Tra gli immigrati italiani del XXI secolo negli Stati Uniti ci sono molte menti brillanti, con diplomi universitari di secondo livello, spesi nella ricerca oppure nei mestieri creativi. In comune con le precedenti generazioni di connazionali c’è la speranza di un futuro migliore. Dai loro racconti, New York si presenta come un contesto competitivo, ma ricco di opportunità. E per chi opera nel visual o nell’information design risulta un terreno particolarmente fertile in quanto epicentro culturale ed economico mondiale.

L’information designer Giorgia Lupi vi approda grazie al dottorato in design al Politecnico di Milano (2011-2014) che la porta come ‘visiting researcher’ al Parsons Institute for Information Mapping. Tra Milano e New York fonda nel 2011 lo studio Accurat che annovera tra i suoi clienti Fiat Chrysler Automobiles, Fineco- Unicredit Group, Hewlett-Packard Italia, Mondadori, Rai, RCS/Rizzoli Mediagroup, United Nations Development Programme e World Food Programme.

“New York”, racconta Lupi, “è un crocevia unico per le discipline che rendono possibile il mio lavoro: dalla finanza ai media, dal mondo dell’arte e della cultura a quello dell’innovazione e ricerca tecnologica. È una città dove per natura le cose si ibridano e, vivendo di un mestiere che cerca di coniugare arte e scienza, essere qui mi dà quotidianamente la possibilità di arricchirmi sul piano professionale e personale”.

A New York, infatti, incontra l’illustratrice Michela Buttignol che ci vive dal 2011 collaborando con Accurat, il New York Times, The Boston Globe e il Plansponsor Magazine. “Mi sono trasferita qui per motivi personali”, spiega Buttignol, “ma questa scelta ha inevitabilmente influenzato la vita professionale. New York e, più in generale, gli Stati Uniti possono dare opportunità difficilmente riscontrabili altrove per il modo in cui il design, in tutte le sue forme, e la professione vengono riconosciuti e stimati. A differenza dell’Italia, qui ho incontrato persone disposte a darmi una possibilità”.

E un’importante opportunità è stata data ad Andrea Trabucco Campos, nato a Bogotà, ma cresciuto a Lucca, che dallo scorso settembre lavora per il prestigioso studio Pentagram. Il visual designer approda a New York nel 2008 per studiare filosofia alla New York University. Dopo la parentesi del master alla Scuola Politecnica di Design a Milano, torna nella Grande Mela nel 2015 lavorando come freelance per il Sole24Ore e designer capo per Heritage Food USA.

“L’aria a New York è competitiva”, racconta Trabucco. “È un centro culturale ed economico a livello mondiale e ha una forza gravitazionale per i maggiori talenti nei vari settori, incluso il design. Ha certo grandi ostacoli di densità e attrito, ma col tempo ci si abitua”.

Ciascuno ha sviluppato una propria professionalità approfondendo le possibilità della grafica tra vecchi e nuovi media. “Nell’ambito dell’information design”, precisa Lupi, “o meglio della grafica e comunicazione visiva a supporto della rappresentazione di dati e informazioni, le recenti innovazioni tecnologiche hanno determinato un’evoluzione rapidissima dei linguaggi visivi.

Questo perché nuove possibilità di interazione e device di ogni forma rendono possibile un’esplorazione attiva dei contenuti da parte dei destinatari. Infografiche e visualizzazioni di dati, fino a qualche tempo fa statiche e lineari, diventano multidimensionali e interattive per una fruizione personalizzata e sempre diversa dei contenuti. L’information design studia come presentare contenuti complessi, sia qualitativi che quantitativi, in maniera chiara e accessibile.

È una disciplina utilizzata a supporto di attività di decision making o divulgazione in contesti sempre più disparati: dalla medicina all’industria, dal mondo della finanza a quello delle non-profit.

Mentre, la data visualization è un sottoinsieme dell’information design e si focalizza sull’uso creativo di modelli visivi tipici della rappresentazione scientifica o statistica. I dati che registriamo non sono solo quelli online, ma riguardano i comportamenti di tutti i giorni come spostamenti, acquisti e tutto ciò che è rilevabile tramite sensori, chip e smartphones. Questa massa informe di dati necessita di una visualizzazione che ci aiuti a capire, combinare contesti, farci domande o influenzare scelte e decisioni”.

“Nell’ambito delle illustrazioni”, sottolinea Buttignol, “non credo ci siano molte distinzioni tra i vari media, se comunque la matrice del lavoro parte dall’idea e dallo stile personale. La principale difficoltà rimane tradurre un concetto in immagine usando il linguaggio delle forme e dei colori. Ed evocare una storia senza replicare alla lettera quello che il testo già dice, ma creando una doppia narrazione.

Il principale cambiamento legato all’avvento dei nuovi media riguarda le tempistiche. Lo strumento digitale, dai software alle app su device, ti permette di realizzare e talvolta ‘simulare’ lo stile e le tecniche manuali in modo veloce. Il digitale non sradica la matrice stilistica e manuale, ma entra nel processo di esecuzione dell’idea”.

Sul rapporto tra grafica e nuovi media interviene anche Trabucco Campos: “L’avvento del digitale non ha ancora aggiunto niente di fondamentale alle radici della grafica. Ha solo permesso di crescere in direzioni nuove. Il libro continua a essere la forma perfetta per la lettura anche dopo gli smart device, che sono versioni digitali degli stessi layout cartacei. La data visualization o la semplicità di progettare con i nuovi software grafici sono aspetti interessanti.

Tuttavia, la facilità del creare con il digitale ha portato a un paradosso: la mano/mouse è diventata più capace dell’occhio. È l’armonia fra questi due elementi che permette al grafico di eccellere. L’avvento digitale inoltre consente una tale rapidità di produzione che svaluta il prodotto finale. A grandi linee per i contenuti editoriali, la carta permette un’esplorazione espansiva, mentre il web e gli smart device una scoperta in profondità grazie alla loro interattività.

La carta, un quotidiano per esempio, ci permette di scansionare vasti livelli di informazione in maniera veloce, mentre il web e i dispositivi mobili consentono di arrivare subito a un articolo d’interesse. Tuttavia, sono i caratteri tipografici che legano la nostra esperienza rendendola simile. E i caratteri tipografici, che hanno capacità espressiva infinita, sono manifestazione dello spirito del tempo”.

Testo di Valentina Croci

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