In occasione della kermesse modenese, l’installazione site specific “Baracca/Casa interiore” è un progetto di architettura “informale” che racconta l’esperienza dell’abitare come sentimento di accoglienza

Senza il linguaggio, senza la parola, senza un idioma comune, non esisterebbe la cultura di nessun popolo. Ogni fenomeno culturale avviene grazie alla capacità degli esseri umani di trasmettere messaggi, di comunicare tra loro. E’ questa capacità espressiva mediata da simboli, suoni, locuzioni, convenzioni comuni, a rendere possibili le interazioni sociali. E proprio “Parola” è il tema del Festivalfilosofia 2023 (patrocinato dall'Unesco), a Modena dal 15 al 17 settembre. Piazze e cortili della città ospiteranno una serie di lectio magistralis in cui personalità del pensiero filosofico affronteranno le declinazioni del tema per mostrarne le trasformazioni nelle sue diverse sfere e approfondiranno la centralità del linguaggio e della lingua in un'epoca dominata dalla comunicazione verbale, in particolare sui social media.

Abitare e habitat come vissuto personale

Baracca/Casa interiore, una grande installazione (3,5 x 3 x7H metri) dell’artista Roberto Alfano (con la partecipazione di Porta Aperta, Centro di Servizio per il Volontario e Casa Circondariale Sant'Anna di Modena), racconterà, nel corso delle tre giornate, le storie di chi abita luoghi abitualmente percepiti come marginali, ma che sono in realtà habitat ricchi di umanità vibrante e desiderosa di comunicare oltre i confini delle proprie realtà di riferimento. Nel corso di Festivalfilosofia 2023, l’installazione site specific di piazza Matteotti (venerdì 15 e sabato 16 settembre 9.00/23.00, domenica 17 settembre 9.00/21.00) testimonierà un vissuto composto da frammenti rimessi insieme con fatica, sarà custode di una nuova speranza, di uno slancio propositivo verso il futuro dopo un trascorso travagliato.

Leggi anche: Miraggio Inferiore. Roberto Alfano in mostra da ArtNoble a Milano

Libertà d’espressione

Alfano, classe 1981, si interessa all’arte a partire dalla prima metà degli anni 90, affascinato dal fenomeno dell’arte urbana. Un interesse che nel tempo diventa passione ossessiva per il disegno e la pittura. Le fonti di ispirazione affondano nella cultura contemporanea underground, nell’Art-Brut e nella pittura post-impressionista ed espressionista. Accanto all’attività produttiva ed espositiva, l’artista conduce laboratori artistico-esperienziali per gruppi di persone portatrici di disabilità o in condizione di disagio psicofisico e sociale. Negli ultimi anni, la sua ricerca è focalizzata sulla valorizzazione del processo creativo nella pratica artistica, con una continua intenzione d’indefinitezza intesa come emblema della libertà d’espressione.

Abbiamo chiesto a Roberto Alfano di raccontarci l’installazione “Baracca/Casa interiore” e l’esperienza di Festivalfilosofia 2023 di Modena.

Che cosa vuoi raccontare con la tua installazione?

“Baracca/Casa interiore” nasce per ospitare alcune opere realizzate nel corso di un laboratorio dedicato agli ospiti del progetto di accoglienza residenziale di Porta Aperta di Modena, ideato e condotto da me. Il laboratorio ha dato voce a narrazioni che difficilmente trovano il modo di svelarsi. L'installazione di Festivalfilosofia 2023 vuole rimettere insieme pezzi di vissuti fatti di memorie perse e poi ritrovate, a volte molto lontane dai luoghi d'origine, altre invece ancora disorientate nella propria intimità. L'opera racconta una casa interiore evocata a partire dai frammenti oscuri di un transito travagliato, riletti alla luce della consapevolezza e dell'accettazione, che palesano una nuova speranza.

Che cosa significa quindi per te abitare?

“Baracca/Casa interiore” è in un certo senso un progetto di architettura “informale”, che risponde a esigenze legate a un set di vissuti emotivi (quelli delle persone con cui ho lavorato e forse anche miei) più che a un bisogno materiale, ma è in ogni caso un'esigenza di sentirsi accolti. Questo è ciò che intendo per abitare, il sentimento dell'accoglienza. La “baracca” di Festivalfilosofia 2023 è rifugio e spazio transitorio, ma è anche intenzione d'autonomia.

In che modo la tua installazione si lega al tema del FestivalFilosofia 2023: “parola”?

A maggio scorso ho guidato un laboratorio con un gruppo di adulti residenti presso il servizio di accoglienza di Porta Aperta di Modena, realtà che da oltre 30 anni si occupa di accoglienza e sostegno a migranti e persone in situazione di disagio psico-fisico e sociale. Nel corso del workshop sono emersi racconti e contenuti che ho creduto fosse il caso di divulgare per la loro attualità, profondità e inconsuetudine. Racconti di persone che generalmente non hanno gli strumenti e le condizioni per esprimersi. Mi sono confrontato con la responsabile della comunicazione del CSV (Centro di Servizi per il Volontariato) di Modena, che stava lavorando a un progetto di installazioni site specific per Festivalfilosofia 2023, sul macro tema di “voci dal silenzio”, in relazione al tema ufficiale del festival “parola”. Su queste basi abbiamo costruito l'impianto, insieme a Davide Sabattini (curatore del progetto), di “Baracca/Casa interiore”.

Puoi spiegarci meglio il senso del workshop?

Per un gruppo di 15 persone tra i 18 e i 60 anni, l'approccio al workshop è stato, in un certo senso improvvisato, con una struttura aperta\elastica fatta di brevi scambi che dettavano il ritmo di una relazione in divenire, come fraseggi. Persone legate da un vissuto comune: la morsa della dipendenza da sostanze e alcool, la provenienza da continenti politicamente e socialmente compromessi senza possibilità di rientro, la fragilità della propria emotività. Nel corso delle ore e dei giorni il dialogo si è intensificato. Il disegno è diventato strumento di decompressione per facilitare il flusso delle emozioni. I contenuti emergevano con naturalezza e svelavano storie d’infanzia, di famiglie lontane, di anni passati a vivere sotto un ponte. Altre volte invece ci si distendeva in un grande e serenissimo silenzio, con la testa china su un foglio mentre un pensiero diventava immagine.

"Baracca/Casa interiore" racconta quindi il desiderio di tornare a casa, più che di trovarne una…

Il senso di comunità germoglia nelle sembianze di uno strano desiderio d’Alaska, che emerge dai racconti dei partecipanti. Immagine che indubbiamente stride se affiancata al ricordo di pianure che abbracciano l’Atlantico, delle montagne che svettano sopra un deserto rosso di terra bruciata, alle sponde tropicali della Costa d’Avorio. Queste memorie di origini lontane, calde e malinconiche sono (forse) l’emblema di un desiderio che lentamente si raffredda, l’impraticabile desiderio di tornare a casa o di riportare a se ́ ciò che rimane della gioia di vivere. Forse questo desiderio d’Alaska è metafora di tabula rasa, un’agognata pagina bianca di luce fredda come certi sogni, dove lo spazio e il tempo restano sospesi e le angosce sono astrazioni lontane dalla realtà . Però questa fragilità cristallina fatta di frammenti e cretti, racchiude in se un nucleo solido e magmatico dentro, che emana il suono della vita che si riprende spazio.

Foto di Davide Sabattini