Dall’omaggio a Robert Frank e Tina Barney all’ultimo ristorante dello chef stellato Raphael Regooprea: 36 ore a Parigi in occasione della fiera di fotografia Paris Photo al Grand Palais

Parigi è sempre una buona occasione, a maggior ragione quando è invasa da mostre, talks e fiere parallele come nel periodo di Paris Photo, momento clou per chi ama Sua maestà la fotografia.

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Quest’anno sarà esattamente come gli altri anni, e ciò ci rassicura non poco. Perché tutte le volte è uno scintillio di progetti espositivi ed eventi di primissima qualità.

Come la fiera principale, dunque Paris Photo che si svolgerà all’interno del rinnovato Grand Palais dal 7 al 10 novembre. Ma sarà tutta la settimana ad essere contraddistinta da splendidi rendez-vous legati all’immagine.

Immaginiamo allora una 36 ore sulle rive della Senna, facendo la spola fra la rive gauche e la rive droite. Si parte dalla manifestazione principale che nel 2024 ospiterà ben 240 espositori provenienti da 34 nazioni.

Cosa vedere a Paris Photo

Cinque in tutto le sezioni. Quella principale raccoglierà 147 gallerie internazionali. Ognuna con un suo personalissimo show: nel booth della Fraenkel Gallery ad esempio ci sarà Hiroshi Sugimoto; da Karsten Greve, Herbert List; da Equinox la “strana coppia” Fred Herzog e David Hockney; da Gagosian, Richard Avedon e Tyler Mitchell; mentre Ruttkowski68, sfodererà i lavori di Lars Eidinger e del grande fotografo di interni François Halard.

Difficile trovare di meglio nel mondo. Le altre sezioni si intitolano poi Voices, Emergence, Digital e Book (dove verranno allestiti circa 400 book signing in soli 4 giorni).

Il programma della kermesse prevede poi progetti speciali come Elles x Paris Photo, quest’anno curato da Raphaëlle Stopin, che promuove la rappresentanza delle artiste donne all’interno del Grand Palais.

Mentre la Guest star della 27 edizione sarà il regista Usa, Jim Jarmush che, per festeggiare i 100 anni del Surrealismo, curerà una selezione personale di opere d'arte e parteciperà anche a una conversazione aperta al pubblico.

Dove mangiare (bene e con stile)

Dopo questa scorpacciata di immagini ci si può rifugiare nel rinnovato Bistrot Rougemont, al 10 di rue Rougemont.

Un’autentica brasserie parigina guidata dallo chef Anthony Poussel. La giovane decoratrice d’interni Virginie Friedmann, dello studio Friedmann&Versace, ha rivisitato gli ambienti trasformandoli in un’oasi tropicale grazie all’uso di una boiserie verde menta e di divanetti in velluto le cui fodere sono rivestite da fantasie foliage.

L’alternativa è la gastronomia fusion offerta dal ristorante Oka Fogo, nel 17° arrondissement. Frutto dell’incontro fra lo chef stellato Raphael Regoopre e l'architetto Arnaud Behzadi, anche questo locale ha un’evidente ispirazione tropicale.

Un po’ per la proposta culinaria che mixa cucina brasiliana e francese e un po’ per i dipinti Florence Bamberger, ispirati alle rappresentazioni dell'artista brasiliano contemporaneo José Francisco Borgès, che dominano le due sale. La prima chiamata Oka, che in lingua Tupi significa casa; la seconda Fogo, fuoco.

Le mostre da non perdere (per gli amanti della fotografia)

Dopo il pranzo si può fare un salto a Saint Germain, teatro a cielo aperto del festival PhotoSaintGermain. In diversi punti del quartiere - librerie, gallerie e perfino aule universitarie - sono state organizzate esposizioni.

Come quella di Robert Frank, gigante della street photography, alla Galerie Zander, quella di Nicolas Krief alla Galerie Gallimard o come il progetto Room Service allestito nelle varie stanze dell’Hôtel La Louisiane che per l’occasione sono state trasformate in veri e propri stand espositivi (da non perdere gli scatti erotici della serie Lusted Men nella camera 37).

Alla Fondazione Sozzani fino al 24 novembre ci sono poi gli scatti notturni e quasi onirici di Dolorès Marat, fotografa vincitrice del Robert Delpire Book Prize 2023.

Mentre una doverosa visita lo merita il Jeu de Paume, che fa da cornice a una doppia personale tutta al femminile: Travelling, retrospettiva omaggio dedicata alla regista e artista belga Chantal Akermann, e Family Times, mostra tributo che raccoglie 55 lavori e oltre 40 anni di carriera della grande Tina Barney (entrambi gli appuntamenti sono fino al 19 gennaio).

Il Musée d'Orsay e il Musée des Arts Déco

Attraversando il Giardino delle Tuileries e quindi la Senna si giunge al Museo d’Orsay, prestigioso teatro di Céline Laguarde. Photographe (1873-1961).

Si tratta di una vera chicca dedicata a una delle fotografe pioniere degli inizi del XX secolo. Una poesia visiva con foto belle come dipinti e intense come pagine di un romanzo.

Se non siete ancora stravolti, fate poi un salto al Musée des Arts décoratifs dove - oltre alla già citata mostra l'Intime - c’è La mode en modèles (dal 6 novembre 2024 al 26 gennaio 2025): oltre 120 fotografie delle collezioni messe a confronto con silhouette e accessori di grandi stilisti come Jeanne Lanvin, Jean Patou, Marcel Rochas, Madeleine Vionnet, Jeanne Paquin, o Elsa Schiaparelli.

I boutique hotel

Il meritatissimo riposo è infine a Villa Marquis. Situato nell'8°arrondissement, tra la Senna e gli Champs-Elysées, si tratta di un Meliá Collection ospitato in quella che all’inizio dell’800 era una volta la dimora della prestigiosa dinastia Hurault de Vibraye.

L’hotel boutique, chiaramente ispirato alle forme geometriche, sembra quasi flirtare con la Tour Eiffel grazie alle spettacolari vedute che si godono dalle numerose camere e suite dall’anima bohémienne.

All’interno dell’albergo si può anche andare a cena sperimentando l’esperienza culinaria del ristorante Dos Almas, dove i sapori francesi si intrecciano a quelli spagnoli.

Nel menù che celebra le atmosfere fusion spiccano, fra gli altri, il filetto di manzo appena arrostito e la classica paella di riso nero con spigola e cozze. Insomma, un vero ponte tra le culture, che poi non è altro che l’essenza stessa di Parigi.