Fino al 3 marzo 2024 il Vitra Design Museum ospita “Iwan Baan: Moments in Architecture”, prima grande retrospettiva sul lavoro del fotografo olandese che ritrae le architetture e le vite che le animano

Iwan Baan è considerato uno dei principali fotografi di architettura e città contemporanei: viaggiatore compulsivo e sinceramente curioso verso i modi di abitare e condividere lo spazio delle persone nelle diverse culture, Baan riesce infatti sempre a far emergere la vita, quella vera, dai suoi scatti.

Moments in Architecture - dice Mea Hoffmann, curatrice del Vitra Design Museum - non è solo una mostra sul lavoro di Iwan Baan, ma uno sguardo empatico sull’evoluzione dell’ambiente abitato e sulle condizioni umane nei luoghi di trasformazione urbana”.

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La prima impressione che si ha addentrandosi tra le candide pareti del Vitra Design Museum e avvicinandosi alle immagini esposte, è che i progetti fotografici di Baan siano delle macro storie capaci di accogliere innumerevoli microracconti.

C’è l’edificio, protagonista del lavoro (spesso commissionato) c’è l’edificio, ripreso passo dopo passo nella sua crescita partendo dalle fondamenta e dallo scheletro strutturale. Intorno, nel frattempo, lo sguardo si allarga e nota le azioni o le reazioni delle persone di fronte alla crescita del cantiere. Spesso, per esempio, nascono baracchini dove riposarsi, punti di ristoro spontanei o parchi gioco per l’intrattenimento dei bambini. Mea Hoffmann, introducendo la mostra, spiega quanto Iwan Baan sia “sempre profondamente interessato a raccontare non solo le architetture, ma la vita delle persone nelle città”.

L’incontro con Rem Koolhaas

Iwan Baan ha cominciato a interessarsi di architettura nel 2004 in seguito a un incontro con l’architetto Rem Koolhaas ed è dalle fotografie di un progetto dell’architetto olandese a Pechino che comincia la mostra, nella sala dedicata alla Cina.

La Cina in quegli anni era molto aperta - spiega il fotografo - e per me è stata una fantastica occasione per creare connessioni non solo grazie ai progetti in divenire, ma con tanti giovani architetti che arrivavano per osservarne da vicino la realizzazione. Nella prima sezione, quindi, incontriamo due progetti monumentali: la sede della CCTV, progettata dallo studio di architettura OMA di Koolhaas (2002-2012), e lo Stadio Olimpico di Herzog & de Meuron (2003-2012).

Punti di vista e prospettive

Dopo la prima collaborazione con Rem Koolhaas, nel corso degli anni, Iwan Baan ha lavorato con diversi architetti di fama internazionale: Herzog & de Meuron, Francis Kéré, Sou Fujimoto, Tatiana Bilbao, Diller Scofidio + Renfro, SANAA, Toyo Ito e molti altri. Il suo compito era ed è quello di documentare l’evoluzione dei loro progetti e per svolgerlo Iwan Baan cattura il carattere e il contesto di un edificio combinando scatti aerei fatti da un elicottero con una serie di prospettive diverse che vanno dalle vedute panoramiche ai primi piani dei dettagli. La maggioranza degli architetti si fida del suo intuito fotografico e lascia a lui la scelta dei soggetti e delle angolazioni per lo scatto perfetto.

La globalizzazione e le comunità locali

Città è il tema della terza sala della mostra: “Ho focalizzato la mia esperienza sulle città - afferma Iwan Baan - e sul loro sviluppo. Mi piace mostrare come questo sia differente nei vari paesi del mondo, ma, nello stesso tempo, contenga diverse similitudini. Quando osservo le persone, come sono vestite e come si comportano intorno alla Fontana di Trevi mi accorgo di quanto siano simili a quelle che si incontrano a Las Vegas".

Iwan Baan osserva le idiosincrasie e affronta continuamente temi attuali come la crescita urbana, l’eredità della modernità, la globalizzazione e le comunità locali. Si avvicina a città simbolo della modernità quali Brasilia o Chandigarth con lo stesso interesse con cui si sofferma sulla Fiera internazionale di Dakar, progettata nel 1975 da Jean-François Lamoureux e Jean-Louis Marin, o sulle sterminate periferie di Los Angeles.

Pratiche abitative

Nelle ultime sale, grazie a un allestimento non solo bidimensionale, la mostra dà la possibilità di attraversare anche edifici informali e tradizionali.

È evidente, infatti, la curiosità del fotografo per la capacità degli uomini, in qualsiasi situazione abitativa, di creare ambienti domestici funzionali anche nella totale improvvisazione data dalla povertà.

Uno di questi progetti, per esempio, documenta quella che presumibilmente è la città temporanea più grande del mondo: una tendopoli che viene allestita ogni dodici anni per la festa religiosa induista Maha Kumbh Mela, quando 50-80 milioni di pellegrini si immergono nelle acque del fiume a Prayagrai, in India. Un altro è dedicato alla Torre David a Caracas, in Venezuela: i residenti della città hanno occupato l’edificio vuoto, rimasto incompiuto. Torre David, inoltre, è la serie fotografica che gli è valsa il Leone d’Oro alla Biennale di Architettura di Venezia del 2012 insieme a Urban ThinkThank (Alfredo Brillembourg e Hubert Klumpner) e a Justin McGuirk.