Siamo a due passi dall’oasi naturalistica di Vendicari, in provincia di Siracusa. Su una collina che guarda il mare, una villa ripropone il tema della casa a patio della classicità. Per lanciare la sfida di un’architettura in piena sintonia con il paesaggio

 

Progetto di Martina Meluzzi – Mai Studio
Foto di Alberto Ferrero – Testo di Laura Ragazzola

 

La casa emerge discreta dalla collina, punteggiata dai mandorli, sotto un cielo azzurrissimo. “Non è sulla cima, ma appena più sotto, appoggiata sul declivio, proprio come insegnavano i maestri del modernismo, da Wright a Mies van der Rohe, indicando questa scelta come una raffinata e irrinunciabile regola compositiva”.

Inizia così la nostra conversazione con l’architetto Martina Meluzzi, che firma questo progetto siciliano. Quarantaquattro anni, romana ma londinese d’adozione, Martina ha lavorato per 5 anni nel prestigioso studio di Lord Norman Foster (“… era il mio sogno e appena laureata sono andata a Londra con questo obiettivo”), e oggi guida il Mai Studio, fondato nella capitale britannica 10 anni fa. “Una scelta coraggiosa, quasi al limite dell’incoscienza”, ricorda Martina, “ma mi capitò un committente straordinario a cui non potevo dire no: Orlando Bloom, il celebre attore di Hollywood, mi aveva chiesto di occuparmi della sua nuova casa londinese…”.

Architetto Menuzzi, parliamo della Sicilia: dove si trova esattamente la casa che ha progettato?
Davanti all’oasi naturalistica di Vendicari, fra Noto e Pachino, in provincia di Siracusa.

Un banco di prova importante progettare accanto a un parco naturale… Qual è stato il suo obiettivo?
Essere in piena armonia con il paesaggio siciliano, senza mai annullare l’architettura, che è totalmente dedicata alla percezione della natura. La casa si raccoglie intorno a un patio quadrato, che ne diventa il cuore pulsante: un lato si apre verso il mare, mentre gli altri fronti guardano verso l’interno, in uno scambio ininterrotto fra interno ed esterno che prolunga, ampliandoli, gli spazi-giorno della casa. Viceversa, l’anello esterno dell’edificio accoglie le camere da letto, garantendo così la necessaria privacy.
Il legame con il paesaggio si risolve con una forma geometrica semplice,   pura, che nasce da ordinate aggregazioni di solidi elementari. La casa appoggia sul terreno in modo leggero, aderendo alla sua morfologia grazie a un gioco di volumi, che però traslano uno rispetto all’altro in modo graduale, senza mai essere invadenti.

Con quale risultato?
Un esplicito invito al movimento, che rende permeabile lo spazio anche dal punto di vista visivo: i volumi, infatti, slittano fra di loro sia in pianta, quindi orizzontalmente, sia in alzata, e quindi verticalmente. Questo carattere dinamico è poi accentuato anche dall’uso del colore: il volume giallo della cucina, per esempio, si staglia su quello azzurro del soggiorno, che a sua volta si allunga verso una differente direttrice creando una sorta di spinta; insomma, un invito al movimento

Il colore diventa dunque il protagonista degli spazi interni?
Mi piace dire che questa è una ‘casa alla rovescia’ perchè porta all’interno, con piglio deciso, i colori della natura siciliana: il giallo acceso dei limoni, l’azzurro intenso del cielo… E, comunque, fa parte della tradizione artigianale locale usare tonalità forti, che poi io ho interpretato in modo contemporaneo declinandoli rigorosamente nella tinta unita…

All’esterno invece…
… cambia completamente il registro cromatico. La casa è intonacata con lo stesso colore della terra calcarea della collina, come se ne facesse parte. Consideri che il sito non è stato spianato: semplici ‘trincee’ innestate nel terreno segnano una sorta di transizione tra il suolo e l’edificato. I volumi, sfalsati di soli 60 centimetri, ‘annegano’ nella collina grazie alla loro colorazione neutra (abbiamo fatto tantissime prove–colore per ottenere la stessa tonalità del terreno…) e anche le due torri, uniche evidenze in altezza, si integrano perfettamente nel paesaggio riproponendo la stessa tonalità scura dei tronchi dei mandorli che punteggiano la collina.

Ma qual è la funzione delle tue torri?
Catturano il vento. Si chiamano infatti ‘torri del vento’ e sono prese in prestito dalla tradizione costruttiva araba. Attraverso griglie aperte sulla sommità delle pareti verticali dove insistono i venti prevalenti, l’aria viene convogliata dall’alto verso il basso portando comfort e frescura sia all’interno della casa ma anche nel patio nelle ore più calde della giornata.
Le due torri, poi, hanno anche una funzione compositiva e di raccordo con i volumi della casa. Per alleggerire l’insieme, i due parallelepipedi sono visivamente autonomi, come due elementi isolati, ma si collegano al resto della casa attraverso delle lame di vetro (disegnano una sorta di arco squadrato) che portano luce all’interno.

E gli arredi?
L’insieme è spartano, anche nelle scelte materiche, con un occhio sempre rivolto alla tradizione locale. I mobili sono quasi tutti su disegno e ridotti al necessario. Perché sono la luce e il paesaggio siciliano i protagonisti incondizionati della casa.

Programmi futuri?
Molti progetti in fieri con il mio studio e poi come consulente dello studio Foster+Partners sto seguendo il progetto dell’alta velocità a Firenze. Impossibile rinunciare al ‘primo amore’.