Fino al 7 gennaio 2024, le installazioni artistiche site-specific multimediali dell'artista al Parco Archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia

Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer sosteneva che “il talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire; il genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere”. I geni sono alla costante ricerca di nuove idee, immaginano cose che le loro opere sanno poi svelarci, cose che altrimenti non avremmo mai potuto vedere. E' pura gratuità: atti d’amore, forme di lotta e resistenza alla dimenticanza. Tra i “geni” dell'arte del nostro tempo, Fabrizio Plessi sa osservare il reale con occhi diversi da quelli comuni per restituirci, in forma di immagini, ciò che non siamo capaci di mettere a fuoco.

Luce, suono e immagini

Fino al 7 gennaio 2024, Plessi sposa Brixia è un viaggio che mette in evidenza il patrimonio della città, reinterpretato attraverso l'alfabeto tecnologico e multimediale dell'artista, con luce, suono e immagini in movimento, che si completa con una esposizione di disegni, tavole e schizzi originali di progetto. L’iniziativa, a cura di Ilaria Bignotti, promossa da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, è il nuovo capitolo del format Palcoscenici Archeologici e s’inserisce nel calendario di eventi di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Accompagna il progetto un catalogo edito da Skira.

Sposare l'arte

“Sposare l'arte è sempre stato un sogno da secoli per ogni artista, un sogno impossibile. Ora, grazie a Brixia, questo sogno diventa una stupenda e luminosa realtà”, spiega Fabrizio Plessi raccontando il progetto inedito con cui arriva a Brescia: un percorso immersivo di installazioni, videoproiezioni e ambienti digitali pensato per il Parco Archeologico di Brescia Romana e per il Museo di Santa Giulia. “Sono un archetipo di tutte le desinenze che derivano dal futuro, per cui per me questo è un viaggio inconsapevolmente chiaro e tracciato”, prosegue Plessi. In questo modo, l'artista celebra un matrimonio con la città consegnando al pubblico un messaggio di responsabilità e consapevolezza del patrimonio storico, archeologico e iconografico di Brescia.

Una riflessione sull'esistenza umana

A partire dalla suggestione della vitalità dell’oro fuso e della vittoria sul nero della morte, l’artista alimenta una profonda riflessione sull'esistenza umana, incastonando l’elemento digitale e multimediale nel patrimonio materiale e monumentale della Brixia romana, longobarda e rinascimentale e in tal modo rendendo ancor più vitale lo spazio museale.

Un atto d'amore

“Plessi ha sposato Brescia: il suo disegnare opere per la città, per il suo patrimonio, è un atto d’amore, un atto, anche, di fede nella storia e in quanto l’umanità nel tempo sa costruire, raccontare, immaginare. Il concetto di fedeltà, il senso del monumento, il valore del tempo e della successione temporale, la vanitas delle cose terrene e del potere rispetto alla solidità del sentimento dell’umano sono infatti i temi al centro del progetto espositivo che si completa con i cahier du dessin febbrilmente realizzati da Plessi tra il 2020 e il 2023: oltre ottanta tavole originali di progetto si articolano nella Sala dell’Affresco del Museo di Santa Giulia, per raccontare il processo creativo e l’ingranaggio immaginifico che è alla base di Plessi sposa Brixia, offrendo una lente di visione privilegiata e rarissima di quella fase ideativa, laboratoriale e spesso nascosta dell’artista che rappresenta il grembo dal quale emergono le sue opere”, racconta la curatrice Ilaria Bignotti.

Un grande tempio maestoso

“Quando iniziai a parlare a Fabrizio Plessi di Brescia era marzo 2020: in quei giorni schiacciati tra il silenzio della tragedia e le sirene della paura, pensai che il padre della videoarte e delle videoinstallazioni in Italia avrebbe potuto dirmi di aver perso molto, se non gli avessi fatto scoprire i beni architettonici, artistici e archeologici della mia città, molti dei quali custoditi e valorizzati dalla Fondazione Brescia Musei”, continua Bignotti. “E pensai anche che la mia città avrebbe perso molto, se non avesse potuto vedere le opere scaturite dall’incontro di Fabrizio Plessi con il nostro patrimonio cittadino. Ma erano i mesi della pandemia, i tempi del primo lockdown. Nessuno si poteva e voleva muovere facilmente. Però potevo raccontargli questo pensiero: gli dissi, al telefono, che non poteva assolutamente perdere il privilegio di vedere, e conoscere, un grande tempio che si erge maestoso, sfidando il passare dei secoli, le cui grandi sale custodiscono parole incise su pietre a disvelare una storia di famiglie e di gesta e una scultura di divinità femminile vittoriosa, tenuta nascosta e protetta durante le guerre e salvata due volte, grazie a uno splendido intervento di restauro.”

Immaginare, disegnare, scrivere...

“Plessi si infiammò alla mia proposta: quando ricevette, per posta, le guide e i cataloghi del museo, mi disse di aver visto già abbastanza. Mi chiamò dopo due mesi: 'Devi assolutamente venire a vedere cosa ho fatto'. Aveva disegnato, immaginato, scritto decine e di decine di tavole. Aveva visto ciò che ancora non aveva visto dal vero: e già era pronto a farmelo, a farcelo, vedere”, conclude la curatrice.

Il senso dell'effimero

Un ciclo di lavori sviluppato nell’ultimo triennio per Brescia e nutrito della riflessione sulla vanità dell’essere umano di fronte alle tragedie umane dell’ultimo periodo, resa palese dalle pandemie e dalle guerre. Una mostra di oltre 80 disegni e cinque installazioni monumentali per riflettere sul concetto di effimero in alcuni dei luoghi più significativi del nostro patrimonio monumentale.