Qual è il pericolo più grande? Dare risposte vecchie a domande nuove
Sono grandi punti interrogativi che nascono tra i pensieri di Gian Maria Tosatti dopo avere assistito, qualche settimana fa, a Tutto brucia, uno spettacolo dei Motus tratto da Le Troiane di Euripide, che racconta di una civiltà che ha subito una sconfitta, la più mitologica, e che viene svenduta a pezzi. “Mi sono sentito disorientato”, racconta, “mi sono chiesto perché mi sento svegliato al presente da una storia come questa?
Quando abbiamo perso e con chi? Quando ci siamo svenduti? Abbiamo perso con noi stessi, e quello spettacolo mi aveva riportato alla vividezza delle sensazioni dello stare nel presente”. Così, il giorno dopo Tosatti, inizia a parlarne con alcuni amici e mentre ripropone loro quelle stesse domande, si accorge che è esattamente la stessa storia che sta raccontando nel Padiglione Italia.
All'artista piace citare l’editoriale di Pier Paolo Pasolini, che il primo febbraio del 1975, sul Corriere della Sera, lamentava che mentre il nostro Stato si perdeva dietro alle sue lotte costanti, alle sue piccolezze di potere e burocrazia, noi non ci accorgevamo che stavano scomparendo le lucciole. La scomparsa delle lucciole per Pasolini significava un cambiamento del rapporto tra uomo e natura, pericolosissimo e irreversibile. “Nel 1975 io non ero nemmeno nato, ma dopo tutti questi anni siamo ancora impegnati in queste piccolezze dell’umano, la Russia, l’America, l’Ucraina, non ci muoviamo mai, ed è questa la battaglia che abbiamo perduto, non ci stiamo evolvendo”, dice Tosatti.