Progetto di Sergei Tchoban e Sergey Kuznets ov, SPEECH tchoban & kuznetsov
Planning e gestione del progetto nps tchoban voss Berlin
Foto di Roland Halbe
Testo di Matteo Vercelloni

Per Sergei Tchoban, architetto russo fondatore insieme a Sergei Kuznetsov dello studio di architettura moscovita SPEECH Tchoban & Kuznetsov, curatore del Padiglione Russo alle ultime due edizioni della Biennale di Architettura veneziana, il ruolo del disegno di architettura appare oggi come fattore fondativo di ogni progetto.

Il disegno di architettura è per Tchoban oltre che una passione coltivata sin dagli anni di studio presso l’Accademia d’Arte di San Pietroburgo, sua città natale, l’inizio di un processo che si sviluppa sulla carta per poi confrontarsi con la realtà costruita, attivando un confronto con la città e il territorio. Una passione per il disegno che si traduce anche negli schizzi iniziali e negli elaborati grafici di ogni suo progetto, miscelati alle memorie classiche non solo della propria città, all’attivarsi di analogie figurative e tematiche e all’ascolto della storia. Un modo di progettare che trasforma una ‘fantasia compositiva’, raffigurata ad acquerello sulla carta, in strumento di riflessione operativa per l’architettura costruita. Tutto questo si ritrova nella Tchoban Foundation berlinese, museo privato dedicato al disegno di architettura di ieri, di oggi e di domani, che vede, insieme al suo fondatore, impegnate Kristin Feireiss della Aedes Architectural Forum ed Eva-Maria Barkhofen, direttrice dell’Archivio di Architettura dell’Accademia delle Arti di Berlino. Il museo si propone come parte di un circuito internazionale di poli culturali dedicati al tema del disegno architettonico quali il Sir John Soane’s Museum di Londra (che ha curato la mostra di apertura della Tchoban Foundation Piranesi’s Paestum: Master Drawings Uncovered, fino al 31 agosto), l’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, l’Hermitage di San Pietroburgo. Il museo si colloca dal punto di vista urbano sul lato ovest dell’area dell’ex stabilimento Pfefferberg, segnando con la sua nuova figura l’ingresso all’area dalla Christinenstraße, confrontandosi con la fabbrica in mattoni alle sue spalle e la sua alta ciminiera conservata. Si sviluppa per cinque piani fuoriterra e uno interrato, sottolineando la sommatoria verticale dei livelli nella sovrapposizione dei volumi ad essi riferiti che, come in un gioco froebeliano di costruzione unisce tra loro dei blocchi compiuti, creando un dinamico sviluppo che si conclude in sommità con lo spazio vetrato della sala conferenze aggettante sul fronte laterale e affacciato sulla terrazza. I singoli blocchi che compongono l’edificio, addossato al muro cieco della costruzione limitrofa, nell’allinearsi alla cortina stradale producono allo stesso tempo una leggera torsione ruotando leggermente su se stessi e in tal modo esplicitando il ruolo compositivo assunto dai diversi spazi sovrapposti che, come in apparente instabile equilibrio, si offrono come sommatoria architettonica e volumetrica. I fronti dei blocchi in cemento armato colorato in pasta sui toni sabbia riportano sulla superficie di facciata e interna brani di disegni e schizzi architettonici ottenuti ‘per incisione’ dai casseri opportunamente lavorati per lasciare l’impronta prefissata una volta rimossi. Al piano terreno dove si trova l’ingresso al museo pensato come una biblioteca, alcuni tasselli dei disegni di facciata sono ‘scavati’ secondo il profilo del motivo raffigurato per proporsi come piccole aperture vetrate che dall’interno, come lungo il vano scala, sono percepiti come segni astratti in successione. Il museo comunica così se stesso e quello che custodisce nello spazio archivi al terzo piano e nelle due sale dedicate alle esposizioni programmate, al primo e secondo livello. A ogni volume pieno, scolpito dai disegni incisi, corrispondono spazi interni autonomi e funzionali, collegati tra loro dalla scala a nastro metallica aperta verso l’ascensore vetrato. Un’architettura da scoprire, con una pelle materica di tipo narrativo; un museo che nel rapportarsi al sito che l’accoglie definisce una ricerca progettuale, che alla storia unisce il sapore della contemporaneità, in una riuscita sintesi compositiva priva di ogni nostalgia stilistica e proiettata, con un cuore antico, verso il domani.