Dario Argento è un regista che, come pochi altri, ha saputo agire sugli spazi e sulle location. In che modo?
Sono perfettamente d’accordo. Pochi registi sono riusciti a rendere le città degli insospettabili luoghi metafisici, decontestualizzando facciate, palazzi, piazze, strade per adattarli alle proprie visioni. Argento dedica un’attenzione maniacale alle interpretazioni architettoniche e ‘urbanistiche’ e alla definizione degli interni delle location per creare nello spettatore un senso di smarrimento e di angoscia, anche se si tratta di luoghi pienamente riconoscibili.
Lo splendore liberty della Dance Academy di Friburgo, dove si reca la protagonista di Suspiria, esplode in colori minacciosamente saturi, quasi fosforescenti, o in labirintiche forme geometriche che la intrappolano.
Per gli esterni, basta pensare che a Torino ancora oggi viene organizzato un tour per rivivere le location in cui il regista ha girato: da piazza CLN, con la celebre intrusione hopperiana del Blue Bar, fino al Liberty maledetto di Villa Scott, per citare solo Profondo rosso. Un caso più unico che raro.