Togliere spazio alle auto e restituirlo alle persone. Un’impresa non semplice, soprattutto se il contesto urbano è quello di New York e il progetto riguarda la ‘Crossroads of the World’, e cioè Times Square. Ma dopo decenni di interventi parziali e inefficaci, dallo scorso aprile, la piazza più famosa di Manhattan è stata pedonalizzata e finalmente riconsegnata ai newyorkesi.

Il merito di aver cambiato volto all’ampia area tra Broadway e la 7th Avenue che si estende dalla 42nd alla 47th Strada, è dei progettisti di Snøhetta, che nel 2010 hanno ricevuto l’incarico dal NYC Department of Design and Construction per il ridisegno della piazza.

Incoronato l’anno scorso dal Wall Street JournalArchitecture Innovator of year‘, lo studio di Oslo, ma con base anche a New York, San Francisco, Innsbruck e Stoccolma, firma da 25 anni dei veri capolavori dell’architettura contemporanea: musei, biblioteche, complessi residenziali, uffici, ristoranti, negozi… ma anche progetti in miniatura, come una stanza di hotel aggrappata ai rami di un albero (il Tree Hotel in Svezia), nidi d’uccelli per i tetti di New York e arnie urbane per quelli di Oslo, e ancora, mostre, libri e persino il ridisegno delle banconote per la Norway Bank (in circolazione dal 2017; vedi Interni Marzo 2017).

Architetture e progetti stimolanti, energici, pieni di vita, mai noiosi. E, infatti, il pubblico ha sempre risposto con entusiasmo agli interventi di Snøhetta: dalla Biblioteca di Alessandria, in Egitto, che macina 10 mila visitatori al giorno (è stato il primo prestigioso lavoro che lanciò lo studio norvegese sulla scena internazionale) all’estensione del San Francisco Museum Art, inaugurato nel maggio 2016 (v. Interni Maggio 2016), che ha triplicato la superficie espositiva regalando spazio pubblico alla città in un’area infelice, schiacciata fra i grattacieli, sino al magico Lascaux Caves IV Museum, nel Sud della Francia, ultima fatica in ordine di tempo dello studio Snøhetta, che ha riproposto con criteri nuovi uno dei più straordinari siti dell’arte Paleolitica mondiale.

Si può dire che il tratto caratterizzante dello studio Snøhetta è da sempre la multidisciplinarietà, la vocazione a percorrere strade trasversali, a superare i confini tra discipline, specializzazioni, ambiti e scale di intervento. E tutto questo con un’attenzione al contesto e alle esigenze degli utenti finali dell’intervento.

Il progetto di Times Square ne è un esempio. Craig Dykers, founder insieme a Kjetil Trædal Thorsen dello studio Snøhetta, e guida delle sede di New York, per mesi si è recato sulla piazza a osservare e studiare il comportamento dei newyorkesi. A lui abbiamo chiesto di raccontarci questa nuova esperienza.

Architetto Dykers, Times Square è un luogo iconico di New York City. Quasi 40 milioni di persone vi passano ogni anno. Non siete preoccupati dalla responsabilità di ridisegnare il più famoso e trafficato ‘incrocio’ al mondo?
Times Square è rimasta in attesa di una sistemazione dal giorno in cui è stata creata come spazio pubblico. Qualunque cosa possa migliorare la vita dei pedoni e la gestione del traffico sarebbe comunque accolta con favore. Tuttavia, noi volevamo proporre qualcosa che avesse valore negli anni a venire.

Qual è stato il primo pensiero quando il suo studio ha vinto la competition?
Al di là della gioia per la vincita, il primo pensiero è andato alle dimensioni della sfida burocratica. Il numero dei gruppi interessati al progetto è tale da aver allungato i tempi in maniera scoraggiante. D’altro lato, però, nelle visite che abbiamo effettuato, nella meraviglia che abbiamo visto sui volti di tanti, abbiamo trovato l’ispirazione per andare avanti.

Qual è stata l’idea guida del progetto?
La confusione di Times Square è interessante, ma solo quando si guarda in alto, verso l’entusiasmante caos delle insegne luminose sugli edifici. A livello strada questa confusione è invece molto problematica, e per questo volevamo creare uno sfondo semplice, monolitico, che non distraesse dall’eccitante visione dei tabelloni pubblicitari sovrastanti. Inoltre, non volevamo introdurre nuovi corpi illuminanti al piano terra. C’è già abbastanza luce là sopra!
Questa scelta può sembrare in contrasto con l’intuizione, ma a ben vedere è essenziale per creare il giusto bilanciamento del luogo. In generale, la nuova Times Square è una sorta di salotto cittadino che serve il Theater District e l’Off-Broadway.
La sera, molti dei suoi utenti potranno utilizzare questo spazio come un’area di incontro prima di recarsi nei teatri. Innanzi tutto ci siamo concentrati su quello che non funzionava. Nel corso degli anni si erano succeduti numerosi interventi per fornire a Times Square una serie di servizi, ma nessuno di questi interventi era coordinato con gli altri.
C’era un eccesso di luci, contenitori  per i rifiuti, cabine telefoniche ormai inutilizzate, e molte altre cose ancora, che potevano essere rimosse. Una volta messi sotto controllo questi elementi, abbiamo puntato a migliorare la possibilità di muoversi nella piazza e a integrare meglio le caratteristiche del luogo perché fosse più confortevole e accessibile. Abbiamo costruito panchine di cemento molto ampie per sedersi, alcune dotate di dispositivi integrati per consentire collegamenti di rete, anche per fare spettacoli e performace.

E nella soluzione che avete proposto c’è un tocco di Scandinavia?
Nonostante le nostre radici norvegesi, siamo uno studio con 5 uffici nel mondo e uno staff che rappresenta oltre 30 nazionalità. Il nostro lavoro in questo progetto si è focalizzato sugli elementi di Times Square che sono connaturati al suo carattere. Ci siamo preoccupati di celebrare la sua ricca storia, che l’ha portata ad essere un’icona per quanto riguarda il mondo dello spettacolo e la vita cittadina di New York, ma anche di tutto il mondo. In generale, in tutti i nostri lavori cerchiamo di rispondere alle condizioni poste dal contesto specifico del progetto, piuttosto che tradurre o importare elementi da un altro luogo.

Vuole spiegarci a grandi linee come ha riorganizzato lo spazio pubblico? Quali sono state le design facilities adottate?
Sia le nuove panchine, sie le nuove pavimentazioni (dove sono stati inseriti dei dischetti d’acciaio riflettenti, che brillano come pagliuzze sul suolo), aiutano le persone a orientarsi e contribuiscono a mettere a disposizione spazi d’incontro più comodi, che non interferiscono con il flusso dei pendolari che lavorano in quest’area.
Movimenti sottili, impliciti, del disegno della nuova texture che riveste l’area, organizzano la circolazione e consentono alle persone di muoversi con naturalezza: non occorrono  segnalazioni o barriere intrusive per regolare il traffico. I nuovi elementi della pavimentazione, panchine comprese,  ono allineati lungo l’asse di Broadway, rendendo in questo modo chiara la direzione del flusso pedonale, senza cancellare la storia della piazza.

Lei ha vissuto sia in Europa sia in America, un viaggio che l’ha portata a contatto con culture e stili di vita differenti: quale idea si è fatta, come architetto ma anche come cittadino, sulla fruizione degli spazi pubblici?
Penso che dobbiamo sforzarci di creare spazi pubblici accessibili, sfruttando ogni opportunità. E dobbiamo anche lavorare insieme alle istituzioni della città perchè utilizzino questi spazi in molti modi diversi. Ciò che è  pubblico è tutto quello che abbiamo come società per esprimere il nostro impegno nel futuro. Questi spazi devono essere progettati per dare autonomia alle persone, per dare a ognuno un senso di appagamento, per promuovere il dialogo e le iniziative comuni.

In una situazione economica caratterizzata dalla scarsità delle risorse e dai tagli, situazione comune a molti Paesi, che cosa può fare l’architettura per mantenere un livello alto? Quali sono secondo lei le problematiche da affrontare con maggiore urgenza?
Noi ci troviamo ad affrontare due crisi. Una è ampiamente discussa, ed è la sfida del cambiamento climatico e di come sapremo gestire le nostre interazioni con la natura. Ma è ugualmente importante una seconda crisi, che riguarda la natura umana, e quindi i conflitti e le paure che condizionano le interazioni tra le persone. Dobbiamo preoccuparci di entrambe, la natura e la natura umana, sono due questioni legate tra loro e vanno assolutamente affrontate insieme.

Foto Michael Grimm – Testo Laura Ragazzola

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Un veduta della 'nuova' Times Square pedonalizzata.
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La pavimentazione è stata ridisegnata per facilitare il flusso delle persone: senza ricorrere a segnalazioni o barriere intrusive, la texture delle pietre che rivestono l'asfalto, aiuta i pedoni ad orientarsi. Anche nele ore serali, grazie a piccoli tondini d'acciaio, inseriti nella pavimentazione, che brillano alla luce delle insegne luminose.
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Craig Dykers, uno dei due founders dello studio Snohetta, che ha ridisegnato Times Square.
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Il celebre incrocio prima il progetto di pedonalizzazione.
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Il celebre incrocio dopo il progetto di pedonalizzazione: in rosso (vedi lo schema del traffico datato 2016) è evidenziato un mini anfiteatro per street performances.
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi: “l'abbiamo trasformata in una sorta di salotto urbano”, ha spiegato Craig Dykers, “che serve il Theater District e l'Off- Broadway".
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi: un luogo dove 'sfilare' con le ultime collezioni moda (ph. Michael Jurick).
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi.
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi: un luogo dove praticare yoga (ph. Amy Hart fotrTimes Square Alliance)
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi.
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi.
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi.
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi.
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Momenti di vita cittadina nella Times Square restituita ai newyorkesi.
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Il progetto d'arredo della piazza-incrocio con le nuove panchine in cemento: lo schema evidenzia tutte le possibili fruizioni delle sedute da parte dei pedoni. Le nuove panchine sono allineate lungo l'asse di Broadway e la loro disposizione facilita la circolazione delle persone.
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Times Square in un'immagine di cantiere del 2012 (ph. Jeff Goldberg/Esto).
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La piazza come appare oggi.
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Lo schema del flusso pedonale: il progetto di Snohetta ha aumentato la fruizione di spazio pubblico da parte dei pedoni dal 37% al 66%.