La mostra che racconta le storie di 32 prodotti vincitori del Compasso d’Oro raccontata dal curatore Davide Pagliarini

Dal 24 marzo al 4 giugno 2023 a Palazzo della Ragione di Bergamo, con la mostra Fabbriche Pensanti, va in scena il design: 32 prodotti realizzati dalle aziende dei territori di Bergamo e Brescia, che dal 1954 ad oggi si sono aggiudicati il Compasso d’Oro.

Il progetto nasce da un’idea di DimoreDesign, sviluppata da MULTI e Associazione Marketing +39.

È una mostra che si preannuncia affascinante, un vero e proprio must per chi ama il design perché, anche grazie a un imponente corpus di studi nato a supporto dell’impegno curatoriale, racconterà che cos'è il design, quale la sua vera funzione e il suo significato profondo.

“Nel fare è contenuto il pensiero, la mano che pensa. Per il produttore il suo pensare è il fare”, dice Davide Pagliarini, architetto e curatore della mostra.

Ce la siamo fatta raccontare…

Dove è ospitata la mostra Fabbriche Pensanti?

Davide Pagliarini: “Fabbriche Pensanti è allestita nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione di Bergamo, una dimora speciale. Ci troviamo nella città medievale, delle corporazioni, dei vignaioli, dei calzolai, dei fabbri, dei falegnami, che nasce per realtà molecolari disperse, ciascuna delle quali tutela il proprio sapere e la propria conoscenza.

Il Palazzo della Ragione è il luogo della pubblica adunanza, in cui i mestieri e le arti dibattono, negoziano, decidono le politiche e le scelte strategiche più importanti. Questo rende tutti più forti. Il senso è trovare coesione più che rappresentanza della singolarità.

Come è stata allestita?

Davide Pagliarini: “Il visitatore si troverà di fronte una dimora verniciata di rosso rubino di quasi 200 metri quadrati, con i testi e le icone in bianco e oro, a richiamare i colori del Compasso d'Oro.

Non un podio in cui i migliori hanno la luce su di sé, ma un luogo in cui gli oggetti si incontrano attraverso lo sguardo del pubblico, creando dialoghi silenziosi.

L'obiettivo è quello di trovare analogie, transfert di conoscenza tra un oggetto e l'altro, relazioni inedite e curiose”.

Perché il rosso Rubino?

Davide Pagliarini: “Il rosso Rubino è un colore emotivamente capace di accendere gli animi, legato all'eros, al sentimento amoroso, agli aspetti sanguigni della nostra natura. Non è freddo, pacato e conciliante. Porta energia e vigore.

L’aspetto sanguigno è nella storia di province portatrici di conoscenza, saperi, forza lavoro specializzata di valore. Territori che si trovavano nelle piazze strategiche europee.

Penso al sistema laniero e tessile ma anche alla meccanica: siamo sempre stati i subfornitori dei mercati europei e mondiali.

Questi risultati si ottengono con caparbietà, tenacia, pragmatismo e allo stesso tempo una sorta di understatement. L’insieme di orgoglio e moderazione ha reso questi territori preziosi per molte realtà”.

Come si visita Fabbriche Pensanti?

Davide Pagliarini: “Girandole attorno o visitandola all’interno. È una domus a patio con lati chiusi e aperti.

Sulle pareti sono applicate didascalie con la data dell'oggetto e informazioni minimali, una linea del tempo. Per ogni pezzo ci sono dei cassetti e delle ante, aprendo i quali si trovano informazioni riferite a ciascun oggetto. Non è un percorso impositivo e univoco, è un grande gioco, pensato anche per una fruizione didattica”.

Compassi d'Oro 32 + 1, che cos'è il +1?

Davide Pagliarini: “È il 33º: un compasso che non appartiene alle vittorie bergamasche e bresciane ma è milanese. Il marchio di Regione Lombardia è inserito perché è il segno concepito da Bob Noorda, Roberto Sambonet, Pino Tovaglia e Bruno Munari ispirandosi e ridisegnando un segno presente sulle incisioni rupestri della Valle Camonica. Qualcosa di primigenio, ancestrale e moderno.

La natura, la conformazione specifica di una regione e il gesto umano che continuano a vivere in quel segno.

È interessante osservare come una stampa rotazionale o la tecnologia di assemblaggio della sedia Frida di Odo Fioravanti, possa dialogare con un gesto che ha una datazione così remota. Non li vedo così lontani: è sempre intelligenza umana”.

Qual è la prima azienda che ha ricevuto il premio?

Davide Pagliarini: “Nel 54, l'anno in cui il Compasso d'Oro è il premio della Rinascente, sono tre gli oggetti ad essere premiati: il fucile automatico da caccia ”48 AL” per uso sportivo della Franchi, la valigia-borsa d’affari “24 ore” del designer Giovanni Fontana della Valextra e il ventilatore “ZeroWatt V.E.505”. Apriamo con questi tre”.

E chiudiamo con?

Davide Pagliarini: “Con la valvola di raccordo Easy Covid, concepita da una start up bresciana che ha utilizzato una maschera subacquea con boccaglio di uso comune, adattandola e inventando una valvola che ha salvato migliaia di vite.

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Economico, di facile produzione e open source, il progetto fu condiviso in rete: bastava una stampante 3D per realizzare la valvola.

Curioso che l'allestimento sia costruito come una sorta di percorso circolare che comincia con l'analogico di un fucile automatico da caccia, una valigia di cuoio artigianale e un ventilatore meccanico, e si chiuda con le tecnologie digitali e il concetto della condivisione in rete”.

Hai avuto contatti con le aziende coinvolte?

Davide Pagliarini: “Al progetto ha collaborato una squadra di sei redattori, docenti del Politecnico di Milano e di Torino che hanno intervistato le realtà coinvolte.

L’elemento di interesse del progetto, oltre ai 32 saggi, sono 32 interviste ad altrettanti soggetti, produttori, designer e studiosi.

Una serie di talk dedicati al futuro del design e della manifattura e podcast a puntate. Sugli oggetti più datati l’azienda o non esisteva più, oppure in altri casi ha ereditato un Compasso d'Oro vinto negli anni 50 o 60 da un’azienda scomparsa.

L’heritage è rimasto.
Abbiamo messo il naso nelle fabbriche: verrà realizzato un volume di 400 pagine, un apparato iconografico corposo.

Come si fa una stampa rotazionale, come si incolla un impiallaccio a un poliuretano, come viene fuso il disco di un freno. Non solo una dimensione didattica, ma un’opera di grande curiosità.

A mio avviso non ci si dovrebbe fermare ai Compassi d’Oro, esistono saperi che non hanno vinto premi ma sono di interesse straordinario. Il senso è chiedersi che cos'è il design, quale la sua vera funzione e il suo significato profondo. Mi piace che in questa mostra ci siano un tombino, un freno, una valvola. Elementi che appartengono alla meccanica delle cose più ordinarie e meno visibili.

Quale è il significato di questa iniziativa?

Davide Pagliarini: “Il significato profondo è provare a individuare una coesione tra parti.

Bergamo e Brescia hanno sì numerose eccellenze ma non sono riconoscibili e identificabili con uno specifico settore, come quello della Brianza, connotato per il mobile.

Bergamaschi e bresciani si connotano per la versatilità e la capacità di produrre artefatti diversificati.

Di fondo la volontà di legare, di provare a unire, far ragionare insieme delle singolarità che oggi poco si parlano, o forse non hanno la consapevolezza di essere un corpo collettivo, a prescindere dalle retoriche delle divisioni di provincia”.

A bergamaschi e bresciani non piace raccontarsi…

Davide Pagliarini: “Un produttore di dispositivi, apparecchi meccanici non ha voglia di raccontarsi, è assorbito dal suo lavoro, il suo pensare è il fare.

Il titolo di questa mostra nasce da questo concetto. Prima c'è la fabbrica nell’accezione di homo faber. Nel fare è contenuto il pensiero, la mano che pensa”.

È una mostra che si avvicina allo spirito del territorio

Davide Pagliarini: “I miei nonni producevano caramelle nella bassa pianura; da bambino ho respirato quell'aria operosa, quell'idea di radicamento, con una certa quota di generosità. È mio desiderio proseguire questa indagine ampliandola, al di là del Compasso d’Oro.
L'ADI ha una sua indiscutibile autorevolezza, partiamo da un sigillo che ha un valore importante al quale si possono aggiungere ulteriori riflessioni”.