Come si visita Fabbriche Pensanti?
Davide Pagliarini: “Girandole attorno o visitandola all’interno. È una domus a patio con lati chiusi e aperti.
Sulle pareti sono applicate didascalie con la data dell'oggetto e informazioni minimali, una linea del tempo. Per ogni pezzo ci sono dei cassetti e delle ante, aprendo i quali si trovano informazioni riferite a ciascun oggetto. Non è un percorso impositivo e univoco, è un grande gioco, pensato anche per una fruizione didattica”.
Compassi d'Oro 32 + 1, che cos'è il +1?
Davide Pagliarini: “È il 33º: un compasso che non appartiene alle vittorie bergamasche e bresciane ma è milanese. Il marchio di Regione Lombardia è inserito perché è il segno concepito da Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia e Bruno Munari ispirandosi e ridisegnando un segno presente sulle incisioni rupestri della Valle Camonica. Qualcosa di primigenio, ancestrale e moderno.
La natura, la conformazione specifica di una regione e il gesto umano che continuano a vivere in quel segno.
È interessante osservare come una stampa rotazionale o la tecnologia di assemblaggio della sedia Frida di Odo Fioravanti, possa dialogare con un gesto che ha una datazione così remota. Non li vedo così lontani: è sempre intelligenza umana”.
Qual è la prima azienda che ha ricevuto il premio?
Davide Pagliarini: “Nel 54, l'anno in cui il Compasso d'Oro è il premio della Rinascente, sono tre gli oggetti ad essere premiati: il fucile automatico da caccia ”48 AL” per uso sportivo della Franchi, la valigia-borsa d’affari “24 ore” del designer Giovanni Fontana della Valextra e il ventilatore “ZeroWatt V.E.505”. Apriamo con questi tre”.
E chiudiamo con?
Davide Pagliarini: “Con la valvola di raccordo Easy Covid, concepita da una start up bresciana che ha utilizzato una maschera subacquea con boccaglio di uso comune, adattandola e inventando una valvola che ha salvato migliaia di vite.
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Economico, di facile produzione e open source, il progetto fu condiviso in rete: bastava una stampante 3D per realizzare la valvola.
Curioso che l'allestimento sia costruito come una sorta di percorso circolare che comincia con l'analogico di un fucile automatico da caccia, una valigia di cuoio artigianale e un ventilatore meccanico, e si chiuda con le tecnologie digitali e il concetto della condivisione in rete”.
Hai avuto contatti con le aziende coinvolte?
Davide Pagliarini: “Al progetto ha collaborato una squadra di sei redattori, docenti del Politecnico di Milano e di Torino che hanno intervistato le realtà coinvolte.
L’elemento di interesse del progetto, oltre ai 32 saggi, sono 32 interviste ad altrettanti soggetti, produttori, designer e studiosi.
Una serie di talk dedicati al futuro del design e della manifattura e podcast a puntate. Sugli oggetti più datati l’azienda o non esisteva più, oppure in altri casi ha ereditato un Compasso d'Oro vinto negli anni 50 o 60 da un’azienda scomparsa.
L’heritage è rimasto.
Abbiamo messo il naso nelle fabbriche: verrà realizzato un volume di 400 pagine, un apparato iconografico corposo.
Come si fa una stampa rotazionale, come si incolla un impiallaccio a un poliuretano, come viene fuso il disco di un freno. Non solo una dimensione didattica, ma un’opera di grande curiosità.
A mio avviso non ci si dovrebbe fermare ai Compassi d’Oro, esistono saperi che non hanno vinto premi ma sono di interesse straordinario. Il senso è chiedersi che cos'è il design, quale la sua vera funzione e il suo significato profondo. Mi piace che in questa mostra ci siano un tombino, un freno, una valvola. Elementi che appartengono alla meccanica delle cose più ordinarie e meno visibili.