Orientarsi tra i padiglioni nazionali, la sezione a cura di Lesley Lokko e le mostre allestite a Venezia in occasione della Biennale di Architettura 2023, che apre il 20 maggio

La 18. Mostra Internazionale di Architettura 2023 della Biennale di Venezia apre al pubblico sabato 20 maggio (fino al 26 novembre 2023), giorno della proclamazione dei Leoni d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale e per il miglior partecipante alla Mostra Internazionale The Laboratory of the Future; del Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante alla Mostra; oltre che di una menzione speciale alle Partecipazioni Nazionali e di un massimo di due menzioni speciali ai partecipanti alla Mostra Internazionale.

Il 20 maggio è atteso anche il primo appuntamento del ciclo di incontri Carnival (Teatro Piccolo Arsenale dalle 17.00 alle 18.30) che, volti a esplorare i temi della Biennale Architettura 2023, si svolgeranno durante i sei mesi di mostra.

Leggi anche: Biennale Architettura 2023: informazioni, calendario e aggiornamenti

“Questo programma vuole essere una forma di pratica dell’architettura che tenta di colmare il divario tra gli architetti e il pubblico”, sottolinea Lesley Lokko.

Sarà un’occasione di scambi, analisi e opinioni in cui politici, policymakers, poeti, registi, documentaristi, scrittori, attivisti, organizzatori di comunità e intellettuali condivideranno il palco con architetti, accademici e studenti.

Le richieste della curatrice Lesley Lokko

Per la Biennale di Architettura 2023, Lesley Lokko ha scelto il tema The Laboratory of the Future.

L’intento è quello di indagare le possibilità di creare un domani collettivo a partire dalle esperienze del continente africano che, da sempre, affronta con concretezza le tematiche della contemporaneità.

Leggi anche: Biennale Architettura 2023: chi è la curatrice Lesley Lokko

Nella sua veste di ricercatrice nel campo dell’architettura, Lokko si sofferma sui concetti di decarbonizzazione e decolonizzazione dell'architettura.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario evolvere il linguaggio dell'architettura, fino a renderlo davvero universale.

In uno sforzo di apertura e di innovazione che passa per i luoghi della formazione in cui è immersa in prima persona. Ai partecipanti, definiti Practitioner, è stata richiesta una comprensione diversa e più ampia del termine architetto, più coerente con un mondo in rapida ibridazione.

“Un’occasione unica – promette riferendosi al mondo dell’architettura - per proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune”.

Leggi anche: Biennale Architettura 2023: Il Laboratorio del Futuro

Cosa ci si aspetta da Spaziale, il progetto del Padiglione Italia

Il Padiglione Italia promuove, nelle parole dei curatori Fosbury Architecture, “azioni pioniere relative a un orizzonte temporale che vada oltre la durata della Biennale Architettura 2023”.

Il progetto è consistito in 9 interventi site-specific svoltisi in altrettanti luoghi selezionati in tutto il territorio italiano – da Taranto a Trieste, dalla penisola sorrentina all’Abruzzo, passando per l’entroterra veneziano, spostandosi via via in Sardegna, Sicilia, Calabria e Toscana - per offrire uno spaccato della cultura architettonica delle generazioni più giovani e sperimentali.

Il risultato dei processi innescati nei 9 territori sarà in mostra nel Padiglione Italia dal 20 maggio al 26 novembre 2023.

Dalla costellazione delle attivazioni osservate in questi mesi, dovrà emergere un’immagine dell’architettura italiana in cui prevale la componente interdisciplinare, dove l’architetto si rapporta in modo innovativo e originale con le comunità e con i territori.

Leggi anche: Biennale 2023, Padiglione Italia: i curatori, il tema e tutte le attivazioni

Per la prima volta, infatti, il Padiglione Italia è stato interpretato dai curatori come un attivatore di azioni concrete a beneficio di territori e comunità locali, mettendo in scena le ricerche portate avanti da architetti italiani under 40 in relazione a specifiche necessità territoriali. In un lavoro collettivo e collaborativo, che supera l’idea dell’architetto-autore.

Leggi anche: La Biennale delle prime volte

Su cosa hanno indagato i Padiglioni Nazionali per rispondere al “Laboratorio del Futuro”

Secondo la curatrice Lesley Lokko è stato chiaro fin dal principio che The Laboratory of the Future avrebbe adottato come suo gesto essenziale il concetto di cambiamento.

A questo infatti tendono i progetti dei Padiglioni Nazionali. Indagando le problematiche relative alle risorse idriche e allo sviluppo sostenibile, al cambiamento climatico e alla biodiversità, promettono di ristabilire il contratto spaziale tra uomo e natura.

Demarcazioni spaziali, culturali e politiche sono al centro della riflessione del Padiglione della Svizzera.

Come proteggere le coste e salvaguardare il clima attraverso la natura? Come applicare questi principi in diversi luoghi del mondo? Si chiede il Padiglione della Danimarca (foto di apertura), confidando che nuovi modi di vedere la natura e nuove visioni del mondo si manifestino nella trasformazione del paesaggio costiero, purché affrontate con un approccio multidisciplinare.

Sullo spazio per la partecipazione, la conoscenza, la ricerca e la discussione internazionale si basa il Padiglione dell’Egitto che sviluppa con NiLab un lavoro congiunto di architetti e docenti di architettura di 24 università provenienti da 10 diverse nazioni.

Per pensare a un futuro fertile, sostenibile ed equo, il progetto Fertile Futures del Portogallo solleva questioni inerenti alle risorse idriche di sette idrogeografie portoghesi. A giovani architetti, in collaborazione con esperti di altri campi del sapere, il compito di elaborare modelli propositivi per un domani più sostenibile.

L’Australia esplora i temi della decolonizzazione e della decarbonizzazione evidenziando l'eredità coloniale del suo continente alla fine della seconda era elisabettiana.

Il Belgio indaga nuovi rapporti tra gli architetti e le risorse, sviluppando alternative costruttive che utilizzano materiali provenienti da organismi viventi.

La Spagna compie un viaggio di esplorazione attraverso il contesto agro-architettonico spagnolo per affrontare questioni globali. Lo fa analizzando i nostri sistemi alimentari e le architetture che li costituiscono e con Foodscapes guarda al futuro per esplorare altri modelli possibili, capaci di nutrire il mondo senza divorare il pianeta.

Quello dell’Argentina è uno sguardo al futuro dell’acqua attraverso il suo presente, per illustrare la situazione dell'acqua nel paese con l’obiettivo di interpretare meglio il rapporto con essa e promuovere riflessioni sulle azioni future.

L’installazione del Padiglione della Georgia si concentra simbolicamente sui serbatoi d'acqua, sulla loro creazione e sul loro impatto nel corso delle trasformazioni politiche e dei cambiamenti climatici. Quanto è temporanea la nostra impronta sul ambiente? E soprattutto che tipo di impronta lasceranno tali luoghi e quale il loro futuro?

Il Brasile mette al centro la Terra in senso globale e cosmico, come pianeta e casa comune della vita, umana e non, come memoria e anche come futuro, guardando al passato e al patrimonio per ampliare il mondo dell'architettura.

Di ritualità quotidiana per superare lo sradicamento dalle terre di origine parla il Padiglione della Gran Bretagna. I rituali quotidiani (coltivazione, cucina, giochi, danze) sono gli strumenti delle comunità diasporiche per stabilire spazi e presentare nuovi modi di pensare l'architettura e l'ambiente costruito. Per promuovere una nozione estesa di architettura in cui sperimentazione, collaborazione, equità siano parte della pianificazione del Paese.

La tesi sostenuta del progetto del Padiglione della Germania è che la sostenibilità ecologica sia strettamente correlata con la questione sociale.

Di luoghi abbandonati che possono diventare luoghi vitali per progettare piani di sopravvivenza e speranza per il futuro parla il Padiglione dell’Ucraina, che non partecipava alla Biennale Architettura dal 2014. Before the Future - a cura di Iryna Miroshnykova, Oleksii Petrov, Borys Filonenko – si declina fra il Padiglione all’Arsenale (Sale d’Armi) e una installazione presso lo Spazio Esedra dei Giardini.

Il primo presenta uno spazio claustrofobico, senza prese di luce, come simbolo di luoghi abbandonati che possono diventare vitali per progettare piani di sopravvivenza e speranza per il futuro.

L’installazione a cielo aperto presso lo Spazio Esedra dei Giardini si basa su una rete di fortificazioni del X secolo nella regione di Kiev in gran parte dimenticata. Riattivata durante i primi giorni dell'invasione russa, ha rallentato l'avanzata dell'esercito invasore verso la capitale.

In momenti diversi durante tutta la durata della Biennale Architettura 2023, questi spazi ospiteranno un programma pubblico di incontri, dove i rappresentanti della comunità culturale ucraina condivideranno le loro storie ed esperienze con il mondo intero.

Altre mostre, fuori dalla Biennale

Come ogni grande manifestazione artistica e culturale anche la Biennale di Venezia 2023 porta con sé una costellazione di mostre, installazioni e incontri, ovviamente sul tema dell’Architettura, disseminati fra palazzi storici, spazi museali ed espositivi che si aprono alla città per l’occasione.

Chi si appresta a visitarla si potrà spingere al di fuori dei luoghi istituzionali per scoprire qualche altra esposizione legata ai temi della Biennale stessa.

Leggi anche: Fuori Biennale 2023: le mostre sull’architettura da non perdere a Venezia

Cosa aspettarsi dunque?

Date le premesse, anche il pubblico più esigente potrà individuare narrazioni altre e recepire strumenti e linguaggi diversi di spazio, forma e luogo.

Ci si aspetta quindi, come promesso da Lokko, che questa edizione riesca a “proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune”.

 

Foto di apertura, padiglione danese alla Biennale di Venezia 2023, ph R. Hjortshoj