Per Craig Dykers, uno dei due leader fondatori dello studio Snøetta (più di 150 architetti distribuiti tra le sedi di Oslo, New York e San Francisco, che lavorano su progetti di spicco in tutti i cinque continenti), “L’architettura deve essere generosa”. Verso l’ambiente, a cui sottrae materie prime, e verso la società, che ne fruisce.

La cifra distintiva dello studio scandinavo, infatti, è quello di concentrare il suo lavoro sull’etica, che significa costruire in modo responsabile, ricercare un dialogo costante fra architettura e natura, stabilire una felice integrazione fra cultura e sistema ecologico. Senza mai trascurare l’importante contributo che le innovazioni tecnologiche possono offrire alla moderna progettazione.

È quanto succede nella ZEB Pilot House, un’abitazione a ‘energia zero’ a cui lo studio scandinavo si è ‘generosamente’ dedicato, nonostante la scala d’intervento contenuta rispetto ai ‘grandi’ progetti che lo vedono coinvolto (musei, teatri, ‘pezzi’ di città…). L’obiettivo è stato quello di realizzare una costruzione dimostrativa, da monitorare nel tempo per quanto riguarda efficienza e consumi energetici e, soprattutto, aperta al pubblico. Utile, quindi, alla collettività.

Costruita nella campagna vicino alla città norvegese di Larvik a Sud-Ovest di Oslo, la casa nasce da un complesso iter progettuale e gestionale che ha  visto lo studio scandinavo partner di ZEB (The Research Center On Zero Emission Buildings) e di Sintec, il più grande centro di ricerca scandinavo indipendente: un team di lavoro, quindi, che ha saputo unire il know how scientifico alle competenze progettuali e formali dello studio Snøetta (la casa è stata anche candidata al Premio internazionale Mies van der Rohe 2015 tra le migliori architetture europee).

I 220 metri quadri dell’abitazione monofamiliare sono distribuiti all’interno di un volume su due livelli, costituito da un parallelepipedo inclinato: da un lato si appoggia direttamente sul terreno mentre dall’altro, usufruisce di un basamento di pietra che determina l’esatta inclinazione del tetto per l’installazione dei pannelli solari. La casa, infatti, usa fonti energetiche rinnnovabili (solare e geotermica) per produrre un ‘surplus’ di energia tale da ricaricare un’auto elettrica per l’uso familiare giornaliero.

A questo risultato contribuiscono anche scelte costruttive, materiche e di orientamento in grado di ottimizzare la gestione energetica dell’edificio. Infine, un giardino, coltivato a orto e alberi da frutto, garantisce una produzione alimentare a km zero.

Foto di  Bruce Damonte – Testo di Laura Ragazzola

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Per Craig Dykers, uno dei due leader fondatori dello studio Snøetta (più di 150 architetti distribuiti tra le sedi di Oslo, New York e San Francisco, che lavorano su progetti di spicco in tutti i cinque continenti), “L’architettura deve essere generosa”. Verso l'ambiente, a cui sottrae materie prime, e verso la società, che ne fruisce. La cifra distintiva dello studio scandinavo, infatti, è quello di concentrare il suo lavoro sull’etica, che significa costruire in modo responsabile, ricercare un dialogo costante fra architettura e natura, stabilire una felice integrazione fra cultura e sistema ecologico. Senza mai trascurare l’importante contributo che le innovazioni tecnologiche possono offrire alla moderna progettazione. È quanto succede nella ZEB Pilot House, un’abitazione a ‘energia zero’ a cui lo studio scandinavo si è ‘generosamente’ dedicato, nonostante la scala d’intervento contenuta rispetto ai ‘grandi’ progetti che lo vedono coinvolto (musei, teatri, ‘pezzi’ di città...). L’obiettivo è stato quello di realizzare una costruzione dimostrativa, da monitorare nel tempo per quanto riguarda efficienza e consumi energetici e, soprattutto, aperta al pubblico. Utile, quindi, alla collettività. Costruita nella campagna vicino alla città norvegese di Larvik a Sud-Ovest di Oslo, la casa nasce da un complesso iter progettuale e gestionale che ha  visto lo studio scandinavo partner di ZEB (The Research Center On Zero Emission Buildings) e di Sintec, il più grande centro di ricerca scandinavo indipendente: un team di lavoro, quindi, che ha saputo unire il know how scientifico alle competenze progettuali e formali dello studio Snøetta (la casa è stata anche candidata al Premio internazionale Mies van der Rohe 2015 tra le migliori architetture europee). I 220 metri quadri dell’abitazione monofamiliare sono distribuiti all’interno di un volume su due livelli, costituito da un parallelepipedo inclinato: da un lato si appoggia direttamente sul terreno mentre dall’altro, usufruisce di un basamento di pietra che determina l’esatta inclinazione del tetto per l’installazione dei pannelli solari. La casa, infatti, usa fonti energetiche rinnnovabili (solare e geotermica) per produrre un ‘surplus’ di energia tale da ricaricare un’auto elettrica per l’uso familiare giornaliero. A questo risultato contribuiscono anche scelte costruttive, materiche e di orientamento in grado di ottimizzare la gestione energetica dell’edificio. Infine, un giardino, coltivato a orto e alberi da frutto, garantisce una produzione alimentare a km zero. Foto di  Bruce Damonte - Testo di Laura Ragazzola
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Per Craig Dykers, uno dei due leader fondatori dello studio Snøetta (più di 150 architetti distribuiti tra le sedi di Oslo, New York e San Francisco, che lavorano su progetti di spicco in tutti i cinque continenti), “L’architettura deve essere generosa”. Verso l'ambiente, a cui sottrae materie prime, e verso la società, che ne fruisce. La cifra distintiva dello studio scandinavo, infatti, è quello di concentrare il suo lavoro sull’etica, che significa costruire in modo responsabile, ricercare un dialogo costante fra architettura e natura, stabilire una felice integrazione fra cultura e sistema ecologico. Senza mai trascurare l’importante contributo che le innovazioni tecnologiche possono offrire alla moderna progettazione. È quanto succede nella ZEB Pilot House, un’abitazione a ‘energia zero’ a cui lo studio scandinavo si è ‘generosamente’ dedicato, nonostante la scala d’intervento contenuta rispetto ai ‘grandi’ progetti che lo vedono coinvolto (musei, teatri, ‘pezzi’ di città...). L’obiettivo è stato quello di realizzare una costruzione dimostrativa, da monitorare nel tempo per quanto riguarda efficienza e consumi energetici e, soprattutto, aperta al pubblico. Utile, quindi, alla collettività. Costruita nella campagna vicino alla città norvegese di Larvik a Sud-Ovest di Oslo, la casa nasce da un complesso iter progettuale e gestionale che ha  visto lo studio scandinavo partner di ZEB (The Research Center On Zero Emission Buildings) e di Sintec, il più grande centro di ricerca scandinavo indipendente: un team di lavoro, quindi, che ha saputo unire il know how scientifico alle competenze progettuali e formali dello studio Snøetta (la casa è stata anche candidata al Premio internazionale Mies van der Rohe 2015 tra le migliori architetture europee). I 220 metri quadri dell’abitazione monofamiliare sono distribuiti all’interno di un volume su due livelli, costituito da un parallelepipedo inclinato: da un lato si appoggia direttamente sul terreno mentre dall’altro, usufruisce di un basamento di pietra che determina l’esatta inclinazione del tetto per l’installazione dei pannelli solari. La casa, infatti, usa fonti energetiche rinnnovabili (solare e geotermica) per produrre un ‘surplus’ di energia tale da ricaricare un’auto elettrica per l’uso familiare giornaliero. A questo risultato contribuiscono anche scelte costruttive, materiche e di orientamento in grado di ottimizzare la gestione energetica dell’edificio. Infine, un giardino, coltivato a orto e alberi da frutto, garantisce una produzione alimentare a km zero. Foto di  Bruce Damonte - Testo di Laura Ragazzola [gallery ids="79381,79398,79400,79402,79404,79408,79406,79412]
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