La fondatrice Daniela Brignone racconta l'evento che racconta i giovani e mappa le realtà artigianali siciliane per metterle in rete con la contemporaneità

iDesign, appena chiusa nel capoluogo siciliano, ha un carattere prettamente regionale e si concentra sui primati siciliani, investendo sui giovani e mappando le realtà artigianali presenti sul territorio per metterle in rete con la contemporaneità.

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Chi frequenta il design e i sempre più numerosi eventi di cui è protagonista si aspetta di vedere installazioni, progetti, innovazioni e ricerche in contesti fuori dall’ordinario.

E Palermo, con le sue architetture barocche che raccontano di antichi fasti e passaggi di invasori e di culture, ha tanto da offrire in tema di luoghi atipici e pieni di fascino.

I luoghi

C’è il settecentesco Palazzo Costantino, alle spalle del prospetto di uno dei Quattro Canti nella centrale piazza Vigliena, famoso per la scena del ballo nel film Il Gattopardo di Luchino Visconti.

Nella Cavallerizza del Palazzo la mostra Domestico, Mediterraneo ha esposto i risultati del laboratorio annuale di Design guidato da Giuseppe Arezzi, designer e docente di Abadir, Accademia privata di Design e Comunicazione Visiva con sede a Catania. Otto i progetti realizzati grazie alla collaborazione con aziende del Sud e del Centro Italia, che hanno reinterpretato in chiave contemporanea saperi e mestieri tradizionali.

L’ex Convento della Magione, con il suo chiostro immerso nella vegetazione mediterranea, ha ospitato, fra le altre, la mostra Ciccio di Cefalù. Il viaggio di un artigiano che, in collaborazione con la Scuderia Ferrari Palermo, racconta la storia (sconosciuta ai più) del calzolaio Francesco “Ciccio” Liberto, nella cui bottega di Cefalù, sono state confezionate scarpe - rigorosamente fatte a mano e su misura - per i più importanti piloti di Formula 1, da Niki Lauda a Clay Regazzoni.

La Chiesa dei SS. Euno e Giuliano, attorno al complesso della Magione è stata lo scenario perfetto per Kekkai, viaggio fisico e spirituale dell’artista giapponese Nobushige Akiyama, a cura di Daniela Brignone e Mario Finazzi. Il grande telo, creato a partire dalla corteccia del gelso, è realizzato con la tecnica di lavorazione a mano della carta mino washi, Patrimonio Immateriale Culturale UNESCO 2014.

Nel cinquecentesco Oratorio di San Mercurio, Vito Nesta ha portato la piccola e intensa mostra Nella Pancia del Guerriero, già allestita durante la Milano design Week, basata sulle inedite Alchimie fra il designer pugliese e Alessandro Guerriero. Con in più le carte da parati prodotte da Jannelli&Volpi.

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Nella cornice del museo etnografico Giuseppe Pitrè, Kaos e Kosmos, a cura di Gabriele D'Angelo e Paolo Casicci ha messo in mostra “il design prima del design” nella vita quotidiana della Sicilia tra fine Ottocento e inizi Novecento.

I sorprendenti pezzi in mostra sono stati selezionati tra le migliaia di oggetti della Collezione Grillo appartenenti alla tradizione siciliana, acquisiti nel corso di oltre cinquant'anni dall'antropologo Filippo Grillo. Una mostra preziosa che forse avrà un seguito in ambito editoriale.

“Abbiamo scovato storie che nemmeno i palermitani e i siciliani conoscono” sottolinea Daniela Brignone. “Raccolte che rischiano di andare perdute perché l’importanza di quei patrimoni non viene compresa. In altre realtà ne avrebbero già creato un museo!”

In questi 12 anni siete riusciti nel vostro intento di sensibilizzare il pubblico?

“Sì, ormai vengono a visitare le mostre persone che negli anni abbiamo fidelizzato: è una bella soddisfazione. Tracciamo una mappatura degli artigiani siciliani, che altrimenti rimarrebbero del tutto sconosciuti, e li raccontiamo”.

Il rapporto fra arte e design

“Qui in Sicilia il design non è sentito come l’arte e stiamo avviando una narrazione che faccia emergere il nostro glorioso passato, basti pensare al primo Novecento con Ernesto Basile e l’azienda Ducrot, a cui è seguita una interruzione durata decenni. Il territorio è ostico, siamo più abituati a eventi d’arte, sulla quale si investe, mentre del design non si comprende il valore e si investe poco!”

Il tam tam virale

“Oggi i partecipanti rendono virali le notizie che li riguardano. La prima edizione – ricorda Brignone - fu una sfida per me e il territorio, perché volevo far capire che anche con niente si poteva fare un grande evento.

Con il poco che avevamo a disposizione realizzammo 40 eventi nella prima edizione fra cui una mostra su Gio Ponti e l’allestimento delle cinque vetrine della Rinascente a cura di Eliana Lorena.

Il nostro era un progetto di rilancio del territorio che si sarebbe concluso con quella prima edizione. E, per dire quale fu la risposta, ci trovammo persino a transennare i musei per via dell’afflusso. Una volta conclusa la manifestazione mi fu chiesto di non fermarmi, visto il beneficio per la città. Accettai di organizzare anche la seconda edizione… e siamo alla XII!”.

Una crescita lenta

“All’inizio non imposi titoli, volevo abituare le persone… Solo alla quarta edizione iniziammo a proporne e, arrivati alla XII edizione tutti i progetti sono risultati coerenti con il tema del viaggio.

Ora possiamo dire di aver fidelizzato il pubblico e i partecipanti. Varie design week del sud Italia ci hanno contattati per creare sinergie e scambi di saperi. Per far rinascere il sud a partire dalle radici”.

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Foto di copertina: Abadir, "Domesitco, Mediterraneo", Giuseppe Arezzi e Gli Studenti di Abadir - Ph. Max Rommel