Quando nasce e come si evolve il Carnevale di Viareggio?
Maria Lina Marcucci: “Il Carnevale di Viareggio nasce nel 1873 come pura espressione della goliardia. Nel Sette-Ottocento il Carnevale nelle città era una festa di popolo, ma anche di palazzi e di nobili.
La prima sfilata a Viareggio non fu di carri ma di carrozze infiorate, che quest’anno, in occasione dei 150 anni del Carnevale rievocheremo in una sfilata storica.
Le costruzioni nei decenni si sono evolute: dalle semplici carrozze addobbate si è passati ai grandi carri.
A inizio Novecento i carri erano modellati in gesso, su intelaiature in legno, realizzati negli hangar dei cantieri navali, ad opera dei maestri d’ascia e calafati, abilissimi carpentieri navali della Darsena, insieme a pittori, decoratori e scultori locali.
Bisogna attendere il 1925 per vedere i carri come li conosciamo oggi, realizzati in carta a calco, o meglio nota come cartapesta, un materiale che permette di costruire opere mastodontiche, ma allo stesso tempo leggerissime, con i meccanismi nella pancia, prima movimenti manuali, poi automatici.
Viareggio è famosa anche per le sue maschere: il simbolo del nostro Carnevale è Burlamacco, con il suo mantello nero e l’abito a rombi rossi e bianchi, nato nel 1930 dalla matita dell’artista e pittore futurista Uberto Bonetti, che mette insieme gli elementi delle maschere della Commedia dell’arte, prende qualcosa da Balanzone, qualcosa da Arlecchino, e dà vita a una nuova maschera, considerata l’ultima della Commedia dell’arte.
Burlamacco si accompagna di una giovane donna affascinante, Ondina, la villeggiante che veniva a Viareggio a trascorrere i mesi estivi, che indossa un abbigliamento marinière in stile anni Venti. Dagli anni Sessanta agli Ottanta il Carnevale di Viareggio diventa la massima espressione della satira politica, e successivamente con la globalizzazione i carri iniziano a raccontare i temi che affliggono il mondo.
Oggi il Carnevale è il risultato di una forte innovazione, sia sul piano espressivo che costruttivo, e allo stesso tempo mantiene viva la sua secolare tradizione”.