Un concorso di idee in cui i partecipanti hanno realizzato progetti a partire da materiali di scarto da filiere agroalimentari

L'approccio alla cultura del progetto da parte delle nuove generazioni di architetti e designer non è più “lineare” (modello in cui il consumo determina il ciclo del prodotto generando una catena economica che risponde allo schema estrazione-produzione-consumo-smaltimento) ma “circolare” (modello che implica condivisione, riutilizzo, riparazione e ri-condizionamento di materiali e prodotti esistenti per estendere il loro ciclo di vita e ridurre al minimo i rifiuti) e vede un fiorire di idee e prodotti realizzati con materie prime seconde ricavate dal riciclo di altri materiali o da scarti industriali e alimentari. Tra queste, bucce di pomodoro, barattoli di alluminio, residui di caffè. Tutto da buttare? Possibile, differenziando. Oppure no, riciclando e recuperando scarti agroalimentari che diventano lampade, giochi, tovagliette da mensa, contenitori per fast food o casette per uccelli. Questo è stato l'obiettivo del concorso Re-Food (edizione 2021), competizione per designer capaci di reinventare il design.

Design e tecnologie agroalimentari

A promuovere il contest di idee, i Dipartimenti di Agraria e Architettura dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con ADI (Associazione per il Disegno Industriale). “In questa esperienza abbiamo voluto dare spazio alla creatività inventandoci un concorso di idee con denominatore il design, in cui i partecipanti hanno realizzato progetti a partire da materiale di scarto da lavorazioni agroalimentari. Ben vengano, quindi, contaminazioni culturali come quella tra il design e le tecnologie agroalimentari per creare dei prodotti che possono essere utili per implementare processi di economia circolare. Sarà importante, in futuro, avere produzioni alimentari in cui gli scarti rappresentano un valore perché, magari, possono essere utilizzati come fonte di bioenergie, oppure, come nel nostro caso, come materia prima per produrre un oggetto di design. E’ un interessante segnale che i giovani abbiano risposto così tanti al concorso, evidenza dell’attenzione di giovani designer e progettisti alle tematiche della sostenibilità”, spiega il professor Danilo Ercolini, direttore del Dipartimento di Agraria e ideatore dell’iniziativa.

Un concorso inedito e innovativo

Il concorso, riservato a designer junior under 35 e senior, ha riscosso successo e numerosi sono stati i partecipanti, con la categoria junior risultata la più attiva. Trentotto i progetti valutati, presentati da designer provenienti da tutta Italia. Tra i materiali utilizzati: bucce di pomodori, agrumi, ananas, foglie di mais mescolati con biopolimeri e resine, ma anche scarti legnosi, gusci di bivalvi, barattoli di alluminio, juta, pasta e biscotti. Lampade, giochi per bambini, tovagliette da mensa, contenitori per fast-food, ma anche poltrone, casette per uccelli e piastrelle tra gli oggetti realizzati.

Tecnologia, linguaggio espressivo ed esperienza utente

Re-Food si è proposto di stimolare il ripensamento creativo dei materiali di scarto attraverso l’ideazione e la realizzazione di oggetti e sistemi di oggetti d’uso comune. In particolare, il concorso ha valorizzato l'utilizzo di materiali di scarto provenienti da filiere agroalimentari attraverso un’attività di engagement rivolta a studenti, progettisti e aziende produttrici degli scarti o impegnate nei processi di conversione di materiali di scarto delle filiere agroalimentari. Dal punto di vista progettuale i prodotti dovevano mixare la dimensione tecnologica e produttiva, i linguaggi espressivi e l’esperienza dell’utente in tutti i suoi aspetti (percettiva, sensoriale, materica, dell’uso). Gli oggetti sono stati valutati in base a: innovazione, originalità, facilità di montaggio se componibili, integrabilità tra i materiali adoperati, sostenibilità del ciclo di vita del prodotto. Ai partecipanti è stata offerta la possibilità di esporre i lavori in una mostra temporanea allestita dai Dipartimenti di Agraria e di Architettura presso gli spazi della Reggia di Portici aperta fino al 15 maggio scorso.

I progetti premiati

Il primo premio è stato assegnato alla categoria junior al progetto Maciste di Lorenzo Esposito, un progetto di design, un porta-segreti, un contenitore, realizzato con gusci di frutta secca o gusci di uova o conchiglie di molluschi. Secondo premio ex aequo categoria junior a Beatrice Borellini, Laura Verri (con le loro piastrelle da gusci dì cozze e bivalvi vari) e a Giulia Cosentino (con la casetta per uccelli bioplastica realizzata con componenti organiche: amido, aceto di alcool, semi e resina di pino che non esaurisce la sua vita dopo l'uso trasformandosi in piante locali). Secondo premio ex aequo categoria senior a Edoardo Perri e Dario Riva (tazzine e piattini per il caffè realizzati con scarti di caffè) e a Gaetano Avitabile (pod lamp realizzata con materiale plastico proveniente dalla filiera alimentare, tappi in plastica di bottiglie di coca cola e polistirene espanso delle confezioni per il trasporto di mozzarelle di bufala).

Le menzioni

Menzione speciale nella categoria junior a Francesca Nori e Fabrizio Moiani (pannelli di copertura superficie realizzati con bucce di ananas), a Nicola Boselli (seduta e tavolino rivestiti con materiali ricavati dagli scarti del mango e dagli scarti del succo di arancia), a Luisa Carnevale Baraglia (tra i designer dell'installazione realizzata da Milano Makers nel sottoportico della Università degli studi di Milano durante la mostre-evento di Interni Design Re-Generation: esponeva la nuova collezione di bicchieri Serenissima fatta con vetro di Murano proveniente dagli scarti di produzione della fornace Gambero&Tagliapietra), Yuki Hadal, Siyuan Wang (tovagliette realizzate con scarti di arance, castagne, zucchine, carciofi, limoni).

In apertura, Gaetano Avitabile, Podlamp, secondo premio ex aequo.