Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo, parola di Oscar Wilde. Che certo non si immaginava alimenti elevati ad opera d’arte. Come la ricerca creativa di Cecilie Rudolphe, origine danese e base a Londra, che intreccia passione per il cibo e universo tessile in una “combinazione di estetica nordica e sofisticati elementi di couture”, con tocco giocoso ed elegante.

Con il progetto Velbekomme (Buon appetito, in danese) “mi interrogo sul senso del consumo e dei rifiuti proponendo nuove forme e modalità di utilizzo”,. Ipnotico ‘Food as an Image’, con l’illusione a giocare una parte centrale per rendere la biancheria da tavola “deliziosa”, parte dell’esperienza stessa dell’assaporare.

In sintonia anche l’avventura appena intrapresa a Milano da Mariangela e Titti Negroni che in pieno centro hanno inaugurato le vetrine di Funky Table, all’insegna della commistione tra “l’imperfetto del manufatto e l’ironico quotidiano”. “Vogliamo far dialogare oggetti che arrivano da diverse parti del mondo e sono capaci di rinnovare le nostre tavole con pochi pezzi”, spiegano, senza dimenticare l’ironia.

Così ecco in vetrina ceramiche a forma di ortaggio, o posate incise con iniziali dal lettering esagerato. Per finire con i piatti commestibili in cialda di cracker, capaci anche di sopportare il calore di una zuppa; zero sprechi garantiti.

E dagli scarti si muove la ricerca dell’artista berlinese Uli Westphal che con il suo ‘Mutatoes’ mette sotto i riflettori verdure e frutti ‘sbagliati’, esemplari con cui la natura pare aver scherzato modificandone la morfologia. Davanti al suo obbiettivo fotografico una patata che pare una chiocciola o una carota ramificata si trasformano come per incanto in star.

“’Mutatoes’ è l’ultima possibilità di comprendere la vastità della diversità e plasticità morfologica che esiste in agricoltura”, spiega Westphal. Che dalla ricerca è passato anche alla produzione e in ‘Cultivar series’ pone sotto i riflettori varietà coltivate a impollinazione libera che l’artista definisce “in via d’estinzione”. Si sa, sulla bancarella del mercato a conquistare i consumatori è perlopiù la mela rossa e magari anche lucidata a dovere.

All’insegna della spontaneità è infine GnamBox.com, progetto social multiforme che da internet approda in cucina: “Crediamo che il cibo sia uno strumento di comunicazione di per sé – raccontano gli ideatori Riccardo Casiraghi e Stefano Paleari –attraverso cui incontrare e raccontare le persone, i luoghi, i prodotti preferiti”.

Sempre intorno a una tavola, che sia quella di casa dei due ex designer, dove personaggi del mondo milanese sono invitati via via a cimentarsi ai fornelli, o quella di un evento organizzato ad hoc. Foto, ritratti e ricette sono tutte online, in un mosaico di occasioni in continua composizione dove non manca l’Oroscopo, “per capire se sei in una fase croccante, vellutata, o dura come una frisella pugliese”.

di Paola Romagnoli

 

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La danese Cecilie Rudolphe.
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Una declinazione del ‘Food as an image’ di Cecilie Rudolphe con rapanelli disposti come il bordo di una tovaglia.
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I rapanelli di Cecilie Rudolphe si alternano al disegno del tessuto,e riprendono anche il profilo dei piatti in tavola Royal Copenhagen.
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Il pizzo commestibile di Cecilie Rudolphe, in pasta di farina ricalcato da centrini vintage, reinterpreta con ironia gli Smørrebrød, i tipici sandwich danesi.
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Mariangela e Titti Negroni all’interno del loro nuovo negozio Funky Table.
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Le vetrine di Funky Table nel distretto delle 5vie, in via Santa Marta 19, dove nuovo e vintage si fanno compagnia.
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Un angolo della vetrina di Funky Table con un allestimento che mescola design e suggestione, e una brocca che richiama il motivo di un ananas.
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L’artista berlinese Uli Westphal.
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Scatti dei progetti ‘Mutatoes’ di Uli Westphal. “Nei supermercati tutta l’offerta appare uniforme e monocromatica. Questi frutti sono l’ultima possibilità per comprendere la vastità della diversità, e della plasticità morfologica che esiste in agricoltura”.
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‘Cultivar Series’ di Uli Westphal. “Sono affascinato da questi pezzi di scarto, mi paiono scultorei e fanno riflettere sul mercato del cibo”, racconta Westphal impegnato in questa ricerca dal 2005.
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Immagini di viaggio: spezie in un mercato di Tel Aviv dal sito Gnambox.com.
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Immagini conviviali (dall’evento Gnam Box Cafè) dal sito Gnambox.com.
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Raccontano Riccardo Casiraghi e Stefano Paleari, ideatori di GnamBox: “ È un progetto che ci rispecchia, siamo due persone sempre in movimento che amano occasioni di incontro il più naturale possibile”. E piatti non artefatti, “proprio come quelli che si mangiano a casa”. Parola d’ordine in forma di hashtag, su Twitter: #infoodwetrust.