Dal punto di vista della ricerca formale, la storia del design si è sviluppata come una sorta di ‘ramo deviante’ della storia dell’arte. Il problema della gestione estetica dei manufatti materiali è infatti molto più antico della sua riproposizione in epoca industriale, quando la diffusione del prodotto fatto a macchina rese necessaria una rifondazione visiva del quotidiano.
In questo senso, la definizione anatomica dell’oggetto può essere considerata una mutazione genetica della definizione anatomica dell’opera d’arte, in cui, cambiate alcune coordinate, il problema di fondo è rimasto lo stesso: dare forma sensibile al rapporto ‘diaframmatico’ tra l’uomo e il mondo che lo circonda.
Ecco perché lo scambio linguistico tra arte e design non si è mai fermato. Dall’arte romantica alle Arts & Crafts inglesi, dall’astrattismo geometrico al razionalismo mitteleuropeo, dal futurismo al postmoderno italiano, le sperimentazioni artistiche hanno costantemente fornito al progetto nuclei di ricerca da sondare e reinterpretare con modalità adatte a essere vissute nel quotidiano.
Il rapporto tra utente e oggetto d’uso è infatti molto diverso dal rapporto ‘contemplativo’ del fruitore con l’opera d’arte. Mentre in quest’ultimo l’esperienza estetica resta a distanza, coinvolgendo principalmente la vista, nel caso dell’oggetto l’esperienza visiva gioca di sponda con una relazione più articolata, fisica e motoria, che l’utente ha con l’oggetto. Arte e design non sono la stessa cosa, anche se, a volte, si occupano della stessa cosa.