Al Café della Stampa di Cersaie 2024, il founder di Atelier(s) Alfonso Femia racconta la sua filosofia progettuale: tempi, luoghi, persone, città e linee d’acqua

Tempi, luoghi, persone, spazi urbani, linee d’acqua. Sono questi i temi dibattuti durante il talk “La città buona, per un’architettura responsabile e generosa” organizzato da Interni al Café della Stampa di Cersaie 2024 lo scorso 24 settembre. Alfonso Femia, founder di Atelier(s) Alfonso Femia, ha raccontato il suo modo di intendere e fare architettura. Arte, architettura, città, territori, paesaggi sono un insieme di elementi che genera progetti, riflessioni, azioni per un cambiamento reale. La cultura diventa impulso, spinta alla trasformazione, orientamento a un rinnovato futuro urbano solo se è azione effettiva.

A questo link il video completo del talk

Vedi anche l'intervista all'architetto Alfonso Femia

Tempi, luoghi e persone

In primo piano ci sono le domande che partono dal fare architettura e che la trasformano in attivatrice culturale. Per Alfonso Femia, l’impegno culturale non si traduce nell’organizzazione di eventi a consumo, fini a se stessi. L’architetto parla piuttosto di capitoli culturali, situazioni che fissano momenti di approfondimenti a seguire e a precedere indagini e percorsi trasversali, aperti, strutturati sul dialogo e che sperimentano differenti punti di vista. Al centro: tempi, luoghi e persone.

Progetto come atto pubblico

Ogni progetto è un atto pubblico, e il dialogo è la chiave per comprendere lo scenario in cui un architetto lavora per scoprire meraviglia, bellezza nell’intimità dei luoghi. Senza ansia da prestazione, perché il progetto, secondo Femia, richiede tempi lenti per lavorare alle possibilità del cambiamento, attraverso uno sguardo capace di osservare, ascoltare, guardare l’invisibile. In questo modo l’architettura diventa quel filo sottile che lega persone e società.

L’importanza delle parole

Importanti per Femia sono anche le parole, atto di progetto tra immaginario e reale. Le parole come sguardo, ascolto, domanda per creare un libro continuo e affiancare il progetto entrando in contradditorio con il presente. Il fine è la progettazione della città buona, una città dell’azione, uno spazio di confronto, un’agorà a misura di un territorio, una città onesta. Sviluppata secondo i canoni di responsabilità, generosità, equilibrio e dialogo. Lungo un percorso in cinque atti che coinvolgono: mobilità (accessibilità e connessioni), spazi pubblici, scuole (integrazione), abitare (rinnovamento sociale e urbano), linee d’acqua.

Essere mediterranei

Ed ecco l’acqua quindi, per Alfonso Femia calabrese d’origine e genovese d’azione, elemento vitale e fondamentale dell’architettura. L’acqua come sentinella del cambiamento climatico, l’acqua come elemento non divisivo ma di connessione, dialogo, confronto, scoperta, viaggio. Essere mediterranei significa mettere in conto la dimensione del viaggio, reale e immaginario, della dimensione del tempo, dello sguardo e del suo rovesciamento. Il viaggio mette in atto il rapporto tra tempo e sguardo, tra percezione e cognizione.

Le tre linee d’acqua

Nei suoi progetti, Alfonso Femia si muove secondo quelle che lui stesso definisce le tre linee d’acqua. Linea di costa, di piana e di crinale rappresentano la terna geomorfologica dei territori mediterranei che condiziona storicamente arte, architettura, paesaggio, narrazione, società, economia. La parola chiave per la linea di crinale è cura nel rispetto dell’origine. La parola chiave per la linea di piana è opportunità nella sequenza di un percorso. La parola chiave per la linea di costa è infrastruttura nel rapporto con il confine tra terra e mare. L’acqua è un innesto, un’assimilazione aerea tra terra, natura e artifici. L’acqua favorisce i luoghi, la creazione di spazi individuali e spazi collettivi. I progetti del Parco lineare di Trieste, del nuovo terminal crociere di La Spezia e della nuova stazione marittima di Porto Corsini a Ravenna, del Regium waterfront di Reggio Calabria, del waterfront di Algeri ne sono testimonianza.