Progetto di Claudio Silvestrin Architects
Foto di Andrea Martiradonna
Testo di Antonella Boisi

Occidente e Oriente.

L’incontro tra due mondi per Giada – marchio d’abbigliamento italiano di proprietà cinese – risale al 2005, quando Rosanna Daolio, fondatrice e Head of Designer, stringe la partnership strategica con la RedStone Haute Couture di Mr. Yizheng Zhao, società cinese specializzata nella commercializzazione di brand di lusso.   Oggi Giada, nata in Italia e sviluppata in Cina, è ritornata a casa. A Milano, in via Montenapoleone, location perfetta. “Ho coronato il sogno. Davanti al business, ho difeso la qualità del made in Italy, nel suo gusto rigoroso e savoir faire artigianale, coniugandola con la visione imprenditoriale cinese.   Design creativo e ricerca-sviluppo della collezione, che comprende abiti femminili dall’estetica minimale non severa e accessori chic con vocazione cosmopolita, erano e sono italiani; di produzione italiana i pregiati tessuti naturali forniti da Loro Piana, Lanerie Agnona, Lanificio Luigi Colombo, Luigi Verga, tra gli altri; realizzati a Firenze, borse, scarpe e piccoli accessori” ha raccontato la stilista nata a Reggio Emilia, formatasi all’interno del gruppo Max Mara e, dal 2000, con un proprio studio a Milano.   Il primo flagship store, nel cuore della capitale della moda, è stato inaugurato lo scorso settembre e il suo progetto architettonico affidato a Claudio Silvestrin, un nome che non ha bisogno di presentazioni sul palcoscenico internazionale.   Non solo perché non è stato facile resistere al fascino della sua esperienza nelle boutique Giorgio Armani, ma perché ogni volta affascinante in modo nuovo è la sua visione dell’architettura come una poesia visiva.   “Ho voluto immaginare uno spazio senza arredi tradizionali, tipo cassettiere, tavoli, armadi, con un’importante presenza di elementi materici, in cui i segni architettonici restituissero emozione e un senso di durevolezza nel tempo. In perfetta sintonia con i valori di Giada” ha spiegato il progettista italiano, di casa a Londra (e nel mondo).   La sua architettura, forte ma non aggressiva, lussuosa ma non ostentata, tattile e curata nei dettagli, austera cornice di abiti pensati non certo per fashion victim, si è espressa attraverso pochi e selezionati materiali e geometrie ortogonali di matrice fronzoniana, che, per analogia, riflettono l’attenzione alle materie prime e alle loro lavorazioni, la preziosità delle stoffe e delle silhouette lineari dei capi d’abbigliamento.   Un dna condiviso. Roccia dolomitica, bronzo fuso, cuoio naturalee legno: i prescelti si declinano in modo omogeneo negli spazi del piano terra (53 mq) e del secondo livello (155 mq) che compongono oggi il ‘quadro’ di Giada (al terzo si sviluppa, infatti, lo showroom della maison, mentre il primo accoglie un altro brand).   Come in uno scrigno prezioso, nell’involucro monomaterico dominato dal porfido bianco fiammato ad acquacon cui sono stati realizzati pavimenti e pareti, che dilata la percezione visiva degli ambienti, gli abiti e gli accessori vengono valorizzati dai monolitici elementi espositivi in bronzo fuso, come le appenderie, disseminati con oculata regia e frutto di una sofisticata lavorazione artigianale.   Ai colori della terra, la tavolozza del piano terra integra un altro elemento della natura simbolico, estremamente caratterizzante per il luogo: l’acqua, che scorre sulla parete, alla destra dell’ingresso, con una cascata e con suoni che tamponano il movimento e i rumori della città all’esterno, oltre le vetrine.   Un muro d’acqua di benvenuto che cattura l’attenzione quanto i a totem in pietra senape spacco naturale, allineati con le suggestioni di colonnati classici, che rappresentano invece il fil rouge tra i due livelli della boutique, collegati da una scala in marmorino, nella stessa nuance del porfido bianco.   Il ponderato contrappunto del cuoio groppone naturaleadottato per i camerini, le porte color testa di moro e l’ascensore che sale al secondo livello, dove si  trova anche la vip room, completa la messa in scena, ammantando di calore soft gli ambienti. Prossimo step: occupare l’intero edificio 800esco di via Montenapoleone, estendendosi dal piano terra al quarto piano. Il sogno di Giada, dunque, è soltanto agli inizi.