Fino al 22 dicembre, la mostra, ospitata nello showroom milanese di via Solferino 7, mette in scena l’interpretazione del legno nella visione anticonvenzionale dell’architetto e designer israeliano

“È facile intuire che Ron Arad, architetto, designer e artista di frontiera, abitasse già il cassetto dei miei desideri”, racconta il presidente Vittorio Alpi. “Arad decise di progettare tre sedute della serie BTT usando lastre del nostro legno in due colori, diversi per facciata. Il risultato è sorprendente, e dimostra come Ron riesca con disinvoltura a entrare in nuovi mondi e ad ammaestrarli, mantenendo ‘in toto’ la sua eleganza, il suo stile sovversivo e spiritoso.”

Tra disegno industriale e arte contemporanea

Ron Arad lavora da decenni tra disegno industriale e arte contemporanea. In questo progetto si sofferma su una riflessione che ha voluto raccontare con la creazione di tre nuovi oggetti one-off studiati per Alpi: dare spazio e materia all’anima scultorea che si nasconde all'interno delle strutture portanti dei progetti e che nessuno ha la possibilità di ammirare.

Una struttura reticolare di legni

“Quando l'azienda mi ha contattato per questo progetto, volevo creare qualcosa che celebrasse ciò che realizza, e quindi ho pensato a qualcosa che fosse composto da una struttura reticolare di legni”, spiega il designer. “Non è dissimile dalle cose che ho fatto in precedenza in acciaio corten. L'elemento in più è la materialità, oltre al fatto di poter avere un colore diverso per ogni lato della tavola. Così un pezzo che da un lato sembra blu, girandogli attorno sembra rosso.”

Tre arredi messi a nudo

Arad, in collaborazione con il dipartimento di ricerca dell'azienda, mette a nudo tre dei suoi più iconici arredi, ne estrae l’essenza e li interpreta con i legni. Tre strutture in legno che plasmano il volume in un gioco tridimensionale di forme e colori. Partendo dai progetti delle sedute Big Easy, Voido, Thumbprint nascono i tre nuovi oggetti protagonisti della mostra If I were a Carpenter.

Linee morbide e sinuose

If I Were A Carpenter - Big Easy s’ispira all’iconica poltrona in acciaio Big Easy disegnata nel 1988 e considerata dai critici una vera e propria opera d’arte più che un prodotto industriale, una poltrona di dimensioni imponenti, fatta di linee morbide, due grandi braccioli e forme sinuose, il tutto concepito come un corpo monoblocco. Il legno è proposto in due cromie: rosso su un lato e nero sull’altro. L’effetto è illusorio e mutevole, la tonalità e la percezione dell’oggetto mutano in base al punto di vista dell’osservatore.

Semplice e complesso

Le forme sinuose e morbide, tipiche dello stile di Ron Arad, caratterizzano anche If I Were A Carpenter - Oh Void che si ispira alla famosa poltrona a dondolo Voido. Un prodotto apparentemente semplice ma che in realtà cela una grande complessità progettuale e costruttiva. Il legno è proposto in due cromie: rosso su un lato e blu sull’altro. Lla tonalità e la percezione dell’oggetto mutano in base al punto di vista dell’osservatore o alla posizione oscillatoria dell’oggetto.

Una composizione studiata

Come a ricordare un guscio, la seduta basculante If I Were A Carpenter - Southern Hemisphere riproduce uno degli oggetti più apprezzati di Ron Arad, la poltrona-scultura Thumbprint, riconosciuta come opera d’arte e presente nella collezione del MoMa di New York. Alpi e il designer ne costruiscono una nuova versione, fatta con lo stesso principio costruttivo degli altri oggetti in mostra, in listelli in legno sagomati e incastrati tra loro in una composizione minuziosamente studiata. Il legno è proposto in due cromie: nero su un lato e grigio chiaro sull’altro. La tonalità e la percezione dell’oggetto mutano in base al punto di vista dell’osservatore.

A corredo della mostra, il fotografo Pierpaolo Ferrari ha realizzato un eccentrico progetto che interpreta in modo provocatorio e surrealistico il forte carattere degli oggetti creati da Ron Arad. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì 10,00 – 12,30 / 14,30 – 17,00.

Foto Set Up che illustrano l'articolo di Thomas Pagani. Foto in apertura e nella gallery di Pierpaolo Ferrari