni 40-’60. Nascono opere che sono finestre sulla sua immaginazione, dove mozziconi di ricordi, brandelli di vecchi tempi e schegge creative creano, pezzo dopo pezzo, un puzzle delicato e al tempo stesso intrigante.