La galleria M77 di Milano dedica alla grande designer francese una mostra che mette a confronto progetti d’arredo per Cassina e la sua produzione fotografica

Invitava tutti ad aprire il proprio sguardo 'a ventaglio'. Un modo delicato per dire: "non fermatevi mai al primo passo, andate oltre, perché l’arte può nascondersi ovunque".

Charlotte Perriand aveva fatto di questa esortazione una filosofia di vita. Lei, che in tutta la sua carriera ha saputo spaziare con estrema nonchalance fra l’architettura e il design, la fotografia e la scultura, la politica e l’impegno civile.

Charlotte Perriand: una progettista versatile

Alla grande designer francese ora la galleria M77 di Milano dedica una mostra che ha il retrogusto dell’omaggio. Charlotte Perriand. L'avanguardia è donna, infatti, punta l’attenzione sulla versatile produzione di questa splendida designer francese e mette a confronto la sua produzione fotografica degli anni '30 con una selezione degli arredi iconici prodotti in esclusiva da Cassina.

L’esposizione, allestita dal 27 giugno al 22 settembre, è curata da Enrica Viganò ed è realizzata in collaborazione con Archives Charlotte Perriand, Admira e Cassina.

Punto focale della mostra è dimostrare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quanta avanguardia c’era nelle scelte dell’artista transalpina.

Quanta avanguardia c’era in Charlotte Perriand?

"Ce n’era moltissima - ci spiegano Giuseppe Lezzi ed Emanuela Baccaro, titolari di M77 - La visionarietà di Perriand, il suo essere in anticipo sui tempi, sono caratteristiche di una sensibilità fuori dal comune che denotano un atteggiamento mentale ben preciso.

È grazie a lui che Charlotte ha saputo emergere in un mondo professionale dominato praticamente solo da uomini, che spesso hanno fatto la storia del modernismo, dell’estetica, del pensiero".

Secondo i due galleristi, Perriand è stata dunque due volte rivoluzionaria: primo perché è riuscita a entrare in quel mondo ma, dalla porta principale, secondo perché è riuscita, con la sua grazia e la sua tenacia, a diventarne parte attiva.

"Con la sua freschezza, sensibilità, intelligenza, - raccontano sempre i due - ha veramente stravolto il Modernismo dalle fondamenta. Una rivoluzione non solo estetica ma anche sociale e identitaria".

Controcorrente, sempre

La storia della designer sembra uscire da un libro di avventure. Parigina, classe 1903, studi all’Union Centrale des Arts Décoratifs (UCAD), Charlotte è andata sempre controcorrente. Fin da quando a 25 anni ha scandalizzato tutti decidendo di diventare architetto, mestiere all’epoca giudicato esclusivamente maschile.

Dopo il diploma in Interior Design, ha condiviso i principi di ricerca del Bauhaus, rifiutando i canoni decorativi tradizionali e abbracciando l’uso dei nuovi materiali industriali. Per anni ha vissuto all’ombra delle figure maschili, eppure è da sempre considerata una pioniera del modernismo e la grande antesignana del multiculturalismo artistico.

Ha sperimentato un’infinità di linguaggi, mescolando le varie sensibilità grazie a collaborazioni che rivoluzioneranno non solo il mondo del design ma quello della creatività in generale. Straordinari sono stati i progetti realizzati a quattro mani sia con architetti Le Corbusier e Prouvé, che con artisti come Léger, Picasso, Calder, Sonia Delaunay o i giapponesi Hisao Dômoto e Sôfu Teshigahara.

Coraggiosa ai limiti dell’incoscienza, amava nuotare, sciare, fare escursioni. Famosa la frase in cui dice: "Meglio trascorrere una giornata al sole che passarla a spolverare i nostri oggetti inutili".

"Qui non ricamiamo cuscini", le disse Le Corbusier...

È stata un simbolo della rivalsa femminile contro le convenzioni del tempo. Una rivalsa che dura ancora oggi. "Le donne hanno dovuto e devono dare sempre più degli uomini per avere lo stesso riconoscimento a parità di competenze, talento, estrazione sociale. - dicono quasi all’unisono Lezzi e Baccaro - Questo è tristemente vero oggi e lo è stato ancora di più in passato.

"Qui non ricamiamo cuscini" rispose nel 1927 Le Corbusier liquidando la giovanissima Charlotte Perriand, la quale proponeva al grande architetto di lavorare nel suo studio, ovviamente tutto al maschile. Per fortuna il talento  alla fine ha prevalso".

Un talento coltivato ogni giorno grazie a studi costanti, a tesi che proponevano una 'sintesi delle arti' e a un girovagare pervaghi angolo del mondo. Nel '40 viene invitata dal governo giapponese come consulente per la produzione nazionale di design industriale, nel 1943 si trasferisce in Indocina. Tornerà a Parigi tre anni dopo.

La mostra: tra scatti segreti e art brut

Negli spazi di via Mecenate c’è tutta questa sua fame di conoscenza e joie de vivre. Il tour si dipana lungo un percorso tematico. Viene presentata una selezione di scatti realizzati in montagna, che l’artista considerava il suo buon ritiro ideale.

Fra questi spicca l'immagine più iconica di tutte, dove si vede Charlotte, orgogliosa, con le spalle nude davanti alla neve della Savoia alzare i guanti da sci in cielo in segno di vittoria e di libertà totale. Il viaggio prosegue poi con i ritratti insieme a gli amici Le Corbusier e Fernand Léger.

E soprattutto con la serie che l’artista parigina ha voluto chiamare Art Brut, in cui alcuni objet-trouvés naturali, spesso rinvenuti quasi per caso lungo le spiagge della Normandia, vengono fotografati in modalità still life e trasformati in vere sculture contemporanee.

Un docu-film inedito

A fare da corollario all’esposizione c’è anche un docufilm inedito. Si tratta di Creer l'habitat au XXe Siecle, curato da Jacques Barsac. Il video è stato realizzato nel 1985 e si vede la stessa Charlotte, allora ottantenne, accompagnare lo spettatore attraverso i momenti più importanti della sua vita. Nella pellicola le immagini di repertorio si alternano ai documenti, ai disegni, ai progetti e agli arredi.

Fra l’imponente mole di foto firmate da Perriand ed esposte a Milano ci sono infine quelle realizzate al mare e nei centri urbani in Inghilterra, Francia, e Giappone. Ogni singolo oggetto, anche il più rilevante, presente all’interno dell’inquadratura, diventa fonte di ispirazione: le forme geometriche dei palazzi, le loro impalcature, l’intricato macramè di strade, un lampione, il riflesso dell’ombra su una parete sono il punto di partenza per i suoi arredi e le sue architetture. "L’arte è in tutto – diceva – È nella vita e si esprime in ogni occasione e in tutti i paesi".