Fino al 7 maggio in viale Lancetti 34 a Milano, il percorso del maestro tra passato, presente e futuro

“Sono guardiani, spiriti altruisti, come i Lari e i Penati, che proteggono il nostro focolare domestico ormai spento. Prendono parte allo spettacolo della vita e hanno un ruolo nella trama. Sono in parte strumenti e in parte oggetti di scena, in parte mezzi e in parte racconti”. Così Andrea Branzi racconta i suoi Grandi Legni, opere che richiamano i totem, strumenti spirituali di protezione e ponti di collegamento con una dimensione mistica. Letteralmente, totem significa “segno del clan”, e deriva da ototeman, termine che nel linguaggio del popolo nativo americano Ojibway indica lo spirito custode dei clan, grazie al quale i membri si ritenevano tutti parenti. Entità soprannaturali che simboleggiano qualcosa di magico, trascendentale.

Fino al 7 maggio, i Grandi Legni sono in mostra da Nilufar Depot, pezzi unici disegnati dal maestro e coprodotti da Nilufar e Design Gallery Milano: cinque opere, insieme ad acqueforti, prove d'artista e un pannello della serie Architettura Povera, prove d'artista e un pannello dalla serie Assolo di Croci, oltre a quattro opere inedite.

Le radici animiste dei Grandi Legni

Un po' installazioni architettoniche, un po' utensili quotidiani, i Grandi Legni simboleggiano entità misteriose che comunicano con un linguaggio ancestrale, “radici animiste”, oggetti con uno spirito. Il legno, materiale primordiale, ne determina la funzione di sostegno delle fatiche di chi li possiede. “Il legno è la base dell'Europa, le fondamenta su cui l'umanità ha costruito il proprio paesaggio nel corso della storia”, spiega Branzi. Grandi Legni come reinterpretazione del materiale condotta attraverso innovative metodologie di stampa 3M, creazione di intarsi di pietre semi-preziose fiorentine e di micro-mosaici della scuola di Spilimbergo, recupero di elementi più umili, come ad esempio una rete da pollaio, ricerca di antiche travi di Gadertal in Val Badia.

Acqueforti e prove d'artista

Acqueforti e prove d'artista che completano la mostra rappresentano una selezione di opere dalla serie Architettura Povera (recinzioni e altri ambienti semplici, enigmatici, caratterizzati da una particolare aura e da una “sacralità laica”), e dalla serie Assolo di Croci, simbolo della croce come segno ambientale che definisce il significato di qualsiasi luogo, indipendentemente dalla sua implicazione religiosa.

La semplicità di Branzi

Nina Yashar apre con questo evento il 2022 di Branzi, anno che lo vede protagonista alla XXIII Esposizione Internazionale della Triennale e autore di un progetto editoriale curato da Stefano Giovannoni e Francesca Arista Balena, durante il quale l'artista racconterà le nuove opere del design contemporaneo: “L'opera di Branzi si colloca tra passato, presente e futuro. La sua grandiosità sta nel riconoscere, comprendere e riscoprire la semplicità, che viene riportata alla luce nella sua forma più pura, elementare e potente” conclude la gallerista.