Giovedì 3 marzo inaugura alla Fondazione Pasquinelli la mostra Cityscape/Presets del giovane fotografo Lorenzo Piovella che si articola attraverso il confronto tra due serie fotografiche realizzate in luoghi e tempi diversi: Slices/Highrise (2012-2014) e Oh Gold (2015): le prime fotografie riproducono gli edifici più alti della città di Milano che vengono sottoposti ad un processo di astrazione dai relativi contesti sociali; le seconde invece raffigurano modelli virtuali di costruzioni verticali.

Le due serie condividono dunque sia l’oggetto immortalato, sia le modalità di rappresentazione: tutte le immagini della mostra riguardano edifici alti contemporanei estraniati dalle rispettive realtà.

In questo modo, le suggestive immagini della mostra da una parte evidenziano ciò che spesso sfugge allo sguardo distratto del cittadino, ossia il linguaggio proprio degli edifici che costruiscono la città, dall’altra indagano e mettono in evidenza le relazioni che tali costruzioni intrattengono con delle immagini virtuali.

L’artista e fotografo Lorenzo Piovella, nato a Milano nel 1986, indaga sugli spazi alterati dall’intervento umano. La sua ricerca, che alterna fotografia e nuove tecnologie, crea un immaginario nel quale gli stereotipi costruttivi e spaziali che dominano gli scenari urbani sono protagonisti.

Le sue immagini vivono in una dimensione nella quale il precario equilibrio tra reale e fittizio è sempre in bilico. Nella ricerca di Lorenzo Piovella il tentativo costante è quello di abbattere le linee di demarcazione, i limiti tra le esperienze spaziali e visive concrete e virtuali; e gli spazi architettonici e urbani, oggetto principale del suo lavoro, si prestano naturalmente a questa modalità di azione.

L’attrazione dell’artista si concentra su tutti gli elementi pop, standardizzati, precostituiti e stereotipati che l’immaginario architettonico offre, nel tentativo di incanalare le sue ossessioni nella pratica di produzione di immaginari ambientali: sostanzialmente una pratica menzognera intenta a stilare un’enciclopedia del suo universo immaginifico, creando (e cercando) spazi e luoghi verosimili ma anche profondamente distaccati dal loro contesto.