Visioni per la città del futuro, nuove soluzioni per il settore immobiliare, la mobilità e le sfide climatiche in città, ricette originali per la rivitalizzazione degli spazi urbani.
Tra i vari temi del festival spicca il placemaking, un approccio multidisciplinare alla progettazione e alla riattivazione degli spazi pubblici in modo collettivo che punta a migliorare la qualità di una strada, una piazza, un quartiere.
Un processo collaborativo, che coinvolge i giovani e i cittadini, sensibile al contesto in cui opera, innovatore perché capace di unire pratiche diverse e uno sguardo in evoluzione su un particolare luogo. Elena Granata, docente di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano, definisce i placemakers «i designer dei luoghi, gli inventori delle città che abiteremo».
Sul palco di Utopian Hours, a raccontare i processi che hanno portato alla realizzazione di straordinari progetti nelle città di tutto il mondo, i protagonisti di alcune innovative imprese urbane come Yes We Camp, Telliskivi Creative City, IF_DO, i grandi nomi dell’urban design internazionale come Matt Grunbaum di Field Operations, Dirk Van Peijpe di De Urbanisten e Kotchakorn Voraakhom del Porous City Network.
Con loro alcuni influenti pensatori-attivisti che mettono al centro del proprio lavoro i temi più urgenti del nostro tempo: dall’autosufficienza delle comunità urbane all’urban AI, passando per la sostenibilità e l’impatto sociale della rigenerazione urbana.